La riesumazione della Giostra della Quintana: differenze tra le versioni

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Nonostante il diretto richiamo all’illustre antenata, la Giostra era profondamente differente: non si doveva più colpire il ''Belli Simulacrum'' ma infilare gli anelli che la Statua teneva sotto al pugno serrato. Quella Giostra non avrebbe dovuto essere replicata, ma il successo di quella prima edizione ce l’ha consegnata in tutta la sua bellezza. Oltre quattrocento anni fa la Giostra si disputò per dirimere “''uno strano et hostinato litigio''” cioè l’eterna lotta tra l’Amore e il Potere, attualissima anche ai giorni nostri. E proprio l’Amore e il Potere ricorrono, senza però confrontarsi, anche nella rievocazione riproposta da oltre settant’anni. Amore e Potere della Giostra che si realizzano, come si legge nel Bando dell’avvocato Giuseppe Mancini, nella “''Concordia e l’amore della cittade tutta.''”
Nonostante il diretto richiamo all’illustre antenata, la Giostra era profondamente differente: non si doveva più colpire il ''Belli Simulacrum'' ma infilare gli anelli che la Statua teneva sotto al pugno serrato. Quella Giostra non avrebbe dovuto essere replicata, ma il successo di quella prima edizione ce l’ha consegnata in tutta la sua bellezza. Oltre quattrocento anni fa la Giostra si disputò per dirimere “''uno strano et hostinato litigio''” cioè l’eterna lotta tra l’Amore e il Potere, attualissima anche ai giorni nostri. E proprio l’Amore e il Potere ricorrono, senza però confrontarsi, anche nella rievocazione riproposta da oltre settant’anni. Amore e Potere della Giostra che si realizzano, come si legge nel Bando dell’avvocato Giuseppe Mancini, nella “''Concordia e l’amore della cittade tutta.''”


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Versione delle 20:02, 28 ago 2021

Messer Emilio De Pasquale

Emilio De Pasquale[1] è unanimemente riconosciuto come il riesumatore della moderna Giostra della Quintana, colui cioè che, nel 1946, in occasione degli 80[2] anni di vita della “Società di Mutuo Soccorso fra gli operai, agricoltori ed altri cittadini di Foligno”, propose di inserire, tra le manifestazioni celebrative dell’anniversario della Società, la riedizione di un antico torneo cavalleresco di cui egli presentò gli atti storici: "la corsa alla Quintana", effettuata in Foligno il 10 Febbraio del 1613, in occasione del martedì grasso di Carnevale, descritta in ogni particolare dal cancelliere di quel tempo, Ettore Tesorieri[3]. Il De Pasquale proveniva dalla città pugliese di Andria (come il Tesorieri), veniva descritto come un "assiduo frequentatore della documentazione storica cittadina", ed era stato segretario di Monsignor Michele Faloci Pulignani (scomparso nel 1940). Difficile pensare a qualcuno con competenze msuperiori alle sue nel campo specifico.

Precedenti

Ad essere del tutto onesti, in particolare con la memoria di Monsignor Faloci Pulignani, dobbiamo precisare che non fu tutta farina del sacco di De Pasquale; la Giostra della Quintana era già stata "rispolverata", quarant'anni prima, proprio dall'erudito Monsignore, profondo conoscitore della storia cittadina.
Nel 1906 Monsignor Faloci Pulignani trascrisse e stampò proprio lo "Stimolo Generoso di Virtute", come nuptialia[4] in occasione del matrimonio Ubaldi-Amori. Il testo "Stimolo generoso di virtute" venne elaborato nel 1613 da Ettore Tesorieri che, invitato dalle Autorità cittadine a proporre una manifestazione in grado di festeggiare degnamente il Carnevale, decise di mettere a frutto alcune ricerche effettuate negli anni precedenti presso gli archivi comunali, e di rispolverare un torneo cavalleresco di cui parlavano alcuni documenti risalenti al 1200 ed al 1400. In pratica, anche la Giostra del 1613, quella presa a modello nel 1946, fu in qualche modo una riesumazione. Il Tesorieri stilò una cronaca dettagliata di quella Giostra, che è giunta intatta fino a noi; si sa di altre Giostre tenutesi successivamente, ma delle quali ci sono giunti solo racconti frammentari.
Nel 1935, in un articolo di cronaca locale del giornale La Fiamma, con il titolo "Ripristiniamo la Giostra dell’Inquintana", venne proposta la ripresa della competizione equestre, come mezzo per richiamare forestieri e rendere più caratteristico il "Settembre Folignate": dell’antico gioco vennero descritte le caratteristiche e l’articolo si concluse con un invito alla Brigata del Turismo di ripristinare la Giostra dell’Inquintana.
A quel tempo, De Pasquale era già segretario di Monsignor Faloci (era infatti giunto a Foligno nel 1930), e fu proprio il prelato a parlargli del suo illustre concittadino, Ettore Tesorieri, e della Giostra del 1613. De Pasquale si mise alla ricerca del documento, lo scovò, e lo lesse con grande attenzione.
Non fu però il solo ad interessarsi alla Giostra della Quintana. Nel 1934, sulla Gazzetta di Foligno, don Ferdinando Merli pubblicò un articolo dal titolo:

