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== Quadro Storico ==
== Quadro Storico ==


=== Re ed Imperatori ===
=== Re e Imperatori ===
Federico II di Svevia, alla sua morte, avvenuta il 13 Dicembre 1250, era Re dei Romani<ref><small>Il titolo di Re dei Romani venne portato dagli Imperatori del Sacro Romano Impero dopo essere stati eletti come imperatori, ma prima di essere stati sottoposti alla cerimonia di incoronazione da parte del Papa. Era generalmente utilizzato come sinonimo o in abbinamento al titolo di Re d'Italia ed era connesso all'affermazione del concetto della personalità del diritto. Nell'epoca in cui il titolo venne inizialmente adoperato non esisteva più un concetto statuale di un diritto applicabile a tutti gli abitanti di un territorio, poiché i singoli popoli germanici che avevano invaso l'impero, applicavano ciascuno il proprio diritto, mentre la popolazione di origine latina, i Romani, continuavano ad applicare il diritto romano. Perciò con l'espressione di Re dei Romani (abbinata a volte anche a quella di Rex Germanorum cioè Re dei Germani) l'imperatore germanico confermava la propria sovranità anche sui sudditi della nazione latina.</small></ref>, Re d’Italia<ref><small>Re d'Italia è stato un titolo utilizzato da numerosi sovrani a partire dal Medioevo, in particolare dagli imperatori del Sacro Romano Impero, che fino a Carlo V d'Asburgo (1500-1558) regnavano nominalmente sull'Italia centro-settentrionale. Venne attribuito al primo sovrano germanico dell'Italia, Odoacre, e fu in seguito utilizzato anche da Ruggero II d'Altavilla dal 1130 al 1135, da Napoleone Bonaparte dal 1805 al 1815 e quindi dai sovrani di casa Savoia dal 1861 al 1946. Solo quest'ultimi, a cui solitamente ci si riferisce con tale titolo, regnarono effettivamente sull'intera penisola.</small></ref> ed Imperatore del Sacro Romano Impero, nonché Re di Sicilia. Gli successe, come Re dei Romani e Re di Sicilia, suo figlio, Corrado IV, il quale morì già nel 1254, lasciando un figlio neonato, Corradino, come erede e il fratellastro Manfredi come reggente. Preoccupato dalle mire espansionistiche di Manfredi, il Papa, Urbano IV (il francese Jacques Pantaléon di Troyes) prese accordi con il fratello del Re di Francia (Luigi IX) Carlo d’Angiò per offrirgli la corona di Sicilia. Alla morte di Urbano IV il suo successore, Clemente IV, portò avanti la trattativa che permise all’Angioino di occupare il trono di Sicilia, annientando la dinastia degli Svevi con l’uccisione di Manfredi prima e dell’adolescente Corradino poi. Tra il 1309 ed il 1558 si successero, col titolo di Re dei Romani, Re d’Italia e Imperatore, i discendenti delle dinastie dei Lussemburgo, dei Wittelsbach e degli Asburgo. Mentre al centro-nord si andavano affermando le prime Signorie, alcune di carattere feudale, come quella dei Savoia, altre come evoluzione istituzionale dei Comuni, gli Angiò, a seguito dei Vespri Siciliani<ref><small>I Vespri siciliani sono un evento storico avvenuto a Palermo nel 1282. Questo diede avvio a una serie di guerre, chiamate "guerre del Vespro" per la conquista della Sicilia, conclusesi con il trattato di Avignone del 1372. Dopo la morte di Corrado, la sconfitta di Manfredi a Benevento e la decapitazione a Napoli il 29 ottobre 1268 dell'ultimo e pericoloso pretendente svevo Corradino, il Regno di Sicilia era stato definitivamente assoggettato al sovrano francese Carlo I d'Angiò. In Sicilia la situazione si era fatta particolarmente critica per una generalizzata riduzione delle libertà baronali e, soprattutto, per una opprimente politica fiscale. L'isola, da sempre fedelissima roccaforte sveva, che dopo la morte di Corradino aveva resistito ancora per alcuni anni, era ora il bersaglio della rappresaglia angioina. I nobili siciliani offrirono allora la corona di Sicilia a Pietro III d'Aragona, marito di Costanza, ultima degli Svevi, figlia del defunto re Manfredi. Nel primo scontro tra Angioini ed Aragonesi, Carlo fu sconfitto nel settembre 1282 e fece ritorno a Napoli, lasciando la Sicilia nelle mani di Pietro III. Ebbe inizio così un ventennale periodo di guerre per il possesso dell'isola.