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== Origini della casata dei Trinci, Storia e Leggende ==
== Origini della casata dei Trinci, Storia e Leggende ==
Sull'origine dei Trinci non mancarono scrittori apologetici che intrecciarono leggende circa le origini della famiglia, discesa, a loro dire, da Trincio, duca di Forum Flaminii e padre di Landolfo, noto capitano dei Romani, il quale avrebbe anche dato il nome a Foligno, o addirittura da Troia, come cantò per cortigianeria il Vescovo di Foligno, Federico Frezzi, nel "''Quadriregio''".<br>
Sull'origine dei Trinci non mancarono scrittori apologetici che intrecciarono leggende circa le origini della famiglia, discesa, a loro dire, da Trincio, duca di Forum Flaminii e padre di Landolfo, noto capitano dei Romani, il quale avrebbe anche dato il nome a Foligno, o addirittura da Troia, come cantò per cortigianeria il Vescovo di Foligno, Federico Frezzi, nel "''Quadriregio''".
 
=== Origine Longobarda ===
Molto più seriamente si può affermare che tale famiglia abbia avuto origine Longobarda e precisamente da Monaldo I, figlio di Mauringo, figlio di Ildebrando della stirpe di Liutprando, e Duca di Spoleto.<br>
Molto più seriamente si può affermare che tale famiglia abbia avuto origine Longobarda e precisamente da Monaldo I, figlio di Mauringo, figlio di Ildebrando della stirpe di Liutprando, e Duca di Spoleto.<br>
La discendenza longobarda della famiglia Trinci è provata dalle formule spesso da loro usate in varie scritture: “''Qui ex natione longobardorum profiteor''” oppure “''secundum lex nostra longobardorum''”, di giudizio secondo la legge longobarda, anziché Salica o Romana. E’ noto che i Longobardi, trascorso il periodo dell'invasione con le usuali e conseguenti distruzioni, seppero con il tempo amalgamarsi con i Latini dei quali rispettarono gli usi e per buona parte ne accettarono la religione, cercando di assimilarne la cultura.<br>
La discendenza longobarda della famiglia Trinci è provata dalle formule spesso da loro usate in varie scritture: “''Qui ex natione longobardorum profiteor''” oppure “''secundum lex nostra longobardorum''”, di giudizio secondo la legge longobarda, anziché Salica o Romana. E’ noto che i Longobardi, trascorso il periodo dell'invasione con le usuali e conseguenti distruzioni, seppero con il tempo amalgamarsi con i Latini dei quali rispettarono gli usi e per buona parte ne accettarono la religione, cercando di assimilarne la cultura.<br>
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Quanto sin qui esposto, permette di sollevare dei legittimi dubbi. Sono ben quattro, tutte diverse e circostanziate, le storie, o leggende, che spiegano l’origine del nome Trinci; non si può però fare a meno di notare che tutti e quattro i protagonisti di queste storie si chiamassero Corrado e che due di loro, a tre secoli di distanza, si chiamassero entrambi Corrado II. Da ciò si può dedurre che Trinca o Trincia furono solo dei soprannomi dettati dall'assonanza del cognome con fatti realmente avvenuti: quel che è certo è che i Trinci già ''ab antiquo'' ebbero sede in Foligno. E' da tener presente che "trincare" è un germanesimo (trinchen) e quindi il tedesco Corrado, per l'innato suo vizio di bere, si sarà  portato tale appellativo dalla Germania. L’altra cosa da notare è che i Trinci erano sì Ghibellini, ma non disdegnarono mai di tenere un piede ben saldo nella Chiesa, sia che si trattasse di erigere Chiese e Monasteri, sia che si trattasse di dare i propri figli alla vocazione ecclesiastica, come testimoniano i diversi Vescovi, Abati, Santi e Beati che già questa famiglia annoverava prima della Signoria su Foligno.
Quanto sin qui esposto, permette di sollevare dei legittimi dubbi. Sono ben quattro, tutte diverse e circostanziate, le storie, o leggende, che spiegano l’origine del nome Trinci; non si può però fare a meno di notare che tutti e quattro i protagonisti di queste storie si chiamassero Corrado e che due di loro, a tre secoli di distanza, si chiamassero entrambi Corrado II. Da ciò si può dedurre che Trinca o Trincia furono solo dei soprannomi dettati dall'assonanza del cognome con fatti realmente avvenuti: quel che è certo è che i Trinci già ''ab antiquo'' ebbero sede in Foligno. E' da tener presente che "trincare" è un germanesimo (trinchen) e quindi il tedesco Corrado, per l'innato suo vizio di bere, si sarà  portato tale appellativo dalla Germania. L’altra cosa da notare è che i Trinci erano sì Ghibellini, ma non disdegnarono mai di tenere un piede ben saldo nella Chiesa, sia che si trattasse di erigere Chiese e Monasteri, sia che si trattasse di dare i propri figli alla vocazione ecclesiastica, come testimoniano i diversi Vescovi, Abati, Santi e Beati che già questa famiglia annoverava prima della Signoria su Foligno.


