Niccolò Trincia Trinci: differenze tra le versioni

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<!-- FINE GENEALOGIA -->
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=== Discendenza ===
== Matrimonio e discendenza ==
Da sua moglie, Tora di Rodolfo da Varano, Signore di Camerino, ebbe quattro figlie.
Niccolò Trincia Trinci sposò nel 1404 Tora di Rodolfo da Varano, Signore di Camerino.
Tora sopravvisse al marito fino al 1453.
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<poem style="border: 1px solid #7B7B7B; background-color: #F5FAFF; padding: 5px;">
<small>'''Rodolfo da Varano'''. Podestà di Macerata, che nel 1385 gli fu ceduta dal zio Giovanni. Nel 1399 succedette al padre nella Signoria col titolo di Podestà del Reggimento della Custodia, e del Governo della città di Camerino e suo contado. Bonifacio IX gli confermò tutte le grazie e privilegi, che la sua casa aveva ricevuto dagli antecedenti pontefici. Innocenzo VII nel 1404 gli diè in vicariato Penna S. Giovanni nella diocesi di Fermo col canone d’una mula, ed alcuni aggiungono, che gli concedesse anche Civitanuova. Gregorio XII nel 1406 lo investì a titolo di vicariato della terra di Montefortino. Fino a questo giorno Rodolfo godè pace e sicurezza ne’ suoi stati, ma avendo Gregorio voluto spogliare de’ loro possessi nella Marca i Migliorati nipoti del defunto pontefice, nacquero tali sconvolgimenti in quella provincia, che non fu difficile a Ladislao re di Napoli di profittare dell’opportunità per invadere gli stati pontifici, aspirando in seguito al dominio dell’Italia. Rodolfo [...] si tenne sempre saldo nell’amicizia con Braccio di Montone, che combatteva contro Ladislao. Morto Ladislao nel 1414 i Perugini, non volendo trovarsi esposti al risentimento di Braccio, ch’era fuoruscito di Perugia, si rivolsero alla protezione di Carlo Malatesta signor di Rimini. Rodolfo prese le armi contro di loro, in appoggio della fazione di Braccio di Montone. La guerra terminò nel 1416 con una battaglia, in conseguenza della quale Braccio entrò in Perugia come Signore, ed il Malatesta entrò in Camerino come prigioniero. Eletto finalmente Martino V dopo lunghissimo scisma nel 1417, Rodolfo che in tempo del Concilio non era mai stato molestato sul possesso delle sue signorie, ne ricevette conferma dal nuovo Papa. Non fu così fortunato Braccio che fu scomunicato, ma Rodolfo prese a cuore l’amico suo, che fu ricevuto in grazia da Martino V nel 1418. Fino dal 1410 in Camerino s’erano scoperti indizj di malcontento contro i loro dominatori. I figli di Rodolfo v’erano odiati pel loro orgoglio, e per la loro prepotenza. Le perorazioni di Braccio, ch’era stimato grand’uomo di guerra, avevano fortunatamente calmato lo sdegno de’ Camerinesi. Una congiura fu scoperta nel 1417, e gli autori furono puniti. Nel 1421 cercò di liberare il figlio Berardo, prigioniero nella torre di Nocera Umbra. Rodolfo morì nel 1424, 2 maggio, nella villa di Beldiletto padre di 64 figlj, ed avo dei signori di Lucca, Perugia, Padova e Rimini. Fu cagione della sua fine il rammarico della morte di Braccio, ch’era divenuto suo genero, e che era stato ucciso alla battaglia dell’Aquila. Pochi anni dopo la sua morte nacquero le dissensioni domestiche, che fecero perdere alla famiglia la Signoria di Camerino.</small>
<small>Rodolfo si sposò tre volte ed ebbe numerosi figli.</small>
<small>'''Pompeo Litta - Famiglie celebri d'Italia'''</small>
</poem>
Tora da Varano generò quattro figlie femmine e sopravvisse al marito fino al 1453.


==== Ambrosina ====
=== Ambrosina ===
Sposata con Mario Cima, la cui famiglia perse nel 1423 la Signoria di Cingoli.
Sposata con Mario Cima, la cui famiglia perse nel 1423 la Signoria di Cingoli.


==== Faustina ====
=== Faustina ===
Sposata con Lodovico Lodovisi di Assisi.
Sposata con Lodovico Lodovisi di Assisi.


==== Bianchina ====
=== Bianchina ===
Sposò nel 1423 Guid'Antonio Manfredi, Signore di Faenza.
Sposò nel 1423 Guid'Antonio Manfredi, Signore di Faenza.


