Palazzo Trinci
Palazzo Trinci è il principale edificio della Piazza Grande di Foligno, oggi chiamata Piazza della Repubblica; riconducibile allo stile tardogotico, contiene un notevole pacchetto di affreschi del Quattrocento, realizzato da Gentile da Fabriano e da alcuni suoi collaboratori. Inoltre, nelle sue enormi aree, ospita la Pinacoteca Civica, il Museo Archeologico e il Museo Multimediale dei Tornei, delle Giostre e dei Giochi.
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Edificio storico | |
Antica residenza dei Trinci | |
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Ubicazione | |
Piazza della Repubblica | Foligno |
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Utilizzo | |
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Storia
La realizzazione dell’edificio si deve a Ugolino III Trinci, il quale, durante il suo mandato, acquistò case e torri già esistenti ai margini della piazza, confinanti con la propria abitazione e di proprietà della famiglia di mercanti Ceccarelli. Secondo alcune fonti storiche, tra il 1389 e il 1407 Ugolino diede incarico ad architetti e tecnici di sua fiducia di mettere in atto una energica opera di ristrutturazione ed ampliamento degli edifici in questione, allo scopo di realizzare il grandioso complesso che tutti conosciamo. Altri storici, come il Dorio, il Campilli e il Guardabassi, sostengono che Ugolino III si limitò a rilevare la proprietà del complesso fatto costruire da Giovanni Ceccarelli, senza apportare alcuna modifica alle strutture murarie. La ricostruzione più accreditata vuole che, agli inizi del Quattrocento, casa Trinci fosse frequentata da un folto gruppo di studiosi ed umanisti; uno di questi, Francesco da Fiano, diede a Gentile da Fabriano lo spunto per la realizzazione dei vari affreschi che in seguito avrebbero caratterizzato le varie sale del palazzo, e che sarebbero rimasti nel tempo come una vera e propria enciclopedia fotografica della cultura di quell’epoca. Dopo la cacciata dei Trinci, nel 1439, il palazzo divenne la dimora dei Governatori Pontifici; nei secoli successivi fu danneggiato da importanti eventi, che di volta in volta hanno portato a delle profonde ristrutturazioni. Il terremoto del 1832 provocò il crollo della facciata, che dieci anni dopo fu ricostruita in stile neoclassico, molto simile a quello del vicino Palazzo Comunale, ad opera di Vincenzo Vitali su progetto di Odoardo Poggi e Sigismondo Ferretti. Una volta sancita l’Unità d’Italia, il palazzo fu riconvertito ad uso di pubblici uffici, ospitando, negli anni, la Pretura, il Demanio e il Monopolio; per qualche tempo fu anche la caserma della Guardia di Finanza. Nel 1944 i bombardamenti bellici danneggiarono seriamente il cortile, che fu ristrutturato nel 1949; infine, è stata necessaria una lunga e faticosa ricostruzione dopo il disastroso terremoto del 1997, al termine della quale sono state ricollocate tutte le raccolte civiche.
