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=== Il Corteo delle Rappresentanze Rionali === | === Il Corteo delle Rappresentanze Rionali === |
Versione delle 07:36, 6 set 2021
La Giostra della Quintana è la principale manifestazione che si svolge a Foligno, ogni anno, dal 1946. Si tratta della rievocazione della Giostra che veniva effettuata anticamente, in un periodo che abbraccia il tardo medioevo e l'età barocca, in occasione del Carnevale. Si hanno notizie, perlopiù frammentarie, di varie Giostre effettuate a Foligno durante questi secoli, ma solo di una si ha un resoconto completo e dettagliato: la Giostra del 1613. Quella cronaca, redatta dal Cancelliere dell'epoca, Ettore Tesorieri, è giunta fino a noi ed è stata presa a modello quando, nel 1946, si decise di "riesumare" l'antico torneo cavalleresco.
Partita come semplice rievocazione storica da un’idea di Emilio De Pasquale, negli anni la Giostra è stata integrata con manifestazioni accessorie che ne hanno accresciuto la popolarità, fino a farla diventare un vero e proprio fenomeno di costume. Così come ormai non si può più prescindere dalle taverne rionali, che di fatto sono i centri in cui si svolge l’attività di tutti coloro che in qualche modo ruotano intorno alla Giostra stessa. Fino al 1978 si è svolta una sola edizione annuale; dal 1979 si corrono due edizioni, la Sfida e la Rivincita, che per vent’anni si sono svolte nel giro di due settimane. Dal 2000 la Sfida si svolge, in notturna, nel mese di giugno, la rivincita, invece, nella classica collocazione pomeridiana, in settembre.
Origine della Giostra della Quintana
Il termine "quintana" deriva con ogni probabilità dal nome di una delle strade interne all'accampamento (castra) romano, ubicata "ai due lati del Pretorio" dove "viene lasciato uno spazio di cinquanta piedi tra il V e il VI squadrone e allo stesso modo tra il V e il VI manipolo di fanteria, in modo che ne risulta un'altra via in mezzo alle legioni, perpendicolare ai quartieri e parallela alle tende dei tribuni: questa via si chiama Quintana perché si trova lungo le tende della V squadra" (Polibio, VI, 27-32). In questo settore specifico, destinato all'allenamento dei legionari, i soldati armati di lancia si lanciavano per infilzare un anello tenuto in una mano da un fantoccio. Dal punto di vista storico la Quintana, invece, è quella statua o fantoccio di legno che raffigura un guerriero armato, verso il quale, come ad un bersaglio, corrono i cavalieri con le lance. Esso viene chiamato anche Saracino con riferimento alle Crociate o alle guerre contro i Turchi, Chintana o Buratto e rappresenta una mezza figura, che nella mano sinistra tiene lo scudo e nella destra la spada o il bastone. Tale statua, se non è colpita al petto, ruota su sé stessa e colpisce colui che sbaglia il colpo.
Le cronache ci tramandano diverse notizie su varie Giostre corse a Foligno, ma la maggior descrizione la troviamo per quella del 1158 corsa in onore dell'Imperatore Federico I (Barbarossa). Lo storico folignate Lodovico Jacobilli ci fa sapere che ne risultò vincitore, contro i cavalieri tedeschi della scorta, il nobile folignate Ferrara Pandolfi che ebbe in dono dal sovrano la possibilità di aggiungere il nome Elmi al cognome e di inserirlo nello stemma araldico. In seguito le cronache di Riccardo di San Germano ci tramandano i ricordi di una Giostra tenutasi in città in onore del Re di Puglia e di Sicilia, Federico II, che nel Gennaio 1240 scese a Foligno, proveniente da Coccorone (Montefalco), per celebrarvi un congresso straordinario dei suoi seguaci nell'Italia centrale.
La prima notizia di una Giostra nella quale giovani cavalieri a cavallo dovevano infrangere le loro lance appuntite contro la Quintana ci viene da un documento in latino del 1448.
In esso, redatto dal Cancelliere comunale del tempo, Bernardo De Albriciis, troviamo scritto per la prima volta il termine di Quintana. Il De Albriciis, nel redigere un “regolamento” per le celebrazioni della festa di San Feliciano, parla dell’esposizione di un “Palio Aquefranche” che si aggiudicherà il vincitore della giostra e di un anello (annulo argenteo et similiter) che dovrà essere infilato con la lancia. L'umanista Niccolò Tignosi, nel suo trattato “De origine Fulginatum”, attribuì ai Trinci, la cui signoria terminò nel 1439, la colpa di aver fatto sparire gran parte dei documenti dagli archivi cittadini, risparmiando solo la documentazione che riguardava la loro casata, e quindi la quasi totale assenza di documenti dei periodi precedenti.