</small></ref>, persero il dominio sulla Sicilia e stabilirono la corte a Napoli, mentre gli Aragona regnavano sull’isola. La Chiesa aveva perso il controllo dei suoi territori, il “''Patrimonium Sancti Petri''”<ref><small>A partire dal IV secolo la Diocesi di Roma divenne proprietaria di immobili e terreni, frutto delle donazioni dei fedeli. Il patrimonio terriero del Vescovo di Roma era denominato Patrimonium Sancti Petri perché le donazioni erano indirizzate ai santi Pietro e Paolo.</small></ref>, a seguito della “''Cattività Avignonese dei Papi''”<ref><small>Dopo Benedetto XI (morto nel 1304) la Santa Sede iniziò a subire l'influenza politica della componente francese. I transalpini fecero trasferire la sede pontificia ad Avignone e monopolizzarono per lungo tempo i conclavi, facendo eleggere solo pontefici francesi. Fu il periodo detto della Cattività Avignonese.</small></ref>; lo Stato Pontificio, a causa della lontananza della sede papale, cadde in preda all'anarchia e fu dilaniato dalle lotte interne delle principali famiglie nobiliari romane (come quelle tra i Colonna e gli Orsini) e nel 1353, Innocenzo III, in previsione di un ritorno del papato nella sede di Roma, incaricò il Cardinale Egidio Albornoz di restaurare l’autorità papale nei territori della Chiesa in Italia, conferendogli poteri straordinari. L’Albornoz riuscì nell’impresa, parte con la diplomazia e parte con le armi. Ricostituita l’unità dello Stato della Chiesa, l’Albornoz creò un’amministrazione basata sul decentramento provinciale, codificata nel 1357 nelle cosiddette “Costituzioni Egidiane”. Il Ducato di Spoleto, creato durante l’occupazione longobarda, pur ridimensionato, tornò fra i possedimenti della Chiesa, e con esso la città di Foligno. Nel 1378 l’elezione al soglio pontificio di Papa Urbano VI, un italiano che, a differenza dei suoi predecessori, restò a Roma, diede il via al “Grande Scisma d’Occidente”, durante il quale, fino al 1418, i francesi non vollero riconoscere il Papa di Roma ed elessero una serie di “antipapi”. Il Concilio di Costanza pose fine allo scisma e il Papa assunse il ruolo di Capo della Chiesa Universale e Monarca Assoluto dello Stato della Chiesa.
Federico II di Svevia, alla sua morte, avvenuta il 13 Dicembre 1250, era Re dei Romani<ref><small>Il titolo di Re dei Romani venne portato dagli Imperatori del Sacro Romano Impero dopo essere stati eletti come imperatori, ma prima di essere stati sottoposti alla cerimonia di incoronazione da parte del Papa. Era generalmente utilizzato come sinonimo o in abbinamento al titolo di Re d'Italia ed era connesso all'affermazione del concetto della personalità del diritto. Nell'epoca in cui il titolo venne inizialmente adoperato non esisteva più un concetto statuale di un diritto applicabile a tutti gli abitanti di un territorio, poiché i singoli popoli germanici che avevano invaso l'impero, applicavano ciascuno il proprio diritto, mentre la popolazione di origine latina, i Romani, continuavano ad applicare il diritto romano. Perciò con l'espressione di Re dei Romani (abbinata a volte anche a quella di Rex Germanorum cioè Re dei Germani) l'imperatore germanico confermava la propria sovranità anche sui sudditi della nazione latina.</small></ref>, Re d’Italia<ref><small>Re d'Italia è stato un titolo utilizzato da numerosi sovrani a partire dal Medioevo, in particolare dagli imperatori del Sacro Romano Impero, che fino a Carlo V d'Asburgo (1500-1558) regnavano nominalmente sull'Italia centro-settentrionale. Venne attribuito al primo sovrano germanico dell'Italia, Odoacre, e fu in seguito utilizzato anche da Ruggero II d'Altavilla dal 1130 al 1135, da Napoleone Bonaparte dal 1805 al 1815 e quindi dai sovrani di casa Savoia dal 1861 al 1946. Solo quest'ultimi, a cui solitamente ci si riferisce con tale titolo, regnarono effettivamente sull'intera penisola.