L'Inquintana: Giostra carnevalesca di Cavalieri Folignati

Se in Italia, com’ebbe a dire giustamente il Carducci, la cavalleria non attecchì, pur tuttavia si ebbero un pò dapertutto e in tutti i tempi, delle manifestazioni che ci ricordano, in qualche modo, la grande cavalleria di Francia. A che tante giostre e tanti tornei, se non per divertire il pubblico che accorreva sempre numeroso, e per risolvere questioni diverse d'onore e d'amore, sorte tra nobili e nobili, tra cavalieri e cavalieri? L’origine dell’Inquintana si perde, secondo alcuni, nelle tenebre del medio evo; ma di essa invero, non si ha notizia che dal 1461. Scopo precipuo della giostra, per esser questa ripresa ogni anno il 17 Gennaio, primo giorno di carnevale, dovette esser il semplice spasso popolare che si protraeva fino al giorno delle Ceneri. Ma da una memoria del 1613, in cui si parla di una contesa sorta tra i Priori della città, se il cavaliere d’onore debba tener più alla grazia del principe o al favore di una gentilissima dama, possiamo sospettare che altre gare sian sorte, per risolvere altre questioni d’amore e di gentilezza, come era costume in quei paesi, dove la cavalleria ebbe il suo naturale sviluppo.
[...]
C’è dunque da sospettare che, con la giostra dell’Inquintana, i nostri nobili folignati, dovettero risolvere chi sa quante e quali questioni. Ed anche le donne, da parte loro, avranno stimato degni del loro amore, quelli che avessero dato prova del loro valore nella giostra famosa. Proprio come accadeva ai tempi della grande cavalleria, di cui scrisse così argutamente Goffredo di Monmouth, nell'Historia regum Britanniae. Il 17 Gennaio di ogni anno, sulla piazza maggiore della città, veniva esposto il famoso fantoccio chiamato Inquintana o Saraceno, e che rimaneva lì per tutto il tempo di carnevale. La famiglia dei Baroni Gregori, che fin dal 1570, come leggiamo in un manoscritto favoritoci gentilmente dall'ultima erede, aveva acquistato a titolo oneroso, l’ufficio della custodia della Città con molti privilegi ad essa inerenti, ne era la gelosa custode e conservatrice. "Per tale oggetto", dice il manoscritto, "e per varie somme sborsate dalla suddetta famiglia Gregori alla Comune, viene da questa pagata annualmente la somma di scudi 54", come rilevasi dalla tabella sanzionata dalla Sacra Congregazione del buon governo.
Il fantoccio, che vien conservato ancora nel palazzo Gregori, rappresenta un guerriero più grande del naturale, finemente lavorato in un grosso tronco massiccio. Reca in testa il cimiero ed è armato di corazza. Nella mano destra stringe un breve tronco di legno; col braccio sinistro, regge lo scudo, su cui è intagliato lo stemma del Comune. Il fantoccio veniva posto su di un pernio girevole. "Al suono della campana del palazzo priorale", così leggiamo nel suindicato manoscritto, "li trombetti e i tamburini vanno in casa delli detti Gregori come in atto di ossequio". Sono le otto di sera; i nobili cavalieri entrano in campo. Oltre la magistratura, assiste un pubblico numerosissimo. Ciascun cavaliere, col suo bravo cappello piumato e col suo variopinto mantello, armato di tre lance giunge accompagnato da un padrino e da un trombetta. La giostra incomincia. I due cavalieri che avranno la fortuna di colpire più volte il viso del fantoccio, senza essere colpiti dal suo pugno armato, saranno premiati. Il 26 febbraio 1713, abbiamo i gareggianti divisi in due squadre, in quella dei Cavalieri del Sole e dei Cavalieri dell’Aurora. I cavalieri si chiamano Armidoro il vivace, Leonildo l'animoso, O*mondo[5] l’indefesso, Floridauro l’intrepido, Osman il sollecito, Areonte il forte. I premi fissati sono una collana ed una lancia spezzata[6].