Nel 1472 e nel 1497 si ha notizia di due giostre all’incontro, sempre tenute nel periodo carnevalesco. La prima avvenne il 9 febbraio, per festeggiare una donazione di Christofano Piccolomini, nipote del Cardinale. In quell’occasione la lancia aveva un anello di ferro in cima. La giostra avveniva quindi con un cavaliere contro l’altro e si assegnavano diversi punteggi a seconda di dove veniva colpito il contendente. Erano previste pene in caso di uccisione o ferimento. La seconda avviene invece per la festa di San Feliciano, a sostituire la precedente Corsa del Palio.
Si hanno notizie di altre Giostre tenute negli anni 1527, 1554, 1600, 1613, 1616, 1713, 1718, 1720, 1740. Di tutte queste gare ci sono giunti dei racconti frammentari ad eccezione di quella del 1613 di cui troviamo, oltre ai capitoli di giostra (regolamenti), una cronaca della gara.
La corsa, chiamata allora "Gioco dell'anello", forse perché si dava in premio al vincitore un anello del valore di otto fiorini, si svolse nella Piazza Grande in occasione della Festa di San Feliciano. Infatti gran parte della giornata dedicata alla festa del patrono era dedicata ai "ludi publici", spettacoli di massa che fino alla metà del secolo XV erano effettuati nella seconda parte della giornata, come afferma il cancelliere De Albriciis che li elenca anche nel seguente ordine:
- spettacolo della pacca;
- corsa del toro;
- palio rosato;
- corsa all'anello;
- corsa delle meretrici.
La corsa dell'anello o all'anello era uno spettacolo cavalleresco riservato ai giovani nobili; essa prendeva il nome dal premio messo in palio: un anello d'argento del valore di otto fiorini. Oppure veniva chiamata giostra del termine latino "juxta" trasformatosi poi in "jostare" che vuol dire accostarsi, avvicinarsi, naturalmente ad un bersaglio fisso contro cui si infrangevano le aste.
Scopo precipuo della Giostra, ripresa ogni anno il 17 Gennaio, primo giorno di Carnevale, doveva essere il semplice spasso popolare, che si protraeva fino al giorno delle Ceneri. Ma da una memoria del 1613, in cui si parla di una contesa sorta tra i priori della città, e cioè "se il cavaliere d'onore debba tener più alla grazia del principe o al favore di una gentilissima dama", possiamo sospettare che altre gare siano sorte, per risolvere altre questioni d'amore e di gentilezza, com'era costume in quei paesi dove la cavalleria ebbe il suo naturale sviluppo.
La distinzione sociale dei ceti si rivela, pertanto, direttamente. Certo il popolo partecipa a tutte e due le forme espressive del gioco nel senso che in entrambi i casi guarda, acclama, si eccita; ma la distinzione dei ceti avviene nel momento dell'agire non in quella del vedere. Infatti il diritto a correre e a correre a cavallo è esclusivamente prerogativa della nobiltà, ceto sociale caratterizzato ed individuato, nei secoli centrali dell'età moderna, dalla partecipazione ereditaria a cariche di governo dalle quali i popolari erano esclusi. In questo contesto il patriziato manifestava le sue qualità intellettuali e, come afferma il Volpi in un suo studio, "Foligno è stato fino al Settecento uno degli ambienti culturali più vivi di tutta l'Umbria". Per cui anche il gioco, almeno a partire dagli inizi del secolo XVII, sembra essere vissuto come espressione di prestigio intellettuale e quindi verrà effettuato esclusivamente dal ceto nobiliare che, in questo modo, indicherà l'occupazione dello spazio fisico e simbolico della città.