==== Elisabetta ====
=== Elisabetta ===
Nel 1418 sposò Oddo Fortebraccio<ref><small>Oddo Fortebraccio nacque a Città di Castello il 15 febbraio 1410 da una relazione extraconiugale di Andrea Fortebraccio, noto come Braccio da Montone, con una ragazza del luogo. Sebbene nato al di fuori del matrimonio, venne comunque riconosciuto e cresciuto dal padre e dalla sua prima moglie, Elisabetta Armanni, che non poteva avere figli. Nel 1418 fu concordata una promessa di matrimonio tra Oddo ed Elisabetta Trinci. In tal modo, il padre consolidò un'alleanza familiare che gli assicurò il totale controllo dell'Italia centrale. Oddo Fortebraccio prese parte nel 1424 alla guerra dell'Aquila scatenata dal padre Braccio, il quale appoggiava la causa degli Aragonesi di Alfonso V d'Aragona, pretendenti al trono del Regno di Napoli a discapito degli Angioini, e che nel conflitto perse la vita. Nello stesso anno divenne podestà di Città di Castello e represse delle rivolte popolari in detta località, a Spello e a Cesi. In agosto dello stesso anno passò con Niccolò Piccinino a servire la Repubblica di Firenze, dalla quale ottenne un comando di 1500 lance. Stazionò in Romagna, dove assediò Tredozio e Rocca San Casciano. Il 1º febbraio 1425 si diresse insieme a Niccolò Piccinino nel territorio di Marradi per frenare le scorrerie di Angelo della Pergola; qui cadde vittima di un agguato da parte della popolazione locale ordito dal Piccinino in persona. Dopo vari spostamenti, il suo corpo fu portato a Montone per la sepoltura. Oddo era cresciuto sui campi di battaglia con il padre sin da fanciullo, amato e rispettato dalle truppe, ed era destinato ad esserne il naturale successore. Lo aveva ben capito Niccolò Piccinino che, messosi al suo servizio, apparentemente per proteggerlo, con la sua morte ne trasse indubbiamente vantaggio.</small></ref>, figlio di Braccio da Montone; avevano entrambi otto anni.
Nel 1418 sposò Oddo Fortebraccio<ref><small>Oddo Fortebraccio nacque a Città di Castello il 15 febbraio 1410 da una relazione extraconiugale di Andrea Fortebraccio, noto come Braccio da Montone, con una ragazza del luogo. Sebbene nato al di fuori del matrimonio, venne comunque riconosciuto e cresciuto dal padre e dalla sua prima moglie, Elisabetta Armanni, che non poteva avere figli. Nel 1418 fu concordata una promessa di matrimonio tra Oddo ed Elisabetta Trinci. In tal modo, il padre consolidò un'alleanza familiare che gli assicurò il totale controllo dell'Italia centrale. Oddo Fortebraccio prese parte nel 1424 alla guerra dell'Aquila scatenata dal padre Braccio, il quale appoggiava la causa degli Aragonesi di Alfonso V d'Aragona, pretendenti al trono del Regno di Napoli a discapito degli Angioini, e che nel conflitto perse la vita. Nello stesso anno divenne podestà di Città di Castello e represse delle rivolte popolari in detta località, a Spello e a Cesi. In agosto dello stesso anno passò con Niccolò Piccinino a servire la Repubblica di Firenze, dalla quale ottenne un comando di 1500 lance. Stazionò in Romagna, dove assediò Tredozio e Rocca San Casciano. Il 1º febbraio 1425 si diresse insieme a Niccolò Piccinino nel territorio di Marradi per frenare le scorrerie di Angelo della Pergola; qui cadde vittima di un agguato da parte della popolazione locale ordito dal Piccinino in persona. Dopo vari spostamenti, il suo corpo fu portato a Montone per la sepoltura. Oddo era cresciuto sui campi di battaglia con il padre sin da fanciullo, amato e rispettato dalle truppe, ed era destinato ad esserne il naturale successore. Lo aveva ben capito Niccolò Piccinino che, messosi al suo servizio, apparentemente per proteggerlo, con la sua morte ne trasse indubbiamente vantaggio.</small></ref>, figlio di Braccio da Montone; avevano entrambi otto anni.
Oddo morì nel 1425, quindicenne, in Romagna, combattendo per i Fiorentini contro il Duca di Milano.
Oddo morì nel 1425, quindicenne, in Romagna, combattendo per i Fiorentini contro il Duca di Milano.
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<small>N.B.: Le immagini a corredo di queste pagine hanno uno scopo puramente illustrativo. Non sono in alcun modo collegate con l'iconografia, reale o presunta, dei fatti e dei personaggi a cui sono accostate.</small>
<small>N.B.: Le immagini a corredo di queste pagine hanno uno scopo puramente illustrativo. Non sono in alcun modo collegate con l'iconografia, reale o presunta, dei fatti e dei personaggi a cui sono accostate.</small>
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[[Categoria:I Trinci]]