[[Categoria:I Trinci]]


== Note ==  
== Note ==  

Versione delle 22:12, 17 set 2021

La casata dei Trinci è stata una nobile famiglia, di stirpe longobarda, che ha amministrato Foligno dal 1305 al 1439. Sotto la loro Signoria, la città espanse notevolmente i propri domini ed aree d'influenza e si arricchì di opere architettoniche di grande pregio. Sebbene sudditi del Papa e Vicari Pontifici, i Trinci non persero mai l’occasione per rendersi autonomi e di fatto sovrani dei territori a loro assoggettati. Nonostante fossero Guelfi, ed alleati dei Guelfi dell’Umbria, si contrapposero spesso ai loro alleati ed al Papa, venendo scomunicati e ribenedetti più volte. Il territorio su cui esercitavano il proprio dominio mutò più volte, crescendo o diminuendo a seconda della loro abilità politica, dell’umore dei popoli e della benevolenza del Pontefice: in un certo periodo comprendeva anche la città di Assisi, in un altro periodo si estendeva fino a Leonessa, negli Abruzzi. Disseminarono i loro possedimenti di fortezze, edificando anche numerose Chiese, Monasteri e Cappelle. Prima di cadere nella completa rovina, essi condussero una vita sempre agiata, considerati i tempi in cui vivevano in cui le guerre e le lotte non mancavano mai.


Arme Motto
D'argento alle due teste di cavalli neri

unite dal petto in su con redini vermiglie.

"Fides Adiuvat"

Titoli

Signore di Foligno
Gonfaloniere di Giustizia

Capitano del Popolo
Vicario Apostolico

Quadro Storico

Re e Imperatori

Federico II di Svevia, alla sua morte, avvenuta il 13 Dicembre 1250, era Re dei Romani[1], Re d’Italia[2] ed Imperatore del Sacro Romano Impero, nonché Re di Sicilia. Gli successe, come Re dei Romani e Re di Sicilia, suo figlio, Corrado IV, il quale morì già nel 1254, lasciando un figlio neonato, Corradino, come erede e il fratellastro Manfredi come reggente. Preoccupato dalle mire espansionistiche di Manfredi, il Papa, Urbano IV (il francese Jacques Pantaléon di Troyes) prese accordi con il fratello del Re di Francia (Luigi IX) Carlo d’Angiò per offrirgli la corona di Sicilia. Alla morte di Urbano IV il suo successore, Clemente IV, portò avanti la trattativa che permise all’Angioino di occupare il trono di Sicilia, annientando la dinastia degli Svevi con l’uccisione di Manfredi prima e dell’adolescente Corradino poi. Tra il 1309 ed il 1558 si successero, col titolo di Re dei Romani, Re d’Italia e Imperatore, i discendenti delle dinastie dei Lussemburgo, dei Wittelsbach e degli Asburgo. Mentre al centro-nord si andavano affermando le prime Signorie, alcune di carattere feudale, come quella dei Savoia, altre come evoluzione istituzionale dei Comuni, gli Angiò, a seguito dei Vespri Siciliani[3], persero il dominio sulla Sicilia e stabilirono la corte a Napoli, mentre gli Aragona regnavano sull’isola. La Chiesa aveva perso il controllo dei suoi territori, il “Patrimonium Sancti Petri[4], a seguito della “Cattività Avignonese dei Papi[5]; lo Stato Pontificio, a causa della lontananza della sede papale, cadde in preda all'anarchia e fu dilaniato dalle lotte interne delle principali famiglie nobiliari romane (come quelle tra i Colonna e gli Orsini) e nel 1353, Innocenzo III, in previsione di un ritorno del papato nella sede di Roma, incaricò il Cardinale Egidio Albornoz di restaurare l’autorità papale nei territori della Chiesa in Italia, conferendogli poteri straordinari. L’Albornoz riuscì nell’impresa, parte con la diplomazia e parte con le armi. Ricostituita l’unità dello Stato della Chiesa, l’Albornoz creò un’amministrazione basata sul decentramento provinciale, codificata nel 1357 nelle cosiddette “Costituzioni Egidiane”. Il Ducato di Spoleto, creato durante l’occupazione longobarda, pur ridimensionato, tornò fra i possedimenti della Chiesa, e con esso la città di Foligno. Nel 1378 l’elezione al soglio pontificio di Papa Urbano VI, un italiano che, a differenza dei suoi predecessori, restò a Roma, diede il via al “Grande Scisma d’Occidente”, durante il quale, fino al 1418, i francesi non vollero riconoscere il Papa di Roma ed elessero una serie di “antipapi”. Il Concilio di Costanza pose fine allo scisma e il Papa assunse il ruolo di Capo della Chiesa Universale e Monarca Assoluto dello Stato della Chiesa.