Da un documento, pubblicato nel 1906, apprendiamo notizia di una singolarissima giostra che si svolse l'11 febbraio 1613. Scopo della giostra era di stabilire chi dei signori Priori avesse ragione, circa una questione sorta tra loro. Leggiamo: "Fra varie piacevoli questioni proposteci l’altrohieri in uno accorto non men, gradito ragionamento havuto con i molto illustri signori Priori di questa bella et nobilissima Città di Fuligno, fu a noi dalle Signorie loro domandato: Qual cosa in questo mondo sia di maggior contento a Cavalier d’onore. Al che rispondendosi diversamente, altri dicendo essere la conservazione della Grazia del suo Principe et altri il continuato favore di bellissima e gentilissima Dama, fu cagione, che fra noi nacque un ostinato, et strano litigio. Onde mossi i suddetti Signori, con raro accorgimento commandarono, che per via delle arme si terminasse; et con la vittoria non solo si dovesse 1’oscuro dubbio chiarire, nel riuniti gli animi in un voler concorde, accrescere le communi allegrezze del Carnevale. Però, se alcun valoroso cavaliere per qualunque de' due sopradetti poveri desii di combattere, non isdegna unir le sue con le nostre guerreggianti forze, perchè, oltre l’honore della Vittoria, conseguirà anche il segno del meritato premio. I1 campo et la giornata sono stati già pubblicati ne' bandi di commissione delli medesimi molto Ill.mi Signori." Venti erano i Capitoli che regolavano la giostra. Nel tredicesimo e nel quattordicesimo, erano stabiliti i punti che ogni cavaliere poteva riportare. Il 13°: "Chi ferirà in ciascuno degli occhi della Quintana guadagni quattro botte". Il 14°: "Chi ferirà alto nella testa, cioè dai cigli in su, tre botte; dai cigli in giù, sino alla bocca, due botte; et dalla bocca in giù una botta; e chi ferirà della testa fuori non sia botta". Cinque furono i cavalieri gareggianti, denominati il Turco, il Moro, il Confidente, il Saggio, il Fedele.
Primo vincitore fu il Cavalier Fedele, ossia Sig. Bartolomeo Gregori. Secondo fu il Cavalier Confidente, cioè il Sig. Cesare Bernabò. Al primo toccò, in premio, una Collana d'oro di scudi 6.50, ed al secondo un gioiello di scudi 1.50. Mastro di Campo era il Capitano Aurelio Consoli. Non sappiamo se i Magistrati, i giudici deputati e il cancelliere della comunità, furono sì o no soddisfatti della vittoria dei due Cavalieri. E' certo però che questa non dovette affatto chiarire l’oscuro dubbio dei contendenti, come si auguravano i Magistrati firmatari. Ognuno sarà rimasito con la propria opinione. Ma anche la giostra dell’Inquintana, come del resto tutte le cose di questo mondo, finì. L’1 gennaio del 1834, così il Mancinelli, l’Avv. Meschini, governatore distrettuale, notificando una lettera del Segretario di Stato in data 31 Gennaio dell'anno antecedente, ordinò di "togliersi l’uso di tenere appeso nella piazza pubblica un fantoccio durante il Carnevale, che non poche volte aveva dato causa a sconcerti, e massime perchè la sospensione del medesimo si faceva in un punto centrale della città e in luogo prossimo al Corpo di guardia". La famiglia dei Gregori protestò. Ecco 1’ultima parte della lettera che fu inviata al Vescovo della città. "Malgrado però quest'uso inveterato, questa consuetudine non mai interrotta, si pretende in quest’anno dalla Magistratura di impedire una tale esposizione all’odierno barone Brandolice Gregori, e quasi per via di fatto spogliarlo da tal privilegio. Bramando egli che sia mantenuto questo antico privilegio, si rivolge all’autorità di V.E.R. acciò si degni di ordinare, che venga osservato il solito, e siccome è imminente il detto giorno 17 Gennaro, però supplica degnarsi l’E.V.R. di abbassare prontamente gli ordini opportuni alla Magistratura di Fuligno, e ciò per evitare qualunque inconveniente potesse succedere sul volersi introdurre una novità in pregiudizio della famiglia Gregori, che è in possesso di tal prerogativa. Vari anni sono, il ricorrente sulle jattanze di questa comunità, si rivolse a Monsignor Spinola in allora Delegato di Perugia, e fu onorato del rescritto — che si osservi il solito — del quale ora si fa instanza all’ E.V.R.". Con i consueti ossequi, la famiglia Gregori chiudeva il suo bravo ricorso, che in realtà, approdò a nulla. Così dal 1834, il carnevale folignate perdé la sua vivace e caratteristica fisonomia. Ora il fantoccio è là, in casa Gregori, da tutti dimenticato; e non c'è chi pensi a riportarlo in piazza per altre giostre, com’hanno fatto, or non è molto, gli aretini, per il loro Saraceno.
[...]
Foligno, 4 agosto 1934 - XII
Don Ferdinando Merli[7]