== Note ==  
== Note ==  

Versione attuale delle 06:41, 22 ott 2021

Niccolò Trincia Trinci (... - 10 Gennaio 1421) fu l'ottavo Signore di Foligno, dalla morte del padre Ugolino III fin quando non venne assassinato, il 10 Gennaio 1421, da un suo castellano per vendetta personale. Era sposato con Tora, figlia di Rodolfo da Varano, Signore di Camerino; sua figlia Elisabetta andò in sposa a Oddo di Braccio Fortebraccio.

Stato
Titoli
Capitano del Popolo Gonfaloniere di Giustizia
Vicario Apostolico
Predecessore Successore
Ugolino III de' Trinci Corrado III de' Trinci
Inizio Signoria Fine Signoria
11 maggio 1415 10 gennaio 1421
Ascendenza
Ugolino III de' Trinci Costanza d'Aldobrando Orsini
Consorte
Tora di Rodolfo da Varano
Discendenza
Ambrosina Faustina
Bianchina Elisabetta

Biografia e Note Storiche

Alla morte di Ugolino III, tre dei suoi numerosi figli, Niccolò Trincia, Bartolomeo e Corrado, diedero vita a una sorta di gestione corale del potere, pur designando il maggiore come Vicario Pontificio, ufficialmente investito della carica, che comprendeva anche Nocera, da Papa Giovanni XXII.
Nel 1418 servì, assieme ai fratelli, la Repubblica di Firenze. Nello stesso anno si imparentò con il suo grande amico Braccio da Montone, dando in sposa sua figlia Elisabetta al figlio di Braccio, Oddo - poi conosciuto anche come Oddone - entrambi di soli otto anni.
L'amicizia con la famiglia Fortebraccio fece deviare i Trinci dalla loro tradizionale politica papale; Niccolò soccorse Braccio nelle sue imprese contro Martino V, e questo fu un grande errore per uno che governava per concessione della Chiesa.
Nel 1420 fu però alla corte di Martino V, in Firenze, dove si adoperò, di concerto con i Fiorentini, per conciliare Braccio con il Papa.
Niccolò venne descritto come "severo con crudeltà e libertino con violenza", lasciando intendere che la sua brutta fine se l'era un po' preparata da solo.
Si innamorò di Orsolina di Nicolò da Catagnone della Fratta di Trevi, la bellissima e giovane moglie di Pietro di Pasquale di Vagnolo da Rasiglia, Castellano di Nocera, e ne fu contraccambiato. Le sue troppo frequenti visite al castello destarono però i sospetti di Pietro, il quale, avuta la certezza di essere tradito dalla moglie, dissimulando il suo risentimento, studiò come vendicarsi dell'oltraggio subito e allo stesso tempo liberarsi dal giogo dei Trinci.
Il 10 gennaio del 1421, Niccolò e i suoi fratelli, Bartolomeo e Corrado, vennero invitati dal Castellano a una grande battuta di caccia nelle selve di Nocera, unitamente ai Signori di Fabriano e Matelica, ai Varano di Camerino e altri. L'intento di Pietro era di riunire insieme le sue prede nello stesso luogo, per poterle poi eliminare tutte con una sola azione; tutti aderirono e intervennero alla caccia, a eccezione di Corrado, che fu trattenuto all'ultimo momento da impegni imprevisti.
Quella stessa notte Niccolò e Bartolomeo vennero assassinati da Pietro e dai suoi uomini: Niccolò nel proprio letto, in una stanza del castello; Bartolomeo, che alloggiava invece in una locanda, venne fatto chiamare con un pretesto prima dell'alba, e venne assassinato non appena mise piede nel castello.
I sogni e le speranze di Pietro si infransero però già prima che il sole fosse alto; egli aveva sperato di sollevare il popolo contro la famiglia Trinci, ma non trovò alcun seguito, vuoi per l'efferatezza dei suoi crimini o vuoi, più probabilmente, per il concreto timore della vendetta che Corrado, l'unico superstite, avrebbe preteso.
E infatti, non appena raggiunto dalla notizia, Corrado si recò a Nocera, accompagnato da Braccio da Montone, dove si abbandonò a una rappresaglia di rara ferocia e crudeltà, un evento passato alla storia come "l'eccidio di Nocera".