Re e Imperatori
Arme Sovrano Re dei Romani Imperatore
Dinastia di Hohenstaufen
Corrado III di Svevia

(1093 – 15 febbraio 1152)

1138-1152
Federico I Barbarossa

(1122 – 10 giugno 1190)

1153-1169 1155-1190
Enrico VI di Svevia

(novembre 1165 – 28 settembre 1197)

1170-1197 1191-1197
Dinastia Guelfa
Ottone IV di Brunswick

(1175 – 19 maggio 1218)

1198-1212 1209-1218
Dinastia di Hohenstaufen
Federico II di Svevia

(26 dicembre 1194 – 13 dicembre 1250)

1213-1250 1220-1250
Casata di Lussemburgo
Enrico VII di Lussemburgo

(1275 circa – 24 agosto 1313)

1309-1313 1312-1313
Casato di Wittelsbach
Ludovico IV il Bavaro

(1º aprile 1282 – 11 ottobre 1347)

1314-1345 1328-1347
Casata di Lussemburgo
Carlo IV di Lussemburgo

(14 maggio 1316 – 29 novembre 1378)

1346-1378 1355-1378
Sigismondo di Lussemburgo

(15 febbraio 1368 – 9 dicembre 1437)

1414-1437 1433-1437
Casa d'Asburgo
Federico III d'Asburgo

(21 settembre 1415 – 19 agosto 1493)

1442-1493 1452-1493

I Papi e la Chiesa

Per quanto riguarda la Chiesa, la situazione fu, se possibile, ancora più complessa. Papa Clemente IV spostò la sede papale a Viterbo, non gradendo gli ambienti romani, a suo giudizio troppo ghibellini. Alla sua morte, nel 1268, si aprì un lunghissimo periodo di sede vacante, che durò ben mille e sei giorni, durante i quali i Viterbesi segregarono a forza i Cardinali nella grande sala del Palazzo Papale (clausi cum clave) per costringerli ad arrivare a un accordo. Sostanzialmente fu il primo Conclave, anche se formalmente l’istituzione del Conclave è del 1298, quando papa Bonifacio VIII la inserì nel Codice di Diritto Canonico. Nel 1281, a seguito di pesanti intromissioni di Carlo d’Angiò nell’elezione del nuovo Pontefice, il Papa appena eletto, Martino IV (il francese Simon de Brion), scagliò l’interdetto sulla città di Viterbo e, non essendo propensi i romani ad accettare un Papa francese, stabilì la sede papale a Perugia, dove morì nel 1285. Nel 1304 papa Benedetto XI si trasferì a Perugia a causa dei tumulti causati a Roma dalla famiglia Colonna che gli si era rivoltata contro. Proprio a Perugia trovò la morte, secondo le cronache per una banale indigestione di fichi, ma si sospettò dei Colonna e di un veleno noto come Acqua Tofana o Acquetta di Perugia. Il suo successore, eletto a Perugia dopo undici mesi di sede vacante, Clemente V, sottomesso all’autorità del re di Francia, Filippo il Bello, spostò la sede papale a Carpentras, in Francia. E’ passato alla storia per aver sospeso, nel 1307, l’Ordine dei Templari. Il suo successore, Giovanni XXII spostò la sede papale ad Avignone, dove rimase, sotto l’influenza e il diretto controllo del Re di Francia, sino al 1377. Il 27 gennaio di quell’anno, infatti, Papa Gregorio XI, fortemente sollecitato anche da Caterina da Siena, fece il suo ritorno trionfale in Roma. Ad Avignone continuarono tuttavia a eleggere Papi (passati poi alla storia come antipapi) in contrapposizione a quelli che venivano eletti a Roma. Nel tentativo di riconciliare le parti, durante il Concilio di Pisa del 1409, si stabilì che entrambi i Papi in carica erano eretici e scismatici, e si procedette all’elezione di un nuovo Papa, e poi anche del suo successore, prima di riportare la completa autorità a Roma col Concilio di Costanza (1414-1417). In un certo periodo quindi, dal 1409 al 1414 vi furono contemporaneamente tre Papi. L’elezione di Martino V (Oddone Colonna) alla fine del 1417, ricompose lo scisma. La Chiesa seguì la cronologia dei papi secondo la linea “romana” indicando come antipapi gli avignonesi e i pisani. L’ultimo Papa ad interessare il periodo storico dominato dai Trinci a Foligno, fu Eugenio IV, il cui pontificato iniziò nel 1431 e terminò, con la sua morte, nel 1447.

Papi della Chiesa Cattolica
Papa Stemma Nome secolare Provenienza Pontificato
Clemente V Bertrand de Gouth Regno di Francia 1305-1314
Giovanni XXII Jacques Duèse Regno di Francia 1316-1334
Benedetto XII Jacques Fournier Regno di Francia 1334-1342
Clemente VI Pierre Roger Regno di Francia 1342-1352
Innocenzo VI Etienne Aubert Regno di Francia 1352-1362
Urbano V Guillaume de Grimoard Regno di Francia 1362-1370
Gregorio XI Pierre Roger de Beaufort Regno di Francia 1370-1378
Urbano VI Bartolomeo Prignano Regno di Napoli 1378-1389
Bonifacio IX Pietro Tomacelli Regno di Napoli 1389-1404
Innocenzo VII Cosma Migliorati Regno di Napoli 1404-1406
Gregorio XII Angelo Correr Repubblica di Venezia 1406-1415
Martino V Oddone Colonna Stato Pontificio 1417-1431
Eugenio IV Gabriele Condulmer Repubblica di Venezia 1431-1447


