Corrado III Trinci: differenze tra le versioni
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Quella che sembrava essere una posizione di forza, si rivelò invece piuttosto fragile: il 5 giugno 1424, nella battaglia di Pescara, Braccio venne ucciso e il suo potere, politico e militare, passò al figlio quattordicenne Oddo, il quale meno di un anno dopo venne tradito e ucciso da uno dei suoi luogotenenti, Niccolò Piccinino.<br> | Quella che sembrava essere una posizione di forza, si rivelò invece piuttosto fragile: il 5 giugno 1424, nella battaglia di Pescara, Braccio venne ucciso e il suo potere, politico e militare, passò al figlio quattordicenne Oddo, il quale meno di un anno dopo venne tradito e ucciso da uno dei suoi luogotenenti, Niccolò Piccinino.<br> | ||
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Papa Martino V, che non aveva osato sfidare militarmente Braccio, non perse tempo: appena messo a conoscenza della sua morte, inviò a Foligno il condottiero Francesco Sforza alla testa di tremila cavalli, con il perentorio ordine di togliere ai Trinci tutti i beni e le terre di appartenenza; le truppe pontificie occuparono in breve Bevagna, Trevi, Montefalco e Nocera. | Papa Martino V, che non aveva osato sfidare militarmente Braccio, non perse tempo: appena messo a conoscenza della sua morte, inviò a Foligno il condottiero Francesco Sforza alla testa di tremila cavalli, con il perentorio ordine di togliere ai Trinci tutti i beni e le terre di appartenenza; le truppe pontificie occuparono in breve Bevagna, Trevi, Montefalco e Nocera. | ||
Francesco Manenti, scampato alla strage della sua famiglia, si unì all’esercito dello Sforza inviando contro Foligno il Capitano Melchiorre da Pettino al comando di trecento cavalieri e duecento fanti. Lo Sforza, posto l'assedio a Foligno, prese contatti con alcuni nobili residenti nella città, che avrebbero dovuto facilitargli l'ingresso, ma la congiura fu scoperta. I capi di detta congiura erano Pietro di Aldobrandino ed Armaleone di Ranaldo Brancaleoni, fuoriusciti folignati.<br> | Francesco Manenti, scampato alla strage della sua famiglia, si unì all’esercito dello Sforza inviando contro Foligno il Capitano Melchiorre da Pettino al comando di trecento cavalieri e duecento fanti. Lo Sforza, posto l'assedio a Foligno, prese contatti con alcuni nobili residenti nella città, che avrebbero dovuto facilitargli l'ingresso, ma la congiura fu scoperta. I capi di detta congiura erano Pietro di Aldobrandino ed Armaleone di Ranaldo Brancaleoni, fuoriusciti folignati.<br> | ||
Corrado fu costretto a scendere a patti con lo Sforza, al quale fra l'altro promise in moglie la propria figlia, Faustina. Con il consenso del Pontefice, che concesse il perdono a Corrado e lo ripristinò come Vicario Pontificio, nominandolo anche "''Condottiero di Martino V''", lo Sforza tolse l'assedio a Foligno e assentì al matrimonio fra Faustina e Gianandrea Colonna, parente suo e del Papa. "''Nel tripudio di sontuose nozze, dettate solo da interessi terreni riguardanti la sua famiglia, e con l’inqualificabile assoluzione che lo rendeva complice moralmente di tante atrocità, il Pontefice irrideva alle tante innocenti vittime dello scempio di Nocera''". Papa Martino V lo inviò quindi alla conquista di Perugia, contro Oddo Fortebraccio, cosa che Corrado si guardò bene dal fare, continuando celatamente a favorire i nemici della Chiesa.