Descrizione
Attualmente si presenta a prima vista con un aspetto neoclassico, essendo rimasti dei paramenti quattrocenteschi solo nel lato che si affaccia in via XX Settembre e in alcuni tratti del cortile; in origine era collegato ai palazzi limitrofi da alcuni cavalcavia, di cui oggi sopravvive solo quello che porta alla Cattedrale di San Feliciano. L’impatto visivo che si presenta dopo l’ingresso attraverso il portico è in stile neogotico; la scalinata e le finiture del cortile non sono quelle originali, ma risalgono ad una ristrutturazione operata nel 1937 da Cesare Bazzani. La scala del cortiletto interno, in stile gotico, è quella originale; agli inizi era a cielo aperto, attualmente è coperta da un lucernaio. Le sale più preziose, decorate con gli affreschi più famosi, sono al secondo piano. In cima alla scala c’è la Sala di Sisto IV, così chiamata perché fu questo Papa a commissionare, nel 1475, la ristrutturazione del soffitto per farvi raffigurare il proprio stemma; gli affreschi di questa sala furono restaurati nel 1930. Dalla parte opposta troviamo la Loggia di Romolo e Remo, espressamente richiesta dai Trinci per concretizzare un parallelo fra la loro famiglia ed i fondatori di Roma e decorata da affreschi di Gentile da Fabriano. Proseguendo nella visita si accede alla Cappella, contenente affreschi di Ottaviano Nelli risalenti al 1424. Sulla volta si trovano lo Sposalizio di Gioacchino e Anna, l'Annuncio dell'Angelo, l'Incontro alla Porta Aurea e la Nascita di Maria; nelle lunette, Presentazione di Maria al Tempio e Annunciazione; alle pareti, dalla sinistra dell'altare, Natività di Gesù, Adorazione dei Magi, Presentazione di Gesù al Tempio, Annuncio a Maria della prossima morte da parte dell'Angelo, congedo degli Apostoli da Maria, Dormitio Virginis, Funerali della Vergine, Assunzione di Maria. Al di fuori del ciclo mariano sono raffigurati inoltre la Crocifissione e i santi Antonio Abate, Domenico, Giovanni Battista e Francesco che riceve le stimmate. Dalla loggia si entra nella Sala delle Arti Liberali e dei Pianeti, la più famosa del palazzo, e si accede a quello che dall’interno sembra un corridoio, ma è il cosiddetto Ponte Sospeso, che collega il Palazzo con la Cattedrale. In questa zona troviamo frammenti di opere di Gentile da Fabriano ovvero raffigurazioni di Romolo, Scipione, Giosuè, David, Giuda Maccabeo, Cesare, Alessandro Magno e Goffredo di Buglione; inoltre ci sono frammenti di rappresentazioni simboliche delle età dell’uomo. Il tutto frutto di un faticoso lavoro di restauro dopo che le pareti, nel tempo, erano state, per così dire, sovrascritte dall’apporto di un nuovo intonaco. Nella Sala dei Giganti si possono ammirare quindici delle venti figure di personaggi della Storia Romana realizzate in origine da Gentile e dai suoi collaboratori: Augusto, Tiberio, Camillo, Fabrizio, Curio Dentato, Manlio Torquato, Cincinnato, Marcello, Scipione l'Africano, Muzio Scevola, Catone, Mario, Publio Decio, Nerone e Fabio Massimo. Inoltre, in questa sala e nei locali limitrofi, sono ospitati quadri ed opere archeologiche in precedenza collocati altrove, come le sette teste di età romana, rappresentanti le Sette Età dell’Uomo, inizialmente piazzate all’esterno della Loggia, o alcuni dipinti e rilievi recuperati dal vicino Palazzo Comunale. A completare il secondo piano troviamo la Pinacoteca Civica; il Museo Archeologico sorge invece al primo piano. Quando fu costituito, nel 1762, fu organizzato nel cortile; danneggiato dai bombardamenti, fu spostato nella collocazione attuale. Ospita materiali di epoca romana e tardo-romana e risultanze di scavi provenienti da Santa Maria in Campis e da Plestia (Colfiorito). L’assemblamento della collezione è dovuto principalmente allo storico Ludovico Jacobilli.
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Gli affreschi di Gentile da Fabriano
Nel biennio 1411/12 Gentile da Fabriano stazionò a Foligno per eseguire, su commissione di Ugolino III Trinci, il grosso degli affreschi che tuttora decorano Palazzo Trinci. L’opera, sviluppata su progetto dell’umanista Francesco da Fiano, intendeva rappresentare concretamente la continuità tra l’Impero Romano e la signoria dei Trinci. Di sicuro, Gentile ricevette un lauto compenso per i lavori svolti nella Sala dei Giganti, nella Sala delle Arti Liberali e dei Pianeti e nella Loggia di Romolo e Remo. Sono state rinvenute di recente delle documentazioni che attestano un ulteriore compenso ricevuto per aver realizzato dei dipinti non meglio precisati ed una tavoletta raffigurante la Madonna. Allegato a questo ultimo atto c’è anche un elenco degli artisti che avevano collaborato con Gentile: Jacopo da Venezia, Paolo Nocchi da Foligno, Francesco Giambono da Bologna, ma residente a Foligno, e Battista di Domenico da Padova. Secondo alcuni storici, Jacopo da Venezia potrebbe essere Jacopo Bellini, ma da un più attento esame delle date si deduce che all’epoca tale artista era poco più che bambino. Non vi è traccia, invece, della presenza di Niccolò da Verona, al quale in un primo momento dei critici specializzati avevano attribuito alcuni affreschi. Una volta deposti i Trinci, i Governatori Pontifici cercarono di cancellarne la memoria storica, arrivando ad occultare le opere di Gentile e dei suoi soci; gran parte delle figure dei Giganti furono recuperate nel 1864 sfasciando un mezzanino realizzato, non si sa da chi, creando un piano di calpestìo opposto al sottotetto. Altri affreschi riemersero nel 1919, ma la vera e propria restituzione delle opere allo splendore antico si è realizzata solo con la ristrutturazione post-sismica messa in atto nel 2000, grazie anche al ritrovamento di alcune carte che hanno consentito di individuare tutte le opere rimaste nascoste e di segnalare all’attenzione della critica specializzata il vero valore storico e artistico degli affreschi presenti nel palazzo.