Antipapi
Papa Nome secolare Provenienza Pontificato
Avignone
Clemente VII Roberto di Ginevra Regno di Francia 1378-1394
Benedetto XIII Pedro Martínez de Luna y Pérez de Gotor Regno d'Aragona 1394-1423
Clemente VIII Gil Sánchez de Muñoz Regno d'Aragona 1423-1429
Benedetto XIV Jean Carrier Regno di Francia 1430-1437
Pisa
Alessandro V Pietro Filargo Creta 1409-1410
Giovanni XXIII Baldassarre Cossa Regno di Napoli 1410-1415
Savoia
Felice V Amedeo VIII di Savoia Savoia 1439-1449

Guelfi e Ghibellini

I termini Guelfi e Ghibellini, derivati dalle due famiglie rivali dei Welfen e degli Staufer in lotta per la successione imperiale nella prima metà del XII secolo, denominarono nella penisola italiana della seconda metà del medesimo secolo due fazioni politiche che sostenevano rispettivamente Papato e Impero. In un primo momento i due partiti non ebbero il significato che poi acquistarono successivamente. Furono ambedue partiti imperiali: uno, quello che poi prese il nome di Guelfo, sostenne vari pretendenti della casa di Baviera, tra cui, alla morte di Enrico VI, Ottone IV di Brunswick; l'altro, che poi prese il nome di Ghibellino, portava sugli scudi Federico II. Soltanto più tardi, i Guelfi si sarebbero schierati, non più dalla parte di un Imperatore, ma da quella del Papa. La stessa denominazione di Guelfi e Ghibellini fu un'invenzione linguistica di Firenze, che ebbe straordinaria diffusione in Italia prima e in tutta l'Europa poi.

Origini della casata dei Trinci, Storia e Leggende

Sull'origine dei Trinci non mancarono scrittori apologetici che intrecciarono leggende circa le origini della famiglia, discesa, a loro dire, da Trincio, duca di Forum Flaminii e padre di Landolfo, noto capitano dei Romani, il quale avrebbe anche dato il nome a Foligno, o addirittura da Troia, come cantò per cortigianeria il Vescovo di Foligno, Federico Frezzi, nel "Quadriregio".