</small></ref> ed Imperatore del Sacro Romano Impero, nonché Re di Sicilia. Gli successe, come Re dei Romani e Re di Sicilia, suo figlio, Corrado IV, il quale morì già nel 1254, lasciando un figlio neonato, Corradino, come erede e il fratellastro Manfredi come reggente. Preoccupato dalle mire espansionistiche di Manfredi, il Papa, Urbano IV (il francese Jacques Pantaléon di Troyes) prese accordi con il fratello del Re di Francia (Luigi IX) Carlo d’Angiò per offrirgli la corona di Sicilia. Alla morte di Urbano IV il suo successore, Clemente IV, portò avanti la trattativa che permise all’Angioino di occupare il trono di Sicilia, annientando la dinastia degli Svevi con l’uccisione di Manfredi prima e dell’adolescente Corradino poi. Tra il 1309 ed il 1558 si successero, col titolo di Re dei Romani, Re d’Italia e Imperatore, i discendenti delle dinastie dei Lussemburgo, dei Wittelsbach e degli Asburgo. Mentre al centro-nord si andavano affermando le prime Signorie, alcune di carattere feudale, come quella dei Savoia, altre come evoluzione istituzionale dei Comuni, gli Angiò, a seguito dei Vespri Siciliani<ref><small>I Vespri siciliani sono un evento storico avvenuto a Palermo nel 1282. Questo diede avvio a una serie di guerre, chiamate "guerre del Vespro" per la conquista della Sicilia, conclusesi con il trattato di Avignone del 1372. Dopo la morte di Corrado, la sconfitta di Manfredi a Benevento e la decapitazione a Napoli il 29 ottobre 1268 dell'ultimo e pericoloso pretendente svevo Corradino, il Regno di Sicilia era stato definitivamente assoggettato al sovrano francese Carlo I d'Angiò. In Sicilia la situazione si era fatta particolarmente critica per una generalizzata riduzione delle libertà baronali e, soprattutto, per una opprimente politica fiscale. L'isola, da sempre fedelissima roccaforte sveva, che dopo la morte di Corradino aveva resistito ancora per alcuni anni, era ora il bersaglio della rappresaglia angioina. I nobili siciliani offrirono allora la corona di Sicilia a Pietro III d'Aragona, marito di Costanza, ultima degli Svevi, figlia del defunto re Manfredi. Nel primo scontro tra Angioini ed Aragonesi, Carlo fu sconfitto nel settembre 1282 e fece ritorno a Napoli, lasciando la Sicilia nelle mani di Pietro III. Ebbe inizio così un ventennale periodo di guerre per il possesso dell'isola.</small></ref>, persero il dominio sulla Sicilia e stabilirono la corte a Napoli, mentre gli Aragona regnavano sull’isola. La Chiesa aveva perso il controllo dei suoi territori, il “''Patrimonium Sancti Petri''”<ref><small>A partire dal IV secolo la Diocesi di Roma divenne proprietaria di immobili e terreni, frutto delle donazioni dei fedeli. Il patrimonio terriero del Vescovo di Roma era denominato Patrimonium Sancti Petri perché le donazioni erano indirizzate ai santi Pietro e Paolo.</small></ref>, a seguito della “''Cattività Avignonese dei Papi''”<ref><small>Dopo Benedetto XI (morto nel 1304) la Santa Sede iniziò a subire l'influenza politica della componente francese. I transalpini fecero trasferire la sede pontificia ad Avignone e monopolizzarono per lungo tempo i conclavi, facendo eleggere solo pontefici francesi. Fu il periodo detto della Cattività Avignonese.</small></ref>; lo Stato Pontificio, a causa della lontananza della sede papale, cadde in preda all'anarchia e fu dilaniato dalle lotte interne delle principali famiglie nobiliari romane (come quelle tra i Colonna e gli Orsini) e nel 1353, Innocenzo III, in previsione di un ritorno del papato nella sede di Roma, incaricò il Cardinale Egidio Albornoz di restaurare l’autorità papale nei territori della Chiesa in Italia, conferendogli poteri straordinari. L’Albornoz riuscì nell’impresa, parte con la diplomazia e parte con le armi. Ricostituita l’unità dello Stato della Chiesa, l’Albornoz creò un’amministrazione basata sul decentramento provinciale, codificata nel 1357 nelle cosiddette “Costituzioni Egidiane”. Il Ducato di Spoleto, creato durante l’occupazione longobarda, pur ridimensionato, tornò fra i possedimenti della Chiesa, e con esso la città di Foligno. Nel 1378 l’elezione al soglio pontificio di Papa Urbano VI, un italiano che, a differenza dei suoi predecessori, restò a Roma, diede il via al “Grande Scisma d’Occidente”, durante il quale, fino al 1418, i francesi non vollero riconoscere il Papa di Roma ed elessero una serie di “antipapi”. Il Concilio di Costanza pose fine allo scisma e il Papa assunse il ruolo di Capo della Chiesa Universale e Monarca Assoluto dello Stato della Chiesa.
[[Categoria:I Trinci]]


