La prima Giostra della Quintana dell'era moderna
Domenica 15 settembre 1946, ore 16:00
I rintocchi della Campana del Comune richiamano la folla sulla piazza e per le vie.
Il corteo entra nel campo sportivo agli ordini del Maestro di Campo, Mario Rossi, e dei due Capitani del Popolo: Francesco Ciri e Alvaro Bellucci.
Dopo un giro d'onore tra i frenetici applausi dell'enorme folla, il Maestro di Campo dà solennemente inizio alla Giostra.
Iniziò così l'avventura della Giostra della Quintana nell'era moderna.
La prima Giostra
I Cavalieri scesero in campo, ricevendo la lancia dalle mani della propria dama, nel seguente ordine:
Cronaca
Dopo aver riverito il pubblico, il Cavaliere, chiamato a gran voce dal Maestro di Campo, si portava presso il carro trionfale e, salutata la sua Dama, secondo il costume di quei tempi, riceveva dalle mani di quest'ultima la lancia e quindi si appressava al punto di partenza.
Al segnale del rullio dei tamburi e degli squilli di trombe, dopo aver bene speronato il cavallo, il Cavaliere iniziava la corsa e compiva il percorso in tre giri di pista.
La Giostra consiste nel saper infilare, di galoppo la lancia, che tiene in resta, nel cerchio di ferro, che sostiene la Quintana nel braccio destro e di non farlo cadere prima dei quattro metri, a partire da dove è fissata la statua.
Ogni anello infilato vale 30 punti. Se durante il percorso il Cavaliere perde o il cappello, la spada, il mantello, per quella volta non acquista punteggio, anche se ha infilato bene.
Sia la caduta della lancia o del Cavaliere comporta la squalifica. Ritornando alla Giostra diremo che dopo tutte le prove dei singoli Cavalieri, il punteggio massimo era stato conseguito, a pari merito, dal "Fedele" di Croce Bianca e da "l'Ardito" del Badia. La giuria tecnica stabilì le eliminatorie.
Vincitore della nobilissima gara riuscì il Cavalier Fedele, Gian Livio Sorbi, della Croce Bianca.
Un uragano di applausi accolse il vincitore, che appressatosi alla sua graziosa Dama, ricevette dalle mani trepidanti di madonna Marisa Rossi il segno "del meritato premio".
Con il Palio nella destra, il vincitore fece il giro d'onore intorno al campo fra gli evviva e gli applausi della folla delirante.
Al secondo giro si accodarono gli altri nove cavalieri che, lancia nella destra in resta, compirono una brillante carica, degna dei Moschettieri di Richelieu.
Il Palio venne vinto dal Fedele di Croce Bianca, GianLivio Sorbi, in sella a Isabella. I cavalli utilizzati non erano certamente purosangue, ma onesti quadrupedi che, nel resto dell’anno, svolgevano tutt’altra attività; tra di essi c’era anche il “morello” utilizzato per il trasporto delle salme al cimitero. La pista all’interno del Campo Sportivo era un ovale, da percorrersi in senso antiorario; la statua della Quintana era posta sotto la Tribuna Centrale e i Cavalieri vi arrivavano dall’odierna “curva figuranti” in direzione dell’odierna “curva piscina”. Contrariamente a quanto avveniva nel Medio Evo, i Cavalieri non dovevano colpire la statua, ma infilare gli anelli, com’è al presente. Oltre al “prezioso Palio e sorriso di Madonna Illustre” era previsto un premio in denaro per il vincitore, 10.000 lire, che il Fedele GianLivio Sorbi devolvette all’orfanotrofio locale; inoltre parte del ricavato dell’incasso della Giostra della Quintana fu devoluto in beneficenza all’Asilo Infantile Garibaldi di Foligno (£ 5.000), all’Orfanotrofio Maschile (£ 40.000) ed al Ricovero di Mendicità (£ 10.000).
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