In base alla documentazione esistente negli Archivi Priorali, nel 1603 si sentì il desiderio di ricostituire la giostra poichè, probabilmente, da qualche tempo essa non si correva più. Le interruzioni infatti erano frequenti: guerre, carestie e pestilenze interrompevano momentaneamente il suo svolgersi, ma essendo questa tradizione legata essenzialmente al patrono San Feliciano e al Carnevale, molto radicata nella popolazione, ben presto venne ripristinata. Dall'atto notarile steso da Giovanni Battista Jacobilli il 10 luglio 1662, sappiamo che quasi sessanta anni prima, nel 1603, il Capitano Giulio Franchini da Bologna dette alla città di Foligno cento scudi con l'obbligo di reinvestirli sotto forma di censo, utilizzando la rendita annua per l'acquisto di un premio da dare al vincitore della Corsa del Saracino, “Cursus Saracinus” volgarmente detta Giostra, che ogni anno, “quotannis”, veniva corsa nella città di Foligno durante il Carnevale, “tempore Bacchanalia”, o per la festa di San Feliciano, a discrezione dei Priori della città, amministratori perpetui della fondazione. Giulio Franchini era figlio di Giovanni e di Alessandra Aldovrandi, importanti nobili bolognesi, e militò come capitano dei cavalleggeri del Papa e dei fanti, sotto Pio V, Sisto V e Gregorio XIV. Il suo legame con Foligno, dove visse fino alla sua morte, fu determinato dal suo matrimonio con Allegrezza della nobile famiglia folignate degli Onofri, avvenuto nel 1570, anno in cui si trasferì definitivamente nella città di Foligno, ove acquistò notevoli proprietà terriere.
La Giostra del 1613
Nel 1613 i Priori della città di Foligno, poiché intendevano celebrare il Carnevale di quell'anno con grande solennità, incaricarono i Consiglieri comunali di organizzare uno spettacolo che superasse ampiamente la consueta celebrazione di tale festa. I Consiglieri si dettero subito da fare riunendosi infinite volte nelle lussuose sale del Comune per studiare in quale maniera dare luogo all'importante manifestazione; ma le molteplici proposte suggerite non potevano essere realizzate sia a causa della stagione invernale, che per l'eccessiva spesa che esse comportavano. E poiché, per questo motivo, tra i Consiglieri "nacque uno strano et ostinato litigio" ecco che intervennero "accortamente i molto illustri Priori, i quali stabilirono che per via dell'armi si terminasse et con la vittoria si dovesse l'oscuro dubbio chiarire". Per cui dettero l'incarico di organizzare questa manifestazione cavalleresca, stilandone un regolamento con i relativi articoli, all'allora Cancelliere protempore: Nobile Ettore Tesorieri di Andria. Egli accettò l'incarico, organizzò la manifestazione e scrisse il regolamento che intitolò: "Stimolo Generoso di Virtute"; inoltre decise di condurre la parte direttiva del gioco nominandolo: ”La Giostra della Quintana”. Il regolamento era composto di venti articoli, i cosiddetti “Capitoli” e fu scritto di suo pugno dal Tesorieri nel Codice Magistrati e Blasoni del “Magnifico Comune di Foligno” sotto il bimestre Gennaio-Febbraio 1613.
Il documento consiste in una premessa in latino a cui segue un paragrafo in cui Tesorieri indica i Priori, i Giudici deputati e sè stesso nel suo ruolo di cancelliere e firmatario del testo. Nella pagina successiva appare, invece, il titolo che costituisce il “pretesto” per la giostra: “Stimolo generoso di virtute”; seguono poi i venti Capitoli, il nome del Mastro di Campo (Capitano Aurelio Consoli), i cavalieri partecipanti con le “botte” conseguite e i doni consegnati ai vincitori.
Nei 20 punti si ribadisce che la partecipazione è consentita solo ai nobili.
Ogni squadra deve avere almeno un padrino e una trombetta.
Il padrino deve avere la sua banda e le piume sul cappello.
I punti verranno assegnati dai padrini e dal Mestro di Campo.
Ogni cavaliere dovrà portare cinque lance, tre per la giostra e due per la folla.
In ogni “carriera” si deve arrestare la lancia in tempo e ferire con la punta la testa della statua in modo che la lancia si spezzi.
Tutti i cavalieri devono presentarsi al campo nel giorno e nell’ora stabilita e nessuno deve entrare prima del Mestro di Campo.
Nessun cavaliere deve entrare nella “carriera” finchè non viene chiamato.
Il primo a iniziare sarà colui che si presenterà per primo al campo, poi correranno alternativamente uno per volta.
Prima della corsa le lance devono essere segnate e riconosciute e la grappella presente in cima deve venire colorata.