=== I Papi e la Chiesa ===
=== I Papi e la Chiesa ===

Versione delle 21:02, 16 set 2021

La casata dei Trinci è stata una nobile famiglia, di stirpe longobarda, che ha amministrato Foligno dal 1305 al 1439. Sotto la loro Signoria, la città espanse notevolmente i propri domini ed aree d'influenza e si arricchì di opere architettoniche di grande pregio. Sebbene sudditi del Papa e Vicari Pontifici, i Trinci non persero mai l’occasione per rendersi autonomi e di fatto sovrani dei territori a loro assoggettati. Nonostante fossero Guelfi, ed alleati dei Guelfi dell’Umbria, si contrapposero spesso ai loro alleati ed al Papa, venendo scomunicati e ribenedetti più volte. Il territorio su cui esercitavano il proprio dominio mutò più volte, crescendo o diminuendo a seconda della loro abilità politica, dell’umore dei popoli e della benevolenza del Pontefice: in un certo periodo comprendeva anche la città di Assisi, in un altro periodo si estendeva fino a Leonessa, negli Abruzzi. Disseminarono i loro possedimenti di fortezze, edificando anche numerose Chiese, Monasteri e Cappelle. Prima di cadere nella completa rovina, essi condussero una vita sempre agiata, considerati i tempi in cui vivevano in cui le guerre e le lotte non mancavano mai.


Arme Motto
D'argento alle due teste di cavalli neri

unite dal petto in su con redini vermiglie.

"Fides Adiuvat"

Titoli

Signore di Foligno
Gonfaloniere di Giustizia

Capitano del Popolo
Vicario Apostolico

Quadro Storico

Re e Imperatori

Federico II di Svevia, alla sua morte, avvenuta il 13 Dicembre 1250, era Re dei Romani[1], Re d’Italia[2] ed Imperatore del Sacro Romano Impero, nonché Re di Sicilia. Gli successe, come Re dei Romani e Re di Sicilia, suo figlio, Corrado IV, il quale morì già nel 1254, lasciando un figlio neonato, Corradino, come erede e il fratellastro Manfredi come reggente. Preoccupato dalle mire espansionistiche di Manfredi, il Papa, Urbano IV (il francese Jacques Pantaléon di Troyes) prese accordi con il fratello del Re di Francia (Luigi IX) Carlo d’Angiò per offrirgli la corona di Sicilia. Alla morte di Urbano IV il suo successore, Clemente IV, portò avanti la trattativa che permise all’Angioino di occupare il trono di Sicilia, annientando la dinastia degli Svevi con l’uccisione di Manfredi prima e dell’adolescente Corradino poi. Tra il 1309 ed il 1558 si successero, col titolo di Re dei Romani, Re d’Italia e Imperatore, i discendenti delle dinastie dei Lussemburgo, dei Wittelsbach e degli Asburgo. Mentre al centro-nord si andavano affermando le prime Signorie, alcune di carattere feudale, come quella dei Savoia, altre come evoluzione istituzionale dei Comuni, gli Angiò, a seguito dei Vespri Siciliani[3], persero il dominio sulla Sicilia e stabilirono la corte a Napoli, mentre gli Aragona regnavano sull’isola. La Chiesa aveva perso il controllo dei suoi territori, il “Patrimonium Sancti Petri[4], a seguito della “Cattività Avignonese dei Papi[5]; lo Stato Pontificio, a causa della lontananza della sede papale, cadde in preda all'anarchia e fu dilaniato dalle lotte interne delle principali famiglie nobiliari romane (come quelle tra i Colonna e gli Orsini) e nel 1353, Innocenzo III, in previsione di un ritorno del papato nella sede di Roma, incaricò il Cardinale Egidio Albornoz di restaurare l’autorità papale nei territori della Chiesa in Italia, conferendogli poteri straordinari. L’Albornoz riuscì nell’impresa, parte con la diplomazia e parte con le armi. Ricostituita l’unità dello Stato della Chiesa, l’Albornoz creò un’amministrazione basata sul decentramento provinciale, codificata nel 1357 nelle cosiddette “Costituzioni Egidiane”. Il Ducato di Spoleto, creato durante l’occupazione longobarda, pur ridimensionato, tornò fra i possedimenti della Chiesa, e con esso la città di Foligno. Nel 1378 l’elezione al soglio pontificio di Papa Urbano VI, un italiano che, a differenza dei suoi predecessori, restò a Roma, diede il via al “Grande Scisma d’Occidente”, durante il quale, fino al 1418, i francesi non vollero riconoscere il Papa di Roma ed elessero una serie di “antipapi”. Il Concilio di Costanza pose fine allo scisma e il Papa assunse il ruolo di Capo della Chiesa Universale e Monarca Assoluto dello Stato della Chiesa.