I Rioni di Foligno

[...]
I ricordi di archivi e di biblioteche, ci dicono che i Rioni, nei quali era divisa la città, erano venti: ciascuno aveva un nome; ciascuno aveva uno stemma, ciascuno un territorio con un nome, che oggi è quasi indecifrabile, e che era custodito da qualche abitante dei Rioni stessi, e che veniva portato in processione in occasione di qualche festa politica, popolare e religiosa.
Oggi il lodevole desiderio di riesumare i gloriosi ricordi sacri e civili del passato ha indotto alcuni nostri amici a fare delle indagini sul passato di queste nostre tradizioni.
Si è veduto che probabilmente la divisione rimonta al secolo XIII, cioè verso l'anno 1291; che il Municipio era il custode di queste 20 Compagnie; che il disegno delle 20 bandiere e di questi 20 stemmi era affidato al Municipio che li aveva fatti dipingere nelle Sale Comunali; che nel 1748 Francesco Antonio Morichini aveva in certo qual modo legalizzato il numero, gli stemmi, e i colori delle bandiere.
[...]
In occasione della prossima festa di San Feliciano si è deciso di rinnovare le bandiere, secondo gli antichi ricordi diligentemente ricavati dall'antico, e di portarle in processione per la solennità del 24 Gennaio, lasciandoli esposti per alcuni giorni nell'interno della Cattedrale, come ricordi di un glorioso passato.
Ecco pertanto i nomi di queste 20 bandiere che nel centro hanno lo stemma del rispettivo Rione:
1° Via Pugilli o Poelle; 2° Ponte di Cesare; 3° Gli Spavagli; 4° Il Cassero; 5° Via Franceschi; 6° Via della Mora; 7° Via della Fonte del Campo; 8° Gli Spadagli; 9° Via Falconi; 10° I Giotti; 11° Via Spada; 12° Gli Ammanniti; 13° L'Isola Bella; 14° I Cipischi; 15° La Controstanga; 16° Il Borgo; 17° Via Morlupo; 18° La Piazza Vecchia; 19° Via della Croce Bianca; 20° Via Badia.
Foligno, 14 gennaio 1939 - XVII
Mons. Michele Faloci Pulignani


Gli 80 anni della Società di Mutuo Soccorso fra gli operai, agricoltori ed altri cittadini di Foligno