Nei capitoli 13 e 14 erano stabiliti i punti che ogni cavaliere poteva riportare:
- Capitolo 13: Chi ferirà in ciascuno degli occhi della Quintana guadagni quattro botte.
- Capitolo 14: Chi ferirà alto nella testa, cioè dai cigli in su, tre botte; dai cigli in giù, sino alla bocca, due botte; et dalla bocca in giù una botta; e chi ferirà della testa fuori non sia botta.
La perdita del cappello o del manto, della spada o della staffa comporta l’attribuzione di zero botte.
Ogni cavaliere deve iscriversi con nome, cognome e finto nome.
Chi farà più botte nelle tre carriere avrà il secondo premio pure se non appartiene alla squadra vincitrice.
Il documento prosegue con l’elenco dei cavalieri e dei punteggi e con il nome del vincitore: il cavaliere "Fidele" Bartolomeo Gregori, che vinse una collana d’oro del valore di 6,50 scudi.
Il secondo premio, un gioiello del valore di 1,50 scudi se lo aggiudicò il cavaliere "Confidente" Cesare Barnabò.
L'antefatto della Giostra è costituito da un pretesto ed è proprio quest'ultimo che ci introduce in un ambiente culturale dotto e squisito, che anche a Foligno trova il suo spazio come afferma nel suo libro "Le Conditioni del Cavaliero", pubblicato a Roma nel 1606, F. M. Jacobilli, vicario generale della Sabina "vir magnae eruditionis fere in onmi genere scientiarum". In esso lo Jacobilli afferma che "il nome di Cavaliero s'acquista per virtù ed eccellenza dell'armi la quale col proprio valore si guadagna", mentre dai suoi ragionamenti l'Amore, pur apprezzato, è assente. Il Tesorieri, invece, aggiunge a questa lettura la conoscenza del dibattito, molto diffuso nei luoghi di cultura, tra Amore e Potere. Quindi siamo in presenza di una piacevole disquisizione che avviene tra due gruppi: i Priori e il Cancelliere da una parte, e altre persone dall'altra. Cioè a un Cavalier d'honore, del quale si conoscono le virtù e le qualità, è di “maggior contento” mantenere “la gratia del suo Principe”, oppure scegliere il “continuato favore di bellissima e gentilissima dama”.
Naturalmente il quesito non è di facile soluzione, per cui i Priori decisero di promuovere una Giostra per trovarla, invitando i cavalieri a disputare per l'una o per l'altra parte in causa.
Alla giostra, bandita a voce e pubblicata a stampa nei "soliti luoghi", si iscrissero cinque nobili cavalieri che, secondo la prassi, dettero il proprio nominativo a cui aggiunsero anche un finto nome:
- A. Beccafumi, cavalier "Moro";
- C. Barnabò, cavalier "Confidente";
- P.A. Unti, cavalier "Saggio";
- B. Gregori, cavalier "Fidele";
- P. Marcelli, cavalier "Turco".
Così la sera del dieci Febbraio 1613, alle “venti hore”, alla presenza di numeroso pubblico, con a capo la Magistratura e il Cancelliere della Città in vesti sfarzose, venne celebrato il grande spettacolo “in magna huius civitatatis platea". Nella parte centrale della piazza del Comune, illuminata da un grande numero di fiaccole e luminarie e con i palazzi intorno da cui pendevano raffinati e preziosi damaschi e addobbi, fu posta un'artistica statua in noce massiccia; essa rappresentava il “belli Simulacrum”, con il braccio destro aperto mentre in quello sinistro recava lo stemma di Foligno. A questo punto ogni cavaliere, al galoppo, doveva ferire il volto della Quintana in base al punteggio precedentemente elencato. Alla fine del gioco risultò vincitore Bartolomeo Gregori il “cavalier Fidele“ che fece nove punti ed ebbe in premio una collana d'oro del valore di 6,50 scudi e il grande privilegio, per la sua famiglia, di conservare presso la sua dimora la statua del Saracino. Il secondo premio, un gioiello del valore di 1,50 scudi, aggiudicato a chi avrebbe fatto più botte nelle tre carriere pure se non appartenente alla squadra vincitrice, se lo aggiudicò il "cavalier Confidente" Cesare Barnabò.