I Papi e la Chiesa

Per quanto riguarda la Chiesa, la situazione fu, se possibile, ancora più complessa. Papa Clemente IV spostò la sede papale a Viterbo, non gradendo gli ambienti romani, a suo giudizio troppo ghibellini. Alla sua morte, nel 1268, si aprì un lunghissimo periodo di sede vacante, che durò ben mille e sei giorni, durante i quali i Viterbesi segregarono a forza i Cardinali nella grande sala del Palazzo Papale (clausi cum clave) per costringerli ad arrivare a un accordo. Sostanzialmente fu il primo Conclave, anche se formalmente l’istituzione del Conclave è del 1298, quando papa Bonifacio VIII la inserì nel Codice di Diritto Canonico. Nel 1281, a seguito di pesanti intromissioni di Carlo d’Angiò nell’elezione del nuovo Pontefice, il Papa appena eletto, Martino IV (il francese Simon de Brion), scagliò l’interdetto sulla città di Viterbo e, non essendo propensi i romani ad accettare un Papa francese, stabilì la sede papale a Perugia, dove morì nel 1285. Nel 1304 papa Benedetto XI si trasferì a Perugia a causa dei tumulti causati a Roma dalla famiglia Colonna che gli si era rivoltata contro. Proprio a Perugia trovò la morte, secondo le cronache per una banale indigestione di fichi, ma si sospettò dei Colonna e di un veleno noto come Acqua Tofana o Acquetta di Perugia. Il suo successore, eletto a Perugia dopo undici mesi di sede vacante, Clemente V, sottomesso all’autorità del re di Francia, Filippo il Bello, spostò la sede papale a Carpentras, in Francia. E’ passato alla storia per aver sospeso, nel 1307, l’Ordine dei Templari. Il suo successore, Giovanni XXII spostò la sede papale ad Avignone, dove rimase, sotto l’influenza e il diretto controllo del Re di Francia, sino al 1377. Il 27 gennaio di quell’anno, infatti, Papa Gregorio XI, fortemente sollecitato anche da Caterina da Siena, fece il suo ritorno trionfale in Roma. Ad Avignone continuarono tuttavia a eleggere Papi (passati poi alla storia come antipapi) in contrapposizione a quelli che venivano eletti a Roma. Nel tentativo di riconciliare le parti, durante il Concilio di Pisa del 1409, si stabilì che entrambi i Papi in carica erano eretici e scismatici, e si procedette all’elezione di un nuovo Papa, e poi anche del suo successore, prima di riportare la completa autorità a Roma col Concilio di Costanza (1414-1417). In un certo periodo quindi, dal 1409 al 1414 vi furono contemporaneamente tre Papi. L’elezione di Martino V (Oddone Colonna) alla fine del 1417, ricompose lo scisma. La Chiesa seguì la cronologia dei papi secondo la linea “romana” indicando come antipapi gli avignonesi e i pisani. L’ultimo Papa ad interessare il periodo storico dominato dai Trinci a Foligno, fu Eugenio IV, il cui pontificato iniziò nel 1431 e terminò, con la sua morte, nel 1447.