Vedi pagina dedicata: L'eccidio di Nocera

Genealogia

Genealogia di Niccolò Trincia di Ugolino III de' Trinci, VIII° Signore di Foligno


Matrimonio e discendenza

Niccolò Trincia Trinci sposò nel 1404 Tora di Rodolfo da Varano, Signore di Camerino.

Rodolfo da Varano. Podestà di Macerata, che nel 1385 gli fu ceduta dal zio Giovanni. Nel 1399 succedette al padre nella Signoria col titolo di Podestà del Reggimento della Custodia, e del Governo della città di Camerino e suo contado. Bonifacio IX gli confermò tutte le grazie e privilegi, che la sua casa aveva ricevuto dagli antecedenti pontefici. Innocenzo VII nel 1404 gli diè in vicariato Penna S. Giovanni nella diocesi di Fermo col canone d’una mula, ed alcuni aggiungono, che gli concedesse anche Civitanuova. Gregorio XII nel 1406 lo investì a titolo di vicariato della terra di Montefortino. Fino a questo giorno Rodolfo godè pace e sicurezza ne’ suoi stati, ma avendo Gregorio voluto spogliare de’ loro possessi nella Marca i Migliorati nipoti del defunto pontefice, nacquero tali sconvolgimenti in quella provincia, che non fu difficile a Ladislao re di Napoli di profittare dell’opportunità per invadere gli stati pontifici, aspirando in seguito al dominio dell’Italia. Rodolfo [...] si tenne sempre saldo nell’amicizia con Braccio di Montone, che combatteva contro Ladislao. Morto Ladislao nel 1414 i Perugini, non volendo trovarsi esposti al risentimento di Braccio, ch’era fuoruscito di Perugia, si rivolsero alla protezione di Carlo Malatesta signor di Rimini. Rodolfo prese le armi contro di loro, in appoggio della fazione di Braccio di Montone. La guerra terminò nel 1416 con una battaglia, in conseguenza della quale Braccio entrò in Perugia come Signore, ed il Malatesta entrò in Camerino come prigioniero. Eletto finalmente Martino V dopo lunghissimo scisma nel 1417, Rodolfo che in tempo del Concilio non era mai stato molestato sul possesso delle sue signorie, ne ricevette conferma dal nuovo Papa. Non fu così fortunato Braccio che fu scomunicato, ma Rodolfo prese a cuore l’amico suo, che fu ricevuto in grazia da Martino V nel 1418. Fino dal 1410 in Camerino s’erano scoperti indizj di malcontento contro i loro dominatori. I figli di Rodolfo v’erano odiati pel loro orgoglio, e per la loro prepotenza. Le perorazioni di Braccio, ch’era stimato grand’uomo di guerra, avevano fortunatamente calmato lo sdegno de’ Camerinesi. Una congiura fu scoperta nel 1417, e gli autori furono puniti. Nel 1421 cercò di liberare il figlio Berardo, prigioniero nella torre di Nocera Umbra. Rodolfo morì nel 1424, 2 maggio, nella villa di Beldiletto padre di 64 figlj, ed avo dei signori di Lucca, Perugia, Padova e Rimini. Fu cagione della sua fine il rammarico della morte di Braccio, ch’era divenuto suo genero, e che era stato ucciso alla battaglia dell’Aquila. Pochi anni dopo la sua morte nacquero le dissensioni domestiche, che fecero perdere alla famiglia la Signoria di Camerino.
Rodolfo si sposò tre volte ed ebbe numerosi figli.
Pompeo Litta - Famiglie celebri d'Italia

Tora da Varano generò quattro figlie femmine e sopravvisse al marito fino al 1453.

Ambrosina

Sposata con Mario Cima, la cui famiglia perse nel 1423 la Signoria di Cingoli.

Faustina

Sposata con Lodovico Lodovisi di Assisi.

Bianchina

Sposò nel 1423 Guid'Antonio Manfredi, Signore di Faenza.

Elisabetta

Nel 1418 sposò Oddo Fortebraccio[1], figlio di Braccio da Montone; avevano entrambi otto anni. Oddo morì nel 1425, quindicenne, in Romagna, combattendo per i Fiorentini contro il Duca di Milano.


N.B.: Le immagini a corredo di queste pagine hanno uno scopo puramente illustrativo. Non sono in alcun modo collegate con l'iconografia, reale o presunta, dei fatti e dei personaggi a cui sono accostate.


