Utente:Postmaster/sandbox
Le taverne sono il cuore dei Rioni. Ogni contrada ne possiede una ed è qui che si concentra l'aggregazione e la passione del Popolo della Quintana. I piatti proposti sono quelli della tradizione umbra, accompagnati dai migliori vini del territorio. Da un punto di vista architettonico sono molto interessanti perché hanno permesso di riscoprire suggestive cantine o altre parti di antichi edifici. Un folto gruppo di rionali si presta come volontario per il servizio di sala. Ragazzi e ragazze in costume accolgono con cortesia i numerosissimi avventori, folignati e non, ospiti in città per assistere alla Giostra o comunque per vivere una parte della grande Festa.
Dagli inizi degli anni '70, i Rioni cominciarono a dotarsi di una Taverna, ricavata da un locale dei numerosi palazzi seicenteschi della Città, in cui poter consumare cibi semplici nell'atmosfera medioevale. L'evoluzione di questo fenomeno fu rapida e costante, già nel 1976 si istituì la prima "Gara Gastronomica" tra i Rioni, i cibi proposti erano diventati più complessi e più aderenti al periodo storico. Nel corso degli anni, le Commissioni Artistiche rionali si sono addentrate sempre di più nella conoscenza di quello che era il "banchetto barocco" studiando sui testi dell'epoca non soltanto i segreti della preparazione dei cibi, ma anche l'addobbo, la presentazione dei piatti ed il contorno di musici ed attori che allietavano il Principe ed i suoi ospiti. Balli, musiche, rappresentazioni teatrali e spettacoli di magia accompagnano la Giuria durante la degustazione dei piatti, e concorrono al punteggio finale.
Tre sono i Rioni che si vantano di aver “inventato” le taverne: il Cassero, il Giotti e il Contrastanga. In realtà nel 1968, i dirigenti del Rione Cassero, nello scantinato molto caratteristico di Palazzo Gentili-Spinola vollero approntare in modo rustico una forma di accoglienza con cibi molto semplici. Il successo fu notevole. L’anno seguente la medesima esperienza fu praticata dal Rione Giotti e dal Rione Contrastanga. Bisognerà giungere al 1976 perché le taverne rionali potessero assumere una fisionomia ben precisa. I Rioni divennero, per questa occasione, “pionieri”, ricavando le loro taverne negli angoli più riposti degli antichi scantinati, tanto che fondi e cantine tornarono a risplendere. In linea di massima, esse sono attigue, se non addirittura facenti parte dello stesso complesso edilizio della sede rionale.