<br> | Corrado fu costretto a scendere a patti con lo Sforza, al quale fra l'altro promise in moglie la propria figlia, Faustina. Con il consenso del Pontefice, che concesse il perdono a Corrado e lo ripristinò come Vicario Pontificio, nominandolo anche "''Condottiero di Martino V''", lo Sforza tolse l'assedio a Foligno e assentì al matrimonio fra Faustina e Gianandrea Colonna, parente suo e del Papa. "''Nel tripudio di sontuose nozze, dettate solo da interessi terreni riguardanti la sua famiglia, e con l’inqualificabile assoluzione che lo rendeva complice moralmente di tante atrocità, il Pontefice irrideva alle tante innocenti vittime dello scempio di Nocera''". Papa Martino V lo inviò quindi alla conquista di Perugia, contro Oddo Fortebraccio, cosa che Corrado si guardò bene dal fare, continuando celatamente a favorire i nemici della Chiesa.<br> | ||
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Nel 1428 riprese però le armi, riuscendo solamente ad aumentare il numero dei suoi nemici. L'aderenza con Francesco Sforza gli permise quindi di recuperare nuovamente il favore del Pontefice. | Nel 1428 riprese però le armi, riuscendo solamente ad aumentare il numero dei suoi nemici. L'aderenza con Francesco Sforza gli permise quindi di recuperare nuovamente il favore del Pontefice. | ||
Le concessioni fatte non procurarono comunque al Papa la gratitudine di Corrado che, trovandosi a Roma alla morte di Martino V, che era di casa Colonna, fu uno dei primi a correre al saccheggio del palazzo dei Colonnesi. <br> | Le concessioni fatte non procurarono comunque al Papa la gratitudine di Corrado che, trovandosi a Roma alla morte di Martino V, che era di casa Colonna, fu uno dei primi a correre al saccheggio del palazzo dei Colonnesi. <br> | ||
L'ascesa al soglio pontificio di Eugenio IV, che poteva annoverare tra i suoi amici, gli permise di essere confermato nel dominio, sebbene i Folignati, stanchi della tirannia e dei soprusi di Corrado, avessero fatto istanza al Papa per esserne liberati.<br> | L'ascesa al soglio pontificio di Eugenio IV, che poteva annoverare tra i suoi amici, gli permise di essere confermato nel dominio, sebbene i Folignati, stanchi della tirannia e dei soprusi di Corrado, avessero fatto istanza al Papa per esserne liberati.<br> | ||
Una serie di rivolte e di sottomissioni avevano sin'allora caratterizzato i rapporti tra Corrado Trinci e la Sede Apostolica, cui formalmente apparteneva l'alta sovranità su una parte dell'Umbria e nel cui nome, come Vicario, egli stesso governava Foligno, le terre di Gualdo Cattaneo e della Val Topina. L'ultima sollevazione risaliva al 1433, quando Corrado aveva ripreso le armi contro la Chiesa, per appoggiare le incursioni di Niccolò Fortebraccio<ref><small>Niccolò fu il figlio di un certo Jacopo, speziale di Sant'Angelo in Vado, e di Stella Fortebraccio, sorella del condottiero Braccio da Montone, dalla quale prese il cognome. </small></ref> e di Niccolò Piccinino contro i territori umbri di dominio pontificio da un lato, e dall'altro per contrastare i progressi delle milizie di Francesco Sforza, alla fine intesosi con il papa Eugenio IV, che lo aveva creato suo vicario nella Marca e Gonfaloniere di S. Romana Chiesa.<br> | Una serie di rivolte e di sottomissioni avevano sin'allora caratterizzato i rapporti tra Corrado Trinci e la Sede Apostolica, cui formalmente apparteneva l'alta sovranità su una parte dell'Umbria e nel cui nome, come Vicario, egli stesso governava Foligno, le terre di Gualdo Cattaneo e della Val Topina. L'ultima sollevazione risaliva al 1433, quando Corrado aveva ripreso le armi contro la Chiesa, per appoggiare le incursioni di Niccolò Fortebraccio<ref><small>Niccolò fu il figlio di un certo Jacopo, speziale di Sant'Angelo in Vado, e di Stella Fortebraccio, sorella del condottiero Braccio da Montone, dalla quale prese il cognome. </small></ref> e di Niccolò Piccinino contro i territori umbri di dominio pontificio da un lato, e dall'altro per contrastare i progressi delle milizie di Francesco Sforza, alla fine intesosi con il papa Eugenio IV, che lo aveva creato suo vicario nella Marca e Gonfaloniere di S. Romana Chiesa.<br> | ||