La Giostra della Quintana nell'era moderna
Nel 1946, volendo celebrare gli 80 anni di vita del sodalizio, la “Società di Mutuo Soccorso fra gli operai, agricoltori ed altri cittadini di Foligno”, decise di far risorgere, tra le antiche tradizioni della Città, quella dell’Autunno Folignate, da svolgersi in occasione della rituale Fiera di Settembre. Emilio De Pasquale, "assiduo frequentatore della documentazione storica cittadina", già segretario di Monsignor Michele Faloci Pulignani, suggerì al segretario Feliciano Cecchini di inserire, tra le manifestazioni celebrative dell’80° anniversario della Società, la riesumazione di un antico torneo cavalleresco di cui gli presentò gli atti storici: la corsa alla Quintana effettuata in Foligno il 10 Febbraio del 1613, in occasione del Carnevale, descritta in ogni particolare dal cancelliere di quel tempo, Ettore Tesorieri.
Lo stesso argomento in dettaglio: Giostra della Quintana: La riesumazione della Giostra |
Ente Autonomo Giostra della Quintana
Le prime due edizioni della Giostra della Quintana vennero organizzate dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso; dal 1948 si costituì l’Ente Autonomo Giostra della Quintana che venne legalmente riconosciuto nel 1952 come Ente Morale non lucrativo. In linea di massima, la struttura generale dell’Ente Giostra attuale, non si discosta molto da quella che era negli anni 50; si sono delineati con più precisione scopi, incarichi e modalità elettive in conformità con i tempi. L’ultimo Statuto dell’Ente Giostra è datato 2009 e prevede le figure del Presidente e del Vicepresidente, un Consiglio Direttivo, un Collegio Sindacale, un Comitato Centrale, composto dai Priori delle 10 contrade, dai responsabili delle Commissioni Artistica, Tecnica ed Elettorale, e un Comitato Scientifico, per lo studio e la conoscenza del periodo storico di riferimento. L’organo plenipotenziario con potere incondizionato di controllo e disciplina su tutte le precedenti figure è il Consiglio dei Cento, composto dai Priori e dai Consiglieri dei dieci Rioni, in numero massimo di quindici per ogni Rione, e da una rappresentanza, di diritto, del Comune di Foligno. Negli anni ’50 era un Comitato d’Onore, composto da personalità di spicco della società folignate, ad assolvere questa funzione. Sotto di esso c’era il Comitato Centrale, composto dai Priori, il Consiglio Direttivo, con Presidente e Vicepresidente ed altri membri, la Commissione Tecnica ed il Collegio dei Sindaci Revisori. Copia dello Statuto è scaricabile presso il sito ufficiale dell’Ente Giostra.
Nel 1946, al vertice del "Comitato dei Festeggiamenti per l'Autunno Folignate", costola della Società Operaia di Mututo Soccorso, era Virgilio Monacchi, sostituito nel 1947 da Luca Barnocchi, che nel 1948 fu dunque il primo Presidente dell'Ente Giostra appena costituitosi.
- Nel 1949 il Presidente fu Luigi Giuli.
- Dal 1950 al 1954 il Presidente fu il Colonnello Mirko Modestini.
- Dal 1955 al 1976 il Presidente fu Giuseppe Salari, con un breve intermezzo nel 1960, sostituito da Achille Cruciani.
- Nel 1977 il Presidente fu Armando Raffaeli.
- Dal 1978 al 1996 il Presidente dell'Ente Giostra è stato l'avvocato Ariodante Picuti.
- Dal 1997 al 1999 il Presidente è stato Pierluigi Mingarelli.
- Dal 2000 ad oggi, il Presidente dell'Ente Autonomo Giostra della Quintana è Domenico Metelli.
Il Campo de li Giochi
L’impianto di via Nazario Sauro, oggi intitolato ai due grandi della Quintana, Marcello Formica e Paolo Giusti, venne completato nel 1929, anno VII dell’era fascista, e inaugurato l’anno successivo come "Stadio del Littorio". Nel 1936 venne intitolato a Dandolo Gramellini, folignate che cadde in combattimento durante la guerra di Spagna. Dopo la Liberazione divenne semplicemente "Stadio Comunale" e scomparve il busto dedicato a Gramellini che si trovava all'ingresso. Durante la lettura del Bando, veniva chiamato “Campo de li Giochi” fin dal 1946, ma è solo di recente che ha assunto questa denominazione in via ufficiale. Fino al 1983, anno in cui venne completato il nuovo Stadio Comunale in località Santo Pietro, oggi dedicato ad Enzo Blasone, la Quintana ha condiviso l’uso del campo con il Foligno Calcio, ragion per cui i cavalli dovevano galoppare sull’erba e su un terreno facilmente allentabile dalle piogge, causa di numerose e a volte drammatiche cadute. Nonostante il trasferimento del Foligno Calcio nel nuovo impianto, l’uso promiscuo del vecchio stadio proseguirà fino alla fine degli anni '90, per l’utilizzo del campo da parte di squadre minori. Conseguito finalmente l’uso esclusivo del terreno per la Giostra della Quintana, si sono potute apportare importanti modifiche al circuito di gara: la pista è in terra battuta, sopraelevata rispetto al resto del campo e con le curve leggermente paraboliche, condizioni che hanno permesso di raggiungere tempi di Giostra mai registrati prima e di limitare notevolmente le cadute, che erano invece frequenti negli anni precedenti.