Origine Longobarda

Molto più seriamente si può affermare che tale famiglia abbia avuto origine Longobarda e precisamente da Monaldo I, figlio di Mauringo, figlio di Ildebrando della stirpe di Liutprando, e Duca di Spoleto.
La discendenza longobarda della famiglia Trinci è provata dalle formule spesso da loro usate in varie scritture: “Qui ex natione longobardorum profiteor” oppure “secundum lex nostra longobardorum”, di giudizio secondo la legge longobarda, anziché Salica o Romana. E’ noto che i Longobardi, trascorso il periodo dell'invasione con le usuali e conseguenti distruzioni, seppero con il tempo amalgamarsi con i Latini dei quali rispettarono gli usi e per buona parte ne accettarono la religione, cercando di assimilarne la cultura.
I Trinci rimasero nella sfera del Sacro Romano Impero con gli Imperatori Carolingi (800-899) quando Carlo Magno, sceso in Italia, si rifiutò di cedere Spoleto, da cui dipendeva Foligno, al Papa. Successivamente i Trinci passarono sotto gli Imperatori di Sassonia (962-1024) e infine sotto casa di Franconia Hohenstaufen (1027-1250). Per la loro origine, per la loro posizione nella gerarchia imperiale, come per le investiture ricevute, parteggiarono per l'Impero e tale condotta mantennero fino alla morte di Corradino (1288). Su questo influì forse anche la parentela per comune origine con i conti di Coccorone di Antignano, pronotai e siniscalchi imperiali e come tali potentissimi, dai quali, forse, ricevettero in seguito l'eredità sia politica che territoriale.
Lo storiografo dei Trinci, Durante Dorio da Leonessa, fissa come capostipite dei Trinci Ildebrando, Duca di Spoleto nell’anno 773, della stirpe di Luitprando e Ildebrando, Re dei Longobardi. Confermato nella sua carica da Carlo Magno nel 774, morì nel 778, dopo aver generato tre figli. Mauringo, l’ultimogenito, successe ai fratelli maggiori come Duca di Spoleto nell’anno 825 o 826. Nell'840 i Saraceni penetrarono nell'Italia centrale, portando morte e distruzione a Spoleto, Foligno, Trevi, Bettona, Bevagna, Spello, Assisi ed altri luoghi della provincia. Mauringo morì nell'845 e il Ducato passò a dei nipoti di Re Lotario; il figlio di Mauringo, Monaldo, nello stesso anno 845, fu nominato conte di Nocera, Gubbio e Tadino, con sede a Nocera e giurisdizione su Assisi, Foligno, Bevagna, Coccorone (l'attuale Montefalco) e Camerino. Il figlio di Monaldo, Roderico, Conte e Barone di Carlo Crasso Imperatore, viene indicato come il capostipite della famiglia dei Monaldeschi. Egli generò Carlo, Tancredi, Monaldo II e Corrado. Di questo Corrado si diceva che nell'anno 883 abitasse a Roma e che, conforme all'uso dei tedeschi, amasse "trincare" e bere bene, cosicché venne soprannominato "Trinca", nome che passò anche ai suoi discendenti.
Monaldo II[6], Conte di Nocera generò Roderico II e Corrado II. Corrado II fu Capitano e Conte di alcuni castelli nel Ducato di Spoleto. Nel 915, avendo i Saraceni occupato gran parte della campagna di Roma, della Calabria e della Puglia, il Papa, Giovanni X, sollecitò il Duca di Spoleto, Alberto, e tutti "li Principi e li Signori dell'Umbria", a unirsi agli eserciti della Chiesa per scacciare gli invasori. A Garigliano di Puglia, dove i Saraceni si erano fortificati, venne posto l'assedio da parte degli eserciti della Chiesa con, tra gli altri, il Conte Corrado.
A questo punto la tradizione ci dice che il valoroso e ingegnoso Corrado fece scavare una trincea dai suoi soldati in cui, con l'aiuto degli altri Principi, fece a pezzi un gran numero di Saraceni che, infine, soccombettero e lasciarono l'Italia. "Per haver Corrado trinciato e ridotto a pezzi i Saraceni nella trinciera da lui ordinata fu cognominato il Trincia, e li suoi discendenti di casa Trinci".
Il fratello, Roderico II, ebbe 5 figli: Ludovico, Monaldo III, Attone, Adalberto e Manfredi. I Monaldeschi di Orvieto discendono, secondo il Dorio, direttamente da Ludovico, mentre i Trinci discendono da Monaldo III, che era Gran Conte nella regione di Taino (Gualdo Tadino) e nel Ducato di Spoleto, nell’anno 989, con suo fratello Attone, il quale fu il capostipite degli Atti di Todi. Attone II, figlio di Attone, fu invece il capostipite degli Atti di Foligno. Tutti i figli di Roderico signoreggiarono nella zona di Nocera, Gubbio e Gualdo, dove edificarono Chiese, Castelli e Monasteri.
Monaldo III generò Offredo, Radulfo, Lupo, Arnulfo, Monaldo IV e Guisberga. Questi Conti militarono nelle fila dell'Imperatore Ottone III, salito al trono il 7 Dicembre 983. Offredo fu creato Conte d’Alviano, di Mevale e del Vicariato di Vascoli nell’anno 996 da Ottone III Imperatore.
Offredo ebbe 7 figli: Pandolfo, Ugolino, Radulfo, Buonconte, Monaldo VI, Gualtiero e Odorisio. I Conti Ugolino ed Odorisio, seguendo l'esempio e la tradizione degli antenati, eressero il Monastero di Santa Croce in Sassovivo, nell'anno 1070. L'origine longobarda dei Trinci viene ancora confermata da uno scritto, citato dal Dorio, in cui si legge: "Nos Ugolinus Comes filius q. Comitis Offredi, e Comitissa Ugolina uxor mea, qui profitemur nos ex natione nostra lege vivere Longobardorum". Il Conte Ugolino e sua moglie Ugolina generarono Gozzone, Gualtiero II, Suppone e Guittone.
Gualtiero II, Conte di Uppello e di altri castelli nel territorio di Foligno nel 1096, dotò il Monastero di molti beni e possedimenti e generò Alberto, che nel 1100 fu Abate di S. Croce di Sassovivo, Offredo III, Randone e Berardo.