La Loggia di Romolo e Remo
E’ un ciclo di affreschi realizzato da Gentile da Fabriano tra il 1411 e il 1412. L’intento dell’opera voleva essere quello di rappresentare l’avvento dei Trinci al potere come la nascita di una nuova Roma, evidenziando le analogie con la storia dei fondatori della Capitale. Attualmente gli affreschi sono disposti su due pareti della loggia affacciata sul cortiletto della scala gotica, originariamente a cielo aperto; purtroppo vaste porzioni sono rimaste irrimediabilmente rovinate dagli occultamenti messi in atto nei secoli successivi. La prima scena raffigura il Tempio delle Vestali, illustrato in modo molto somigliante alla Basilica di San Marco a Venezia, in cui Gentile aveva realizzato dei lavori appena prima di arrivare a Foligno. Le nove vestali indossano vestiti del Quattrocento; in una zona laterale, Rea Silvia si accoppia con Marte. Nella seconda scena è rappresentata la Nascita di Romolo e Remo, ambientata in un palazzo gotico; nella terza il ritrovamento dei gemelli da parte del pastore Faustolo, che li porta alla moglie Acca Larentia. La scena sotto l’arco illustra la condanna di Rea Silvia ad essere sepolta viva; infine la quinta e la sesta scena, molto danneggiate, mostrano l’assedio di Albalonga e la deposizione di Amulio, re di Roma e padre di Rea Silvia. Nello spazio sottostante le suddette opere, in una cavità di una parete, è stato rinvenuto il rilievo di Ermes con la capra, ulteriore testimonianza della volontà di evidenziare il legame col glorioso passato romano.
Il Ponte Sospeso
Le pitture del Ponte Sospeso, progettate da Gentile prendendo spunto da artisti francesi e realizzate da pittori folignati, furono ritrovate nel biennio 1918/19. In realtà il Ponte è il cavalcavia che attraversa l’antica Strada di San Giacomo e che collegava il palazzo con le stanze dei sacerdoti poste sopra la navata della Cattedrale. Oggi ai visitatori si presentano gli affreschi e le sinopie sottostanti; quelle della parete sinistra, però, provenienti dalla Sala delle Arti Liberali e dei Pianeti, non combaciano con le scene dipinte. E’ stato accertato che in origine, su questo lato, era stato abbozzato il ciclo delle Età dell’Uomo, poi trasferito totalmente sulla parete opposta, probabilmente per un ripensamento da parte di Gentile volto ad ottimizzare lo spazio a disposizione. Sicuramente da attribuire a Gentile il ciclo di Prodi e delle Sette Età dell’Uomo, composto da delle figure allineate sotto finte nicchie. Gli eroi, di cui vengono evidenziati il rango aristocratico e l’abbigliamento militare, si presentano sopra una pedana di sostegno. Si va da Romolo a Scipione l’Africano, via via fino ai Nove Prodi della tradizione medioevale francese, ovvero Giosuè, Davide, Giuda Maccabeo, Ettore, Giulio Cesare, Alessandro Magno, Re Artù, Carlo Magno e Goffredo di Buglione. Parecchie di queste figure risultano irrimediabilmente danneggiate nelle metà inferiori. Va detto che il tema delle Sette Età dell’ Uomo era molto sentito a Foligno: in Piazza della Repubblica si trovavano un tempo sette teste romane su tale tema, poggiate su delle mensole; ne troviamo altrettante nei tondi della vicina Sala delle Arti Liberali e dei Pianeti. Nel Ponte Sospeso sono rappresentate sette figure sullo sfondo di un “ giardino della vita “: Infanzia, Adolescenza, Giovinezza, Virilità, Maturità, Vecchiaia, Decrepitezza. Il significato delle figure è rappresentato da delle pergamene scritte in francese antico e tenute in mano da angeli in volo. L'Infanzia è rappresentata da un bambino che gioca con una frusta, l'Adolescenza da un giovanetto che scocca una freccia verso l'alto, la Giovinezza da un uomo a cavallo, la Virilità da uno in piedi con un mazzo di fiori in mano, la Maturità da un uomo seduto che legge un libro, la Vecchiaia da un anziano con le stampelle, e la Decrepitezza con un uomo dalla barba bianca che scruta il cielo attendendo la fine dell'esistenza.