Il Bando di Giostra
Il Bando sopra la pubblica Giostra da porsi in Fuligno, compilato nello stile dell’epoca, viene letto la sera del Corteo Storico e il giorno successivo al Campo de li Giochi.
Lo stesso argomento in dettaglio: Giostra della Quintana: Il Bando di Giostra |
Regolamento di Giostra
Nel corso degli anni, il regolamento di Giostra ha subito diverse modifiche, alcune minori, altre di maggior impatto, dettate perlopiù dalla necessità di adeguamento alle nuove situazioni man mano che si presentavano. Ad esempio, le prime Giostre si correvano su una pista ovale e la statua era posta sotto la tribuna. La modifica del tracciato, da un ovale ad un “8”, si deve, più che alla volontà di aumentare la difficoltà, all’accoglimento delle proteste del pubblico che per la gran parte non riusciva a vedere il momento dell’infilzamento dell’anello. Si è anche dovuto tener conto della crescente bravura dei cavalieri, delle nuove tecnologie e dei vari ricorsi che sono stati presentati nel corso degli anni contro un regolamento che lasciava spazio ad interpretazioni.
Lo stesso argomento in dettaglio: Giostra della Quintana: Il Regolamento di Giostra |
Il Corteo delle Rappresentanze Rionali
Comprimario per importanza alla Giostra, il Corteo è la presentazione al pubblico della globalità della manifestazione nel suo versante propriamente scenico-spettacolare. Sono visibili i Rioni, come spazio umano, i costumi, le bandiere, i cavalli, i cavalieri, tutto ciò che rende "materico" e quasi tangibile il grande lavoro organizzativo.
Lo stesso argomento in dettaglio: Corteo delle Rappresentanze Rionali |
I Protagonisti
I cavalieri
I cavalieri più vittoriosi della Giostra della Quintana sono Marcello Formica e Paolo Giusti, con 12 Palii ciascuno, di cui uno ex-aequo e uno ciascuno a Roma, e Paolo Margasini con 11 Palii.
Lo stesso argomento in dettaglio: Giostra della Quintana: I Cavalieri |
Le Dame
Essere la "bellissima et gentilissima dama" per il cui "continuato favore" i cavalieri si sfidano è senz'altro stato fin dall'inizio un vanto per le ragazze e le donne scelte ad interpretare questa parte all'interno del proprio Rione. Sarebbe scortese nominarne alcune e non altre, perchè tutte hanno dato, sempre, un tocco di grazia e bellezza, ingentilendo il Corteo coi loro sorrisi e gli abiti meravigliosi. Tuttavia giova ricordare un periodo, tra la fine degli anni '90 ed i primi del 2000, in cui, in competizione tra loro anche su questo, i Rioni scelsero di ingaggiare delle dame "VIP", togliendo la scena alle folignati. Ricordiamo Melba Ruffo, prima Madrina della Giostra e quindi dama dal Rione Croce Bianca che, dopo di lei, ingaggiò la "bizzosa" Eleonora Brigliadori, che sfilava accompagnata dalla guardia del corpo, e quindi Federica Moro, attuale Madrina della Giostra; le varie Ramona Badescu, Samantha De Grenet, Dalila Di Lazzaro, Barbara D'Urso, che fu Madrina nel 2001, e molte altre, decisamente meno note, anche se "VIP", almeno a giudicare dall'"ingaggio". Si tornò presto alla "normalità", anche per le perplessità del pubblico, mantenendo la sola figura della Madrina della Giostra, nella persona di Federica Moro (Miss Italia 1982), e restituendo il meritato spazio alle bellezze cittadine.