Nel 1946, il giovane Emilio De Pasquale (era nato nel 1918) faceva parte del Comitato che si costituì per festeggiare l’ottantesimo anno di vita della Società Operaia di Mutuo Soccorso: si voleva realizzare un evento eccezionale ed indimenticabile. La città cercava di lenire le ferite lasciate dalla guerra, ed era necessario ritrovare la concordia tra i cittadini. De Pasquale propose di replicare, per l’occasione, proprio quella Giostra del 1613 che ormai conosceva benissimo. La proposta fu accolta e, partendo da quel documento redatto con dovizia di particolari dal Tesorieri, e prendendo spunto dalle strutture organizzative del Palio di Siena, il Comitato organizzò la prima edizione della Giostra della Quintana. Le motivazioni che indussero le persone facenti parte del sodalizio, tra le quali anche cultori della storia della città, ad aderire con slancio alla proposta, non furono dettate solo dal proposito iniziale, né da una chiara coscienza storico-rievocativa, che tuttavia venne sempre meglio delineandosi nel corso del tempo; tutti ne intuirono la dimensione, ma videro soprattutto la possibilità di ritrovare, in quell’evento festivo, un’occasione di raccordo e di armonia tra tutta la popolazione, nelle mura di una città provata e devastata dagli eventi bellici dell’ultimo conflitto mondiale.
Nella riunione del Consiglio di Amministrazione della Società del 23 Giugno 1946, al punto 3 dell’Ordine del Giorno, venne stabilito che “la Giostra dell’Inquintana” sarebbe stata inserita tra le manifestazioni e si dette incarico al segretario di avviare i contatti con i rappresentanti delle banche e i cittadini più facoltosi, allo scopo di assicurare adeguata copertura finanziaria. Il 23 Giugno 1946 è quindi ufficialmente la data di nascita della Giostra della Quintana nell’era moderna. Nel poco tempo a disposizione, venne creato il primo Comitato Centrale e il primo Agosto fu dato a mezzo stampa l’annuncio ufficiale della manifestazione, che si sarebbe svolta Domenica 14 Settembre, preceduta dal Corteo Storico del Sabato sera.
Nonostante il diretto richiamo all’illustre antenata, la Giostra era profondamente differente: non si doveva più colpire il Belli Simulacrum ma infilare gli anelli che la Statua teneva sotto al pugno serrato. Quella Giostra non avrebbe dovuto essere replicata, ma il successo di quella prima edizione ce l’ha consegnata in tutta la sua bellezza. Oltre quattrocento anni fa la Giostra si disputò per dirimere “uno strano et hostinato litigio” cioè l’eterna lotta tra l’Amore e il Potere, attualissima anche ai giorni nostri. E proprio l’Amore e il Potere ricorrono, senza però confrontarsi, anche nella rievocazione riproposta da oltre settant’anni. Amore e Potere della Giostra che si realizzano, come si legge nel Bando dell’avvocato Giuseppe Mancini, nella “Concordia e l’amore della cittade tutta.

1° documento della Società Operaia
di Mutuo Soccorso

2° documento della Società Operaia
di Mutuo Soccorso

Il primo Comitato Centrale della
Giostra della Quintana

La locandina che venne esposta in
tutte le vie di Foligno

L’organizzazione aveva poco più di un mese per reclutare i Cavalieri e i figuranti, suddividerli nei dieci Rioni, stilare un programma della manifestazione con un cerimoniale e un regolamento della corsa, e dare infine inizio a quella che sarebbe diventata una tradizione. Vennero coinvolti i giovani del San Carlo che, entusiasticamente, si prestarono a partecipare come figuranti, mentre il neonato Comitato Centrale lavorava febbrilmente per delineare lo svolgimento della manifestazione. Ovviamente non tutto fu fatto e non tutto fu fatto bene, ma la manifestazione riuscì “meravigliosa e superiore ad ogni aspettativa” e, per preparare l’edizione successiva, stavolta c’era un intero anno a disposizione.

Note

  1. In alcuni testi è citato come Emilio De Pasquali.
  2. In qualche testo è riportato come l'85° anniversario.
  3. O anche Thesorieri.
  4. Nuptialia è un genere letterario che raggruppa scritti diversi (carmi, epistolari, orazioni, rime e poesie, ecc.) composti o pubblicati in occasione delle nozze di personalità, in particolar modo dell'aristocrazia. Tale genere è stato praticato, soprattutto, fra la fine del XV e l'inizio del XX secolo.
  5. Il nome completo è illeggibile.
  6. Soldato scelto al servizio di sovrani o personaggi di alto rango.
  7. Professore al liceo classico di Foligno, simpatizzante del fascismo dalla prima ora, venne ucciso la notte del 21 febbraio 1944 da un commando di partigiani slavi.

Bibliografia

"I Rioni di Foligno - Tradizione e Storia" - Bruno Martinelli - Associazione Orfini-Numeister - Foligno 1994
"Rione Spada - Giostra della Quintana 1946" - Gabriele Brinci - Ente Giostra della Quintana - Foligno 2007
"Giostra della Quintana 1946 - I protagonisti" - Gabriele Brinci - Ente Giostra della Quintana - Foligno 1996
"1946:nonsoloquintana" - Lanfranco Cesari, Domenico Doni, Franco Bosi - Foligno 1996
"Discorso della Città di Foligno - Cronologia dei Vescovi, Governatori, e Podestà, ch'hanno retto essa Città." - Lodovico Jacobilli - Foligno 1646
La Gazzetta di Foligno
Ente Giostra della Quintana
Sito "Quintana di Foligno"
"Qui - Brochure ufficiale della Giostra della Quintana di Foligno" - A cura di Manuela Marinangeli e Mauro Silvestri
"Il Cittadino" - Periodico di costume, arte, cultura e turismo
Con il gentile contributo di Ivano Bruschi e Silvio Ceccarelli

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