La Sala dei Giganti
Per lungo tempo si è ritenuto che le opere presenti in questa sala risalissero al 1424, anno in cui Ottaviano Nelli realizzò le decorazioni della Cappella; l’errore fu provocato dalla convinzione che tale data fosse riportata sulla gamba dello Scipione. Inizialmente, nei vari nicchioni delle pareti, trovavano posto venti figure monumentali, di cui oggi ne sopravvivono quindici; all’ingresso della sala erano riportati dei versi, ora non più leggibili, che chiarivano il contenuto dell’opera, e che dicevano più o meno: "Se ti piacciono le inclita gesta di uomini così famosi, nutri il tuo sguardo nell'osservarli, e uno per uno passali in rassegna attentamente." Il ciclo parte dalla parete breve opposta all’ingresso; in apertura si incontravano Romolo e Giulio Cesare, oggi andati perduti. Proseguendo nel cammino, troviamo Ottaviano Augusto, Tiberio, Camillo, Furio Camillo, Fabrizio, Marco Curio Dentato, Tito Manlio Torquato, Cincinnato, Marco Marcello, Scipione l'Africano. Segue poi una serie di personaggi in costumi quattrocenteschi, probabilmente membri di Casa Trinci; quindi la rappresentazione riprende raffigurando Muzio Scevola, Catone Uticense, Caio Mario, Publio Decio, Claudio Nerone, Fabio Massimo. Infine, sono andati perduti Caligola, Pompeo e Traiano. Le figure si appoggiano su di un supporto a riquadri bianchi e neri; in alto furono inizialmente posti i monogrammi celebrativi di Casa Trinci, sostituiti nel 1477 da quelli di Papa Sisto IV. Il materiale giunto ai giorni nostri testimonia l’esecuzione unitaria dell’opera, assimilabile allo stile tardogotico.
La Sala delle Arti Liberali e dei Pianeti
Per arrivarci bisogna passare dalla Loggia di Romolo e Remo. Metà della sala è occupata dalla rappresentazione delle Arti Liberali, del Trivio, del Quadrivio e della Filosofia, sotto forma di figure femminili impegnate nell’istruzione di fanciulli; nell’altra metà sono raffigurati i Pianeti, intervallati da dischi iridati in cui troviamo immagini che alludono alle Età dell’Uomo ed alle Ore del Giorno. Le varie rappresentazioni sono legate fra loro da un filo logico, derivante dal “De nuptii Philologiae et Mercuris“ di Marziano Cappella (metà del V Secolo) integrato con altre fonti letterarie; agli occhi dei più esperti non sfuggono i richiami alla Fontana Maggiore di Perugia. L’ispirazione delle Età dell’Uomo fu data invece sicuramente dai “Documenti d’Amore“ di Francesco da Barberino e forse dal “Saporetto“ di Simone de’ Prodenzani di Orvieto. Al momento della sua creazione, in realtà, la stanza fu chiamata “Sala delle Rose“, prendendo spunto dal fiore araldico dei Trinci; un’attenta osservazione del fregio superiore delle pareti mette in evidenza le lettere “FA“, riconducibili al motto "Fides Adiuvat". Nella parte bassa delle pareti troviamo dei graffiti di nomi antichi, attribuiti all’opera vandalica di non meglio precisati soldati pontifici intenzionati a sfregiare la sala. La prima "arte" che si incontra a sinistra del camino è la Grammatica, una