Galleria foto Dame
I Cavalli
Dalle prime edizioni della Giostra apparve subito evidente che l'abilità del cavaliere non è l'unica componente necessaria per il conseguimento della vittoria; l'altra componente è il cavallo, protagonista indiscusso della Giostra al pari del suo cavaliere. In effetti, l'espressione più usata, e senz'altro più corretta, è "binomio", intendendo cavallo e cavaliere. Come già ricordato, i primi cavalli impiegati per la Giostra non erano "del mestiere", ma ben presto si cominciò a cercare animali più adatti per questo genere di competizione. I continui progressi nell'evoluzione della Giostra e nella sistemazione della pista, hanno indirizzato le scelte dei Rioni verso cavalli veloci, resistenti ed affidabili. I purosangue erano considerati troppo veloci per le caratteristiche del tracciato (uscivano spesso di pista), almeno fino alla metà degli anni '90, e si preferivano i sangue-misto anglo-arabi o anglo-arabo-sardi; con la completa risistemazione della pista e soprattutto con la modifica delle curve, la Giostra della Quintana è diventata terreno per dei magnifici purosangue, che al momento rappresentano il 100% dei Cavalli in gara. Il primo cavallo plurivittorioso fu Piccolo, che vinse 7 Giostre, una con lo Spada e 6 con il Croce Bianca (con Marcello Formica), poi fu la volta del binomio Paolo Giusti-Draghetto che vinsero 5 Palii per il Morlupo. Nabucco vinse 5 Giostre, 3 per il Morlupo e 2 per il Contrastanga mentre, in tempi più recenti, Bolero IV corse 23 Giostre vincendone 5 con cavalieri diversi e diventando l'assoluto protagonista della Giostra per oltre un decennio; nello stesso periodo si affermava il binomio dello Spada, Gianfranco Ricci-Piccolo Fiore, vincitori di 3 Giostre. Negli anni '90 la sfida è tra Pazosu de Zamaglia del Cassero, meraviglioso e velocissimo ma vincitore di una sola Giostra, e Ca' Granda del Pugilli, con cui Paolo Margasini vinse 6 Palii, e che purtroppo si infortunò durante la Giostra della Rivincita del 1999. Nei primi anni del 2000, l'Ammanniti centra 3 vittorie consecutive col binomio Riccardo Conti-Lady Mix, per il Croce Bianca si afferma Scala Minore, vincitrice di 2 Giostre, mentre il binomio Lorenzo Paci-Go Betty Go del Pugilli riporta a casa un solo Palio. Al momento attuale sono diversi i Rioni ad avere una scuderia propria, in cui soggiornano, per tutto l'anno, non solo il cavallo di Giostra ma anche cavalli di "riserva", animali più giovani da addestrare e molto spesso anche quelli che hanno concluso la loro carriera. L'utilizzo dei cavalli per le manifestazioni storico-equestri come la Giostra della Quintana, è stato spesso osteggiato da associazioni animaliste, in particolare dopo incidenti che hanno coinvolto i cavalli. Per la tutela della salute degli animali, sono previsti severi controlli anti-doping ad ogni Giostra.
La Statua della Quintana
"Saracino" o "Dio Marte", "Quintana" o "buratto", "Quintanone" o "simulacrum belli"; comunque la si voglia chiamare, la statua della Quintana è la protagonista principale della manifestazione, l'unica ad aver "visto" tanto le giostre antiche quanto quelle moderne. Ha anche una storia affascinante, che merita un approfondimento a parte.