Da Berardo discese Radulfo IV e da questi Berardo II, Capitano nell’Umbria di Federico I Imperatore nel 1155. Dal 1195 fu Capitano di Enrico VI Imperatore.
Il figlio di Berardo II, Corrado II, nel 1225 era Capitano di Bertoldo e di Ranaldo, creati Duchi di Spoleto da Federico II Imperatore. Essendo stati essi scomunicati dal Papa, Corrado II passò all’esercito pontificio. Nel 1227 era uno dei Capitani principali di Papa Gregorio IX e, a somiglianza del suo omonimo avo, “trinciò” molti nemici della Chiesa che avevano invaso l’Umbria. Per tale motivo assunse il nome di Trincia II ed i suoi successori si sarebbero poi chiamati de’ Trinci.
Nel 1228 era Capitano della fazione Guelfa ed aiutò il Cardinale Giovanni Colonna a recuperare Foligno per la Chiesa, dal momento che era stata occupata, l’anno precedente, da Corrado Guiscardo, Capitano di Federico II. Nel 1237 Foligno fece lega con Perugia, Spoleto, Todi, Gubbio, Nocera, Terni e Sangemini, tutte di parte Guelfa, ma nel 1240, il 31 di Gennaio, Federico II entrò in Foligno, conquistò la città, ne scacciò Corrado Trincia e i suoi seguaci, installandovi, come Vicario, Tommaso d’Aquino, Conte di Acerra e suo Capitano Generale nell’Umbria (Avo di San Tommaso d’Aquino).
I dominatori imperiali fortificarono Foligno, eressero nuove mura includendo al loro interno le contrade che precedentemente erano fuori, come le Poelle, e tutte le abitazioni che si affacciavano verso Perugia. L’edificazione di queste mura contravveniva ai patti stipulati con Perugia nel 1237. Corrado II morì intorno al 1250, dopo aver generato Corrado V, Berardo VI, Trincia III, Nardo e Piacenza. Lo stemma nobiliare dei Trinci si fa risalire a questo Corrado: “due teste, e colli a traverso di cavalli neri con le briglie in alto in campo bianco”.
Fin qui è stata evidente l’adesione dei Trinci alla causa imperiale; lo stesso Corrado II passò a Papa Gregorio IX solo dopo essere stato Capitano con le milizie di Federico II; l'unica eccezione della casa fu il figlio di lui, Trincia III che militò sempre con i Guelfi in opposizione a tutti i fratelli.
Per dimostrare l'apporto dato dai Trinci alla causa imperiale basta citare il documento di Clemente IV nel quale si legge “... e questo è l'incosciente fanciullo Corradino nipote di Federico, già Imperatore dei Romani e scacciato secondo giustizia da Dio e dal Vicario Suo. Suoi strumenti sono gli scellerati Guido Novello, Corrado Trincia e Corrado Capece”. l Trinci passarono alla parte guelfa solo dopo la morte di Corradino intuendo che, data la posizione geografica di Foligno, cosi vicina alla guelfa Perugia e maggiormente a Spoleto, da dove il Pontefice incombeva con la sua minacciosa presenza, la potenza della famiglia poteva derivare solo dalla Sede Apostolica e non più dal lontano Imperatore, la cui autorità, almeno in Umbria, era ormai solo formale.
Corrado V, primogenito di Corrado II (Trincia II), era chiamato Corrado Trinci (o anche Corrado Trinca, dall’uso di “trincare” il vino) e fu, nel 1252, Coppiere e Mastro Giustiziere dell’Imperatore Corrado (figlio di Federico II) nel Regno di Sicilia. In un documento del 10 Febbraio 1252, si legge:
"Dilectum fidele, familiarem nostrum, Conradum Trincha de Fulgineo, Regnorum nostrorum pinsernam, Capitaneum, Magistrum Iustitiarium, a Porta Rosena ad Farum, per totam Siciliam, eligimus.
Dalla morte dell’Imperatore Corrado, nel 1253, fino al 1259 fu Capitano di Re Manfredi di Sicilia e riconquistò in suo nome alcuni territori delle Marche come Fermo, San Severino e Camerino, facendosi Capo dei Ghibellini di Foligno, insieme a suo fratello Berardo VI ed ai Conti Brancaleone di Luco (Piediluco). Papa Alessandro IV scomunicò Manfredi e tutti i suoi seguaci, i quali si mantennero fedeli al Re fino alla sua morte, nel 1266. Nel 1268 fu Capitano Generale dell’Armata Pisana al seguito del nuovo Re, Corradino, figlio di Corrado Imperatore. A seguito della discesa in Italia di Carlo d’Angiò, che spazzò via la dinastia Sveva, i fratelli Corrado V e Berardo VI aderirono alla parte Guelfa. Nel 1288 Corrado V fu Podestà di Foligno insieme a Ferrata di Cresciarello Elmi, nobile folignate. Nel 1289 i fratelli Trinci furono entrambi ambasciatori per la pace con Perugia. Corrado V morì nel 1293.
Trincia III fu, invece, Capo della parte Guelfa di Foligno, avversario dei suoi stessi fratelli. Era stato esiliato da Foligno, insieme ai suoi seguaci e, nel 1254, a seguito della morte dell’Imperatore Corrado, costituì un grosso esercito, unendosi a Perugia, al Ducato di Spoleto, ai Monaldeschi d’Orvieto, agli Atti di Todi e ad altri Guelfi dell’Umbra, e mosse guerra contro la città di Foligno, sotto la guida del Podestà di Perugia, Giacomo da Ponte. L’esercito perugino devastò i territori circostanti, giungendo a deviare il corso del Topino verso Spello, e pose d’assedio Foligno. Foligno chiese la pace a costo di grandi umiliazioni giacché gli abitanti dovettero implorare a piedi nudi con le spade rivolte al petto: i Ghibellini folignati capitolarono, promettendo obbedienza e il rispetto del patti del 1237, demolendo le mura e le fortificazioni attorno alla città. Trincia III rientrò in Foligno, rimettendo la città sotto il dominio della parte Guelfa ecclesiastica, e ne fu Vicario in nome di Bonifacio, Rettore del Ducato di Spoleto.