Guelfi e Ghibellini

I termini Guelfi e Ghibellini, derivati dalle due famiglie rivali dei Welfen e degli Staufer in lotta per la successione imperiale nella prima metà del XII secolo, denominarono nella penisola italiana della seconda metà del medesimo secolo due fazioni politiche che sostenevano rispettivamente Papato e Impero. In un primo momento i due partiti non ebbero il significato che poi acquistarono successivamente. Furono ambedue partiti imperiali: uno, quello che poi prese il nome di Guelfo, sostenne vari pretendenti della casa di Baviera, tra cui, alla morte di Enrico VI, Ottone IV di Brunswick; l'altro, che poi prese il nome di Ghibellino, portava sugli scudi Federico II. Soltanto più tardi, i Guelfi si sarebbero schierati, non più dalla parte di un Imperatore, ma da quella del Papa. La stessa denominazione di Guelfi e Ghibellini fu un'invenzione linguistica di Firenze, che ebbe straordinaria diffusione in Italia prima e in tutta l'Europa poi.

  1. Il titolo di Re dei Romani venne portato dagli Imperatori del Sacro Romano Impero dopo essere stati eletti come imperatori, ma prima di essere stati sottoposti alla cerimonia di incoronazione da parte del Papa. Era generalmente utilizzato come sinonimo o in abbinamento al titolo di Re d'Italia ed era connesso all'affermazione del concetto della personalità del diritto. Nell'epoca in cui il titolo venne inizialmente adoperato non esisteva più un concetto statuale di un diritto applicabile a tutti gli abitanti di un territorio, poiché i singoli popoli germanici che avevano invaso l'impero, applicavano ciascuno il proprio diritto, mentre la popolazione di origine latina, i Romani, continuavano ad applicare il diritto romano. Perciò con l'espressione di Re dei Romani (abbinata a volte anche a quella di Rex Germanorum cioè Re dei Germani) l'imperatore germanico confermava la propria sovranità anche sui sudditi della nazione latina.
  2. Re d'Italia è stato un titolo utilizzato da numerosi sovrani a partire dal Medioevo, in particolare dagli imperatori del Sacro Romano Impero, che fino a Carlo V d'Asburgo (1500-1558) regnavano nominalmente sull'Italia centro-settentrionale. Venne attribuito al primo sovrano germanico dell'Italia, Odoacre, e fu in seguito utilizzato anche da Ruggero II d'Altavilla dal 1130 al 1135, da Napoleone Bonaparte dal 1805 al 1815 e quindi dai sovrani di casa Savoia dal 1861 al 1946. Solo quest'ultimi, a cui solitamente ci si riferisce con tale titolo, regnarono effettivamente sull'intera penisola.
  3. I Vespri siciliani sono un evento storico avvenuto a Palermo nel 1282. Questo diede avvio a una serie di guerre, chiamate "guerre del Vespro" per la conquista della Sicilia, conclusesi con il trattato di Avignone del 1372. Dopo la morte di Corrado, la sconfitta di Manfredi a Benevento e la decapitazione a Napoli il 29 ottobre 1268 dell'ultimo e pericoloso pretendente svevo Corradino, il Regno di Sicilia era stato definitivamente assoggettato al sovrano francese Carlo I d'Angiò. In Sicilia la situazione si era fatta particolarmente critica per una generalizzata riduzione delle libertà baronali e, soprattutto, per una opprimente politica fiscale. L'isola, da sempre fedelissima roccaforte sveva, che dopo la morte di Corradino aveva resistito ancora per alcuni anni, era ora il bersaglio della rappresaglia angioina. I nobili siciliani offrirono allora la corona di Sicilia a Pietro III d'Aragona, marito di Costanza, ultima degli Svevi, figlia del defunto re Manfredi. Nel primo scontro tra Angioini ed Aragonesi, Carlo fu sconfitto nel settembre 1282 e fece ritorno a Napoli, lasciando la Sicilia nelle mani di Pietro III. Ebbe inizio così un ventennale periodo di guerre per il possesso dell'isola.
  4. A partire dal IV secolo la Diocesi di Roma divenne proprietaria di immobili e terreni, frutto delle donazioni dei fedeli. Il patrimonio terriero del Vescovo di Roma era denominato Patrimonium Sancti Petri perché le donazioni erano indirizzate ai santi Pietro e Paolo.
  5. Dopo Benedetto XI (morto nel 1304) la Santa Sede iniziò a subire l'influenza politica della componente francese. I transalpini fecero trasferire la sede pontificia ad Avignone e monopolizzarono per lungo tempo i conclavi, facendo eleggere solo pontefici francesi. Fu il periodo detto della Cattività Avignonese.