Lo stesso argomento in dettaglio: La Statua della Quintana |
La Lancia
La lancia di Giostra (di sezione rotonda anche nel puntale eccetto alcune fra le più vecchie che hanno ancora punta quadrangolare), come previsto dall’attuale Regolamento di gara all’articolo 12, ha le seguenti caratteristiche: lunghezza 3.150 millimetri; diametro 24-26 mm; peso kg. 2,00 - 3,00; impugnatura a 1600 - 1700 mm dal puntale; bandierina a forma di triangolo isoscele da mm 150 x 220, fissata alla distanza di mm 280 dal puntale. Ad accertarne la regolarità è la giuria, che procede alle misurazioni ed alla punzonatura. Le operazioni si svolgono nella sede del Comitato Centrale, il pomeriggio del giovedì o venerdì antecedenti la Giostra, insieme con i costumi che i cavalieri indosseranno per la gara. La lancia utilizzata oggi dai cavalieri della Quintana di Foligno deriva dalla lancia dei Reggimenti di Lancieri, nell'Arma di Cavalleria, tutt'ora esistenti nel nostro Esercito. Nel Museo dell'Ente Giostra della Quintana è conservata un esemplare di lancia modello 1900, donata dall'Esercito. La “lancia italiana modello 1900” è la terza ed ultima lancia d’ordinanza dell’Esercito Italiano che sostituì a partire dall’anno 1902 la precedente versione (lancia da cavalleria modello 1870) in legno di frassino. La modello 1900, interamente metallica, è stata utilizzata in operazioni durante la Prima Guerra Mondiale e successivamente solo per le cerimonie ed i servizi di rappresentanza. Ancora oggi, nei Reggimenti di Cavalleria dell’Esercito Italiano tale lancia viene utilizzata, sia a piedi sia a cavallo, durante le cerimonie. Ciò anche nella considerazione che lancia costituisce il principale simbolo dell’Arma di Cavalleria (infatti il fregio indossato dagli appartenenti a tale Arma è costituito appunto da due lance modello 1900 incrociate). La lunghezza totale è di 3.150 millimetri, la lunghezza della punta è di 135 millimetri ed il peso medio raggiunge 2.300 grammi. Una curiosità: all’interno della lancia (un tubo cilindrico di acciaio dolce, che è vuoto) sono disposti cinque o sei fogli di carta asciugante arrotolati e distribuiti per tutta la sua lunghezza allo scopo di attenuare la sonorità dell’arma.
Gli Anelli
Al pari del simulacro il cui nome ha fornito la denominazione della Giostra, Quintana appunto, gli anelli sono l’altro simbolo inconfondibile della tenzone cavalleresca di Foligno. Se in origine gli anelli da giostra erano di legno tornito o in tondino di ferro; con la frangia quasi sempre presente, intrecciata sull’anello stesso con i colori dell’araldica locale, oggi sono costituiti da cerchi in tubolare di alluminio, con un diametro in sezione di 10 mm. e spessore di 1 mm., lavorati ancora oggi esclusivamente a mano, nelle tre misure necessarie di otto, sei e cinque centimetri di diametro interno. Sono colorati con fasce bianche e rosse, i colori dell’araldica di Foligno, e sulla parte bassa, attraverso un leggera fenditura sono inseriti dei fili anch’essi bianco-rossi che formano una frangia ben visibile quando l’anello è appeso al braccio della statua della Quintana.
Il Palio
Il Palio è il simbolo della vittoria e nella Giostra della Quintana tutto ruota intorno ad esso. Fin dalla prima edizione della versione moderna, nel 1946, il Palio ha evidentemente costituito l’obiettivo finale. Oggi, al di là dell’essere espressione primaria del successo del rione, il Palio ha finito con il diventare una vera e propria opera d’arte, tanto che la Quintana – come solo poche manifestazioni in Italia – può esibire una vera e propria galleria d’arte moderna firmata da artisti importanti. Sono di varia forma e sono declinati nei diversi linguaggi dell’arte contemporanea. E così Salvatore Fiume, Pietro Annigoni, Domenico Purificato, Remo Brindisi nel corso del tempo hanno lasciato la loro preziosa traccia su un oggetto così conteso. Il Presidente dell’Ente Giostra consegna al Priore del Rione vincitore il “simulacro di vittoria”,che viene portato in trionfo da tutta la compagine rionale lungo le strade cittadine, in testa al corteo, dopo la fine della Giostra.
Lo stesso argomento in dettaglio: Giostra della Quintana: Il Palio |
Manifestazioni collaterali
Il Gareggiare dei Convivi
Dagli inizi degli anni '70, i Rioni cominciarono a dotarsi di una taverna, ricavata da un locale dei numerosi palazzi seicenteschi della città, in cui poter consumare cibi semplici nell'atmosfera medioevale. Tre sono i Rioni che si vantano di aver “inventato” le taverne: il Cassero, il Giotti e il Contrastanga. In realtà nel 1968, i dirigenti del Rione Cassero, nello scantinato molto caratteristico di Palazzo Gentili-Spinola vollero approntare in modo rustico una forma di accoglienza con cibi molto semplici. Il successo fu notevole. L’anno seguente la medesima esperienza fu praticata dal Rione Giotti e dal Rione Contrastanga.
Lo stesso argomento in dettaglio: Giostra della Quintana: Le Taverne Rionali |