Nel 1264, Anastasio di Filippo degli Anastasi, con l’aiuto dei suoi figli, Gerardo, Ermanno, Filippo e Corrado, si fece Capo dei Ghibellini e dei Popolari di Foligno, riprese il dominio della città e assunse il titolo di Gonfaloniere di Giustizia. Gli Anastasi dominarono Foligno fino al 1289, combattendo spesso contro i Guelfi, capitanati da Trincia III. Nel 1280, contravvenendo nuovamente ai patti con Perugia, gli Anastasi, e i Ghibellini di Foligno, vollero nuovamente fortificare la città, ricostruendone le mura, già dirupate dai perugini nel 1254. Più volte i perugini vennero a Foligno per demolire le mura ed ogni volta esse furono riedificate: nel Maggio 1283, nel Giugno 1288 e nel Luglio 1289.
Molte città umbre si unirono a Perugia nella guerra contro la solitaria Foligno, guerra motivata dalla lotta contro i Ghibellini, ma tale motivo non fu ritenuto giusto nemmeno dal Pontefice il quale, riusciti vani i suoi tentativi per far sospendere le ostilità, scomunicò Perugia e i suoi alleati e ottenne per Foligno il risarcimento dei danni subiti. La nostra città venne cinta d'assedio per sei lunghi mesi: fame, pestilenza, miseria, imperversavano in ogni vicolo; finalmente, la pace tra le due città venne stipulata, alla presenza del Cardinale Caetani, futuro Bonifacio VIII, e l'anno seguente Martino IV tolse la scomunica ai perugini. E’ da notare che dal 1284 al 1285, proprio durante il dominio dei Ghibellini, Martino IV ricoprì nominalmente la carica di Podestà di Foligno.
Le liti fra le due città, però, non finirono, ora per le mura, ora per le dame, tutto era pretesto per poter riprendere in mano le armi. Ripresa la città, Trincia III venne eletto Podestà di Foligno nel 1289. Morì nel 1298, dopo aver generato, con sua moglie Caterina Ranieri, nobile perugina, Nallo II, Ugolino VII e Maddalena. Ad aggravare le sorti della nostra città ci si mise anche il terremoto, violentissimo, del 1298, che arrecò ingenti danni e ridusse ad un cumulo di macerie molte abitazioni. Ad una definitiva riconciliazione tra le due città si arrivò solo dopo aver debellato gli Anastasi.
Alla morte di Trincia III, gli Anastasi ripresero il controllo della città con Corrado, figlio di Anastasio. Dalla parte Guelfa, nel 1303, fu nominato Capo Nallo II che, nel 1305, il 23 di Giugno, approfittando della favorevole e non ripetibile occasione che truppe perugine, comandate da Filippo Bigazzini e da Alfreduccio da Alviano, transitavano per il territorio dirette contro la ghibellina Spoleto, con il loro valido aiuto e alla testa dei fuoriusciti guelfi, entrò in Foligno, cacciandone Corrado Anastasi, i Consoli, i Priori, ed il Podestà. Corrado Anastasi si rifugiò a Todi con il resto della sua parte.
Nallo di Trincia venne eletto Capitano del Popolo. Questo fu l'inizio della Signoria dei Trinci in Foligno che durerà fino al 1439. In essa si identificherà il periodo più pieno e rigoglioso della storia di Foligno. Mentre i Trinci intuirono che la potenza della loro famiglia poteva derivare dalla Sede Apostolica, gli Anastasi, loro principali avversari, rimasero sempre fedeli all'Imperatore; ma la costante coerenza all'idea professata costò loro la perdita del favore popolare del cui aiuto avrebbero avuto bisogno nei momenti di maggior pericolo. I Trinci, passando al Pontefice, mantennero i privilegi, i beni ed ottennero numerose concessioni che servirono a formare e consolidare la loro fortuna. Anche la "falsa" amicizia e la fedeltà che conservarono verso la vicina e guelfa Perugia, servì a costruire una solida base del predominio su Foligno e l'espandersi della loro Signoria.
In ogni tempo però, i compromessi politici e i giochi di potere, sembrano essere stati alla base di arrivismi personali. Solo quando questa fedeltà darà segni di cedimento avrà inizio la fine della loro Casa che, tra l'altro, aveva anche saputo contrarre vincoli di cospicua parentela con quasi tutti i Signori Italiani: dagli Este ai Caetani, dai Visconti agli Orsini, dagli Sforza ai Montefeltro, ai Baglioni, tralasciando i minori e senza annoverare la ricercata amicizia di re transalpini quali Ludovico d'Ungheria.
Ai Trinci giovò la lunga lontananza dall'Italia della Sede Apostolica; l'aver difeso gli interessi terreni della Chiesa durante i tempi difficili del periodo Avignonese e l'ossequio, sia pure formale, procacciò loro l'appoggio del lontano Pontefice. La massima estensione territoriale fu raggiunta proprio in questo periodo sotto il vicariato di Corrado XI (1377-1386) e di Ugolino IX (1386-1415) durante il quale la Signoria comprendeva, oltre a Foligno, Bevagna, Montefalco, Bettona, Collemancio, Giano, Gualdo Cattaneo, Limigiano, Nocera, Pissignano, Trevi, Valtopina, Sellano, Colfiorito, Annifo oltre tutti i castelli disseminati nel territorio ed i presidi. Anche nel governo della città essi si dimostrarono, in certo qual senso, liberali. Superati i primi anni di assestamento della loro Signoria, lasciarono sopravvivere il tradizionale spirito ghibellino della città con un guelfismo molto moderato, accattivandosi così la devozione del popolo altamente dimostrata non solo in occasione dei vari tentativi di rientro degli Anastasi, ma maggiormente quando, per riscattare Corrado imprigionato dai Vitelleschi e malgrado le inaudite crudeltà di costui, fu raccolta la somma sufficiente per il suo riscatto.