donna che insegna a leggere a un giovane scolaro; seguono la Dialettica, una vecchia che stringe con la mano dei serpenti, simbolo di ingegno e astuzia, e la Musica, che suona attentamente un organetto portatile e tocca delle campanelle con una bacchetta. Sulla parete di fondo la Geometria, che tiene con la destra una sezione di cerchio e un compasso, al centro la Filosofia (purtroppo perduta al centro), Regina delle Arti, che doveva impugnare un disco a fasce concentriche simboleggiante il sistema planetario, e a sinistra l'Astronomia, che controlla quello che sta scritto su un libro aperto sulle sue ginocchia indicando con la sinistra un astrolabio. Sulla parete ovest si incontrano poi l'Aritmetica, che aiuta un giovane allievo a contare, e la Retorica, donna di età avanzata che, davanti a un fanciullo, stringe con la destra un libro e con la sinistra una verga, simbolo di "auctoritas". I pianeti sono rappresentati invece sull'altra metà della stanza, secondo l'ordine del giorno della settimana, non quello astronomico. Ciascun pianeta è vicino a un medaglione con una personificazione di un'Età vicina a un edificio decorativo e, nell'iride, una rappresentazione del sole e della luna a diverse angolazioni, simboleggianti le ore del giorno. A destra del camino si individua la Luna, su un carro trainato da cavalli bianchi e vicina a un tondo con una vecchia, simbolo della Decrepitezza, nella cui iride il sole è nella posizione del Mattutino. Marte è poi rappresentato a figura intera come un poderoso guerriero, armato di spada e di lancia, vicino al tondo che simboleggia l'Infanzia, con un bambino che cavalca un bastone per gioco, e il sole gli astri nella posizione dell'Aurora. Sulla parete sud Mercurio, riconoscibile dai calzari alati, e nel tondo una donna che si guarda in uno specchio, emblema della Puerizia, col sole all'ora Terza. Vengono poi Giove, figura quasi perduta per l'apertura della nuova finestra, il quale scaglia saette, e l'Adolescenza (un giovane che offre un serto d'alloro alla Puerizia) col sole sulla Sesta. Sulla parete ovest si trovava Venere, oggi perduta, con la Giovinezza, ovvero una donna che educa un bambino nell'ora Nona. Anche il successivo Saturno è quasi scomparso e doveva reggere l'attributo della falce; nel tondo si doveva trovare la Maturità all'ora del Vespro. Meglio conservato è il Sole, sul lato opposto alla lune, che guida un carro rosso con quattro cavalli dello stesso colore, e il tondo simboleggiante la Vecchiaia e l'ora della Compieta. Nel complesso quindi ogni pianeta/divinità protegge un'età e un'ora del giorno, secondo la scolastica medievale; ogni ora inoltre è propizia per una disciplina in particolare, individuabile in quella sul lato opposto, lungo la diagonale. Sono assenti invece i riferimenti ai segni zodiacali, che si incontrano invece, ad esempio, nella Rocca di Angera. Anche in questa sala i personaggi raffigurati si presentano omogenei, denotando la realizzazione unitaria dell’opera, classificata come tardogotica.