Note

  1. Oddo Fortebraccio nacque a Città di Castello il 15 febbraio 1410 da una relazione extraconiugale di Andrea Fortebraccio, noto come Braccio da Montone, con una ragazza del luogo. Sebbene nato al di fuori del matrimonio, venne comunque riconosciuto e cresciuto dal padre e dalla sua prima moglie, Elisabetta Armanni, che non poteva avere figli. Nel 1418 fu concordata una promessa di matrimonio tra Oddo ed Elisabetta Trinci. In tal modo, il padre consolidò un'alleanza familiare che gli assicurò il totale controllo dell'Italia centrale. Oddo Fortebraccio prese parte nel 1424 alla guerra dell'Aquila scatenata dal padre Braccio, il quale appoggiava la causa degli Aragonesi di Alfonso V d'Aragona, pretendenti al trono del Regno di Napoli a discapito degli Angioini, e che nel conflitto perse la vita. Nello stesso anno divenne podestà di Città di Castello e represse delle rivolte popolari in detta località, a Spello e a Cesi. In agosto dello stesso anno passò con Niccolò Piccinino a servire la Repubblica di Firenze, dalla quale ottenne un comando di 1500 lance. Stazionò in Romagna, dove assediò Tredozio e Rocca San Casciano. Il 1º febbraio 1425 si diresse insieme a Niccolò Piccinino nel territorio di Marradi per frenare le scorrerie di Angelo della Pergola; qui cadde vittima di un agguato da parte della popolazione locale ordito dal Piccinino in persona. Dopo vari spostamenti, il suo corpo fu portato a Montone per la sepoltura. Oddo era cresciuto sui campi di battaglia con il padre sin da fanciullo, amato e rispettato dalle truppe, ed era destinato ad esserne il naturale successore. Lo aveva ben capito Niccolò Piccinino che, messosi al suo servizio, apparentemente per proteggerlo, con la sua morte ne trasse indubbiamente vantaggio.

Bibliografia

Archeo Foligno n° 2 - Marzo-Aprile 2007
Biografie dei Capitani Venturieri dell'Umbria - Ariodante Fabbretti - Montepulciano - 1843 - Tip. Angiolo Fumi
Bollettino della Pro Foligno - Anno 11º numero 2, Febbraio 2011
Compendio della Storia di Fuligno - Giuseppe Bragazzi - Foligno - 1858 - Tipografia Tomassini
Del Palazzo Trinci in Foligno - Don Michele Faloci Pulignani
Di Corrado Trinci, tiranno e mecenate umbro del quattrocento – Medardo Morici – Bollettino della Regia deputazione di Storia Patria per l’Umbria – Volume XI – Unione Tipografica Cooperativa – Perugia - 1905
Fragmenta Fulginatis Historiae - Don Michele Faloci Pulignani
Frammenti degli Annali di Spoleto dal 1305 al 1424 - Parruccio Zampolini
Gli affreschi del Palazzo Trinci a Foligno - Mario Salmi
I Gabrielli da Gubbio e i Trinci da Foligno nella storia della Repubblica Fiorentina - G. degli Azzi
I Priori della Cattedrale di Foligno – Don Michele Faloci Pulignani – Bollettino della Regia deputazione di Storia Patria per l’Umbria – Volume XX – Unione Tipografica Cooperativa – Perugia - 1914
Il Vicariato dei Trinci - Don Michele Faloci Pulignani
Istoria della Famiglia Trinci - Durante Dorio - Foligno - 1638 - Agostino Alteri
La Gazzetta di Foligno - 1988/89 - articoli di Federica Ferretti
La cronaca del Trecento italiano - Carlo Ciucciovino
Le arti e le lettere alla Corte dei Trinci - Don Michele Faloci Pulignani
Le concessioni del Cardinale Giovanni Vitelleschi al Comune di Foligno - Don Michele Faloci Pulignani
Novella cinquantesima quinta - Novelle - Matteo Bandello - Firenze - 1832 - Tipografia Borghi e compagni
Prima edizione a stampa della Divina Commedia – Studi II - Piero Lai
Storia del Comune di Spoleto dal Secolo XII al XVII – Achille Sansi – Stabilimento di P. Sgariglia – Foligno - 1879
Una contrastata impresa di Giacomo Trinci abate di Sassovivo (1412-1440) - Mario Sensi
Vita del Beato Paolo, detto Paoluccio, de' Trinci da Fuligno - – Lodovico Jacobilli - 1627 – Agostino Alteri – Foligno
Vite de’ Santi e Beati di Foligno – Lodovico Jacobilli – Agostino Alteri – Foligno - 1628
Wikipedia per le note e le varie voci.
Pro Trevi – Famiglia Manenti
Santi e Beati
Enciclopedia Treccani Online
WikiDeep
http://www.beatangelinadimarsciano.it/Paoluccio.htm
https://www.santosepolcrofolignoonlus.it/

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