Quanto sin qui esposto, permette di sollevare dei legittimi dubbi. Sono ben quattro, tutte diverse e circostanziate, le storie, o leggende, che spiegano l’origine del nome Trinci; non si può però fare a meno di notare che tutti e quattro i protagonisti di queste storie si chiamassero Corrado e che due di loro, a tre secoli di distanza, si chiamassero entrambi Corrado II. Da ciò si può dedurre che Trinca o Trincia furono solo dei soprannomi dettati dall'assonanza del cognome con fatti realmente avvenuti: quel che è certo è che i Trinci già ab antiquo ebbero sede in Foligno. E' da tener presente che "trincare" è un germanesimo (trinchen) e quindi il tedesco Corrado, per l'innato suo vizio di bere, si sarà portato tale appellativo dalla Germania. L’altra cosa da notare è che i Trinci erano sì Ghibellini, ma non disdegnarono mai di tenere un piede ben saldo nella Chiesa, sia che si trattasse di erigere Chiese e Monasteri, sia che si trattasse di dare i propri figli alla vocazione ecclesiastica, come testimoniano i diversi Vescovi, Abati, Santi e Beati che già questa famiglia annoverava prima della Signoria su Foligno.

Note

  1. Il titolo di Re dei Romani venne portato dagli Imperatori del Sacro Romano Impero dopo essere stati eletti come imperatori, ma prima di essere stati sottoposti alla cerimonia di incoronazione da parte del Papa. Era generalmente utilizzato come sinonimo o in abbinamento al titolo di Re d'Italia ed era connesso all'affermazione del concetto della personalità del diritto. Nell'epoca in cui il titolo venne inizialmente adoperato non esisteva più un concetto statuale di un diritto applicabile a tutti gli abitanti di un territorio, poiché i singoli popoli germanici che avevano invaso l'impero, applicavano ciascuno il proprio diritto, mentre la popolazione di origine latina, i Romani, continuavano ad applicare il diritto romano. Perciò con l'espressione di Re dei Romani (abbinata a volte anche a quella di Rex Germanorum cioè Re dei Germani) l'imperatore germanico confermava la propria sovranità anche sui sudditi della nazione latina.
  2. Re d'Italia è stato un titolo utilizzato da numerosi sovrani a partire dal Medioevo, in particolare dagli imperatori del Sacro Romano Impero, che fino a Carlo V d'Asburgo (1500-1558) regnavano nominalmente sull'Italia centro-settentrionale. Venne attribuito al primo sovrano germanico dell'Italia, Odoacre, e fu in seguito utilizzato anche da Ruggero II d'Altavilla dal 1130 al 1135, da Napoleone Bonaparte dal 1805 al 1815 e quindi dai sovrani di casa Savoia dal 1861 al 1946. Solo quest'ultimi, a cui solitamente ci si riferisce con tale titolo, regnarono effettivamente sull'intera penisola.
  3. I Vespri siciliani sono un evento storico avvenuto a Palermo nel 1282. Questo diede avvio a una serie di guerre, chiamate "guerre del Vespro" per la conquista della Sicilia, conclusesi con il trattato di Avignone del 1372. Dopo la morte di Corrado, la sconfitta di Manfredi a Benevento e la decapitazione a Napoli il 29 ottobre 1268 dell'ultimo e pericoloso pretendente svevo Corradino, il Regno di Sicilia era stato definitivamente assoggettato al sovrano francese Carlo I d'Angiò. In Sicilia la situazione si era fatta particolarmente critica per una generalizzata riduzione delle libertà baronali e, soprattutto, per una opprimente politica fiscale. L'isola, da sempre fedelissima roccaforte sveva, che dopo la morte di Corradino aveva resistito ancora per alcuni anni, era ora il bersaglio della rappresaglia angioina. I nobili siciliani offrirono allora la corona di Sicilia a Pietro III d'Aragona, marito di Costanza, ultima degli Svevi, figlia del defunto re Manfredi. Nel primo scontro tra Angioini ed Aragonesi, Carlo fu sconfitto nel settembre 1282 e fece ritorno a Napoli, lasciando la Sicilia nelle mani di Pietro III. Ebbe inizio così un ventennale periodo di guerre per il possesso dell'isola.
  4. A partire dal IV secolo la Diocesi di Roma divenne proprietaria di immobili e terreni, frutto delle donazioni dei fedeli. Il patrimonio terriero del Vescovo di Roma era denominato Patrimonium Sancti Petri perché le donazioni erano indirizzate ai santi Pietro e Paolo.
  5. Dopo Benedetto XI (morto nel 1304) la Santa Sede iniziò a subire l'influenza politica della componente francese. I transalpini fecero trasferire la sede pontificia ad Avignone e monopolizzarono per lungo tempo i conclavi, facendo eleggere solo pontefici francesi. Fu il periodo detto della Cattività Avignonese.
  6. Monaldo II era figlio di Roderico, Conte e Barone di Carlo Crasso Imperatore. Il padre di questi, Monaldo, fu creato Conte di Nocera da Lotario Imperatore. Il padre Mauringo, era Duca di Spoleto nell’829, succeduto a suo padre Ildebrando che governava il Ducato dal 775 ed era della stirpe di Ildebrando Re dei Longobardi.