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La Pinacoteca Civica di Foligno
E’ considerata il museo più importante di Foligno e raggruppa, in otto sale, opere di artisti in gran parte locali, ma comunque molto conosciuti realizzate tra il XIV ed il XIX Secolo. E’ costituita da tre sezioni: opere del Trecento, ripartite in quattro sale, opere del Quattrocento, contenute in due sale, e due sale che ospitano le opere realizzate dal Cinquecento in poi. Il suo allestimento risale al 1870, subito dopo l’Unità d’Italia. In quel periodo ci fu una specie di rivolta contro le chiese, simbolo del potere vaticano: qualcuna fu sconsacrata, parecchie vennero distrutte. Volendo salvaguardare il patrimonio artistico di Foligno, le autorità decisero di staccare gli affreschi dalle pareti delle chiese cittadine e di radunarli nell’ex monastero di Santa Maria in Betlem. Ciò significa che all’inizio il museo era più piccolo ed ospitava molte meno opere di quello attuale. Il trasferimento a Palazzo Trinci avvenne nel 1935; negli anni seguenti la collezione fu arricchita da una nuova serie di opere, in primo luogo quelle di Niccolò di Liberatore, più conosciuto come Niccolò Alunno. Attualmente la Pinacoteca è così composta:
- Sala 1: affreschi con Storie della Passione (ignoto, XIV Secolo);
- Sala 2: gli affreschi Deposizione, Resurrezione, Pia Donna, Santa e Donne (ignoto, XIV Secolo);
- Sala 3: Cristo in Pietà (ignoto, fine XIV Secolo), Santa Caterina d’Alessandria (ignoto, fine Trecento), Trinità (ignoto, fine Trecento), Santi Lorenzo e Paolo (ignoto, fine Trecento), Due angeli e committente (ignoto, fine Trecento), Santa Margherita (ignoto, fine XIV Secolo), Santi Antonio Abate ed Elena (ignoto, fine XIV Secolo), Santa Caterina d’Alessandria (ignoto, fine XIV Secolo);
- Sala 4: Crocifissione e San Francesco (ignoto, inizi XV Secolo), Sant’Antonio Abate (ignoto, XV Secolo), Vergine Incoronata da Angeli (ignoto, XV Secolo), La Vera Croce (ignoto, XIV Secolo)
- Sala 5: Santa Caterina d’Alessandria (ignoto, prima metà XV Secolo), Annunciazione (Andrea Di Cagno, inizi Quattrocento), Madonna del Latte (Giovanni Mazzaforte, prima metà XV Secolo), San Benedetto riceve il cibo da un monaco (ignoto, prima metà XV Secolo), San Giovanni Battista (ignoto, seconda metà XV Secolo), Salita al Calvario (Giovanni Mazzaforte, 1428), Crocifissione (Giovanni Mazzaforte, 1428), Madonna della Misericordia (Giovanni Mazzaforte, 1428), Madonna con Bambino in Trono (Giovanni Mazzaforte, 1428)
- Sala 6 : Polittico di San Salvatore (Bartolomeo di Tommaso, 1432), Martirio di Santa Barbara (Bartolomeo di Tommaso, 1432), Madonna di Loreto (Bartolomeo di Tommaso, 1432), Santo Francescano e committenti (Bartolomeo di Tommaso, 1432), Madonna in Trono tra angeli e santi (Pierantonio Mesastris, seconda metà XV Secolo), Madonna e San Simeone (Pierantonio Mesastris, seconda metà XV Secolo), Crocifissione e Santi (Pierantonio Mesastris, seconda metà XV Secolo), Vergine Incoronata (Pierantonio Mesastris, seconda metà XV Secolo), Madonna con Bambino e Santi (Pierantonio Mesastris, seconda metà XV Secolo), Madonna e Santi (Pierantonio Mesastris, seconda metà XV Secolo), Angelo Annunziante (Benozzo Gozzoli, seconda metà XV Secolo), Madonna con Bambino (ignoto, seconda metà XV Secolo), Cristo in Pietà e Angeli (Niccolò Alunno, seconda metà XV Secolo), Stendardo processionale bifacciale (Niccolò Alunno, seconda metà XV Secolo), San Francesco (Niccolò Alunno, seconda metà XV Secolo), I Profeti (Niccolò Alunno con il figlio Lattanzio, XV Secolo), San Michele (Lattanzio, XV-XVI Secolo), San Rocco e il committente (Lattanzio, 1497) Copia del Trittico di Camerino (Carmine Palmieri, 1932)
- Sala 7 : Madonna di Loreto e Pietà (Ugolino di Gisberto, fine XV Secolo), Madonna e Angeli (Ugolino di Gisberto, fine Quattrocento), Madonna e Committente (Ugolino di Gisberto, fine Quattrocento), Madonna con Bambino e Santi (Ugolino di Gisberto, fine Quattrocento), Pietà e Madonna con Bambino (ignoto, seconda metà XV Secolo)
- Sala 8: Madonna con Bambino in Trono e Angeli, da Santa Lucia (Bernardino di Mariotto, 1550), Veduta di Foligno (Ascensidonio Spacca, XVII Secolo), Copia di Madonna di Foligno (Enrico Bartolomei, 1838), Madonna con Bambino e Santi (Feliciano de’ Muti, prima metà XVI Secolo), Sant’Amico (Bernardino Mesastris, XVI Secolo), Pietà e Santi (Bernardino Mesastris, 1543), Sant’Agostino in preghiera (Lattanzio, XVI Secolo), Madonna in Trono e Angeli (Bernardino di Mariotto, XVI Secolo), Madonna con Bambino (ignoto, prima metà XVI Secolo), Adorazione dei Magi (metà XVI Secolo), San Bartolomeo (inizi XVI Secolo), Martirio di Santa Caterina (Dono Doni, XVI Secolo), Natività (ignoto, XVI Secolo), Madonna e Santi (ignoto, XVI Secolo)
Il Museo Archeologico
Accanto alla Pinacoteca si trova il Museo Archeologico, composto in gran parte dalla collezione archeologica della Famiglia Trinci, costituita da reperti romani ed umbri. E’ diviso in due sezioni: la prima raccoglie i reperti più antichi, provenienti da località del territorio folignate o aree della periferia, risalenti ad un periodo che va dal VII al I Secolo a.C.; la seconda ospita materiale del I, II e III Secolo d.C., oltre a pezzi già facenti parte di altre raccolte antiquarie. Riorganizzato nel 2000, il museo si estende tra il piano terra, il mezzanino ed il primo piano del palazzo. Fra i pezzi più rilevanti in esso contenuti troviamo delle lapidi funerarie, delle urne cinerarie ed una tomba a cassa provenienti dalla necropoli di Santa Maria in Campis, oltre a dei mosaici di età romana e paleocristiana rinvenuti a San Giovanni Profiamma. Esiste anche una sezione distaccata del museo, l’Antiquarium di Colfiorito, ovvero l’antica Plestia, che ospita reperti rinvenuti dagli scavi nelle necropoli di quella zona.
Il Museo Multimediale dei Tornei, delle Giostre e dei Giochi
Inaugurata nel Febbraio 2001, questa sezione di Palazzo Trinci è un viaggio nel tempo e nello spazio, tra antichi cavalieri, tornei, nobili, dame, giochi e feste, con un’impostazione multimediale, interattiva e virtuale. Si passa da un’epoca all’altra attraverso i numerosi eventi rievocativi sparsi per l’Europa, allo scopo di valorizzare il patrimonio storico costituito dagli avvenimenti, da documenti, reperti e usanze legati a tali manifestazioni e che rappresentano un momento significativo nella vita sociale e comunicativa dell’intero continente. Di recente questo museo ha incorporato anche il materiale inizialmente classificato come Museo dell’Istituzione Comunale. Lo spunto per la creazione di quest’ultima struttura risale al 1633, quando fu redatto l’Inventario dei Mobili esistenti della Magnifica Comunità di Foligno. In tutto si trattava di venticinque ambienti e degli oggetti in essi presenti, classificati per sempre in un elenco comprendente tavoli, sgabelli, credenze, padelle, cocchiare, cappe e ferraioli; si tratta di un esaustivo elenco degli accessori usati dal potere pubblico, dal quale si può dedurre come si sono comportati, nel corso dei secoli, gli amministratori locali, in quanto non si parla solo meramente del guardaroba a loro disposizione ma anche dell’uso che ne è stato fatto. In particolare, si segnala un mobile-archivio elettorale del Seicento, il Mobile dei Sindaci delle Ville, caratterizzato dai biglietti per l’estrazione, che nei locali di questo museo viene messo a confronto con un analogo strumento usato invece ai primi del Novecento.
Note
Bibliografia
“Del Palazzo Trinci di Foligno“ - Michele Faloci-Pulignani
“Palazzo Trinci“, di Antonino Caleca e Bruno Toscano - 2009
“Palazzo Trinci di Foligno“, di Giordana Benazzi e Francesco Federico Mancini - 2001
“ GUIDA ROSSA – UMBRIA “, di Autori Vari per il Touring Club Editore – 1999
http://www.museifoligno.it/i-musei/palazzo-trinci
https://www.iluoghidelsilenzio.it/palazzo-trinci-foligno-pg/
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