Il 21 di agosto del 1433, "''e fu di venerdì tra nona e vespro''", l’Imperatore Sigismondo della Casata di Lussemburgo venne da Roma in Foligno. Nominò Cavalieri, tra gli altri, il "''magnifico Messer Gulino, figliuolo dell’eccelso Signor Messer Corrado delli Trinci''"; il giorno seguente fece Cavaliere nella Chiesa di San Feliciano messer Nicolò e il "''magnifico et eccelso Signore, e donò a lui, e a i due suoi figliuoli cavalieri, una stola bianca per uno''". "''E fece Conte del Palazzo il detto Messer Corrado de’ Trinci''". <br> | |||
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Nel 1434 Montefalco si ribellò, scegliendo di assoggettarsi direttamente alla Chiesa; Corrado volò ad assediarla, in concorso con Niccolò Fortebraccio, e riuscì a occuparla.<br> | Nel 1434 Montefalco si ribellò, scegliendo di assoggettarsi direttamente alla Chiesa; Corrado volò ad assediarla, in concorso con Niccolò Fortebraccio, e riuscì a occuparla.<br> | ||
Francesco Sforza mosse nuovamente contro il Fortebraccio, inviando il fratellastro Leone Sforza a combatterlo, ma questi fu battuto e preso prigioniero. Nell'agosto del 1435, nella piana di Colfiorito, presso Camerino, le truppe del Fortebraccio vennero annientate dall'armata di Francesco Sforza; lo stesso Fortebraccio perdette la vita combattendo, e Leone Sforza venne liberato. <br> | Francesco Sforza mosse nuovamente contro il Fortebraccio, inviando il fratellastro Leone Sforza a combatterlo, ma questi fu battuto e preso prigioniero. Nell'agosto del 1435, nella piana di Colfiorito, presso Camerino, le truppe del Fortebraccio vennero annientate dall'armata di Francesco Sforza; lo stesso Fortebraccio perdette la vita combattendo, e Leone Sforza venne liberato. <br> | ||
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=== Marsobilia === | === Marsobilia === | ||
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====⇘ Carlo Oliva ==== | ====⇘ Carlo Oliva ==== | ||
====⇘ Brancaleone Oliva ==== | ====⇘ Brancaleone Oliva ==== | ||
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=== Ugone === | === Ugone === |
Versione attuale delle 09:31, 24 ott 2021
Corrado III de' Trinci (... – Soriano nel Cimino, 14 giugno 1441), figlio di Ugolino III, è stato un condottiero italiano, nono ed ultimo Signore di Foligno dal 20 Gennaio 1421 all'8 settembre 1439. Sposato in seconde nozze con Costanza Orsini di Monterotondo, ebbe diversi figli, molti dei quali lo seguirono nella sua tragica fine.
Biografia e Note Storiche
Unico superstite dell'"eccidio di Nocera"[1], fu l'ultimo della Signoria dei Trinci e rimase inviso a tutti per le particolari ed estreme crudeltà commesse, che furono causa di molti lutti, della perdita dello Stato, e della morte, sua e dei suoi figli.
Nemico dei papi, lottò sempre contro la Chiesa, cercando di sottrarsi alla dipendenza da essa, a cui era obbligato in qualità di Vicario. Facendosi beffe delle scomuniche, tormentò continuamente gli appartenenti al clero, spogliandoli dei loro privilegi e delle loro proprietà.
Prima di succedere a Niccolò, e assumerne tutti i titoli, Corrado compì una feroce vendetta contro i responsabili della morte dei fratelli.
Vedi pagina dedicata: L'eccidio di Nocera |
L'efferata crudeltà di Corrado suscitò lo sdegno e l'ira di Papa Martino V, il quale però si limitò a inviare un suo commissario a Foligno per frenare l’ira di Corrado, minacciandolo di scomunica. Corrado si fece beffe delle minacce del Papa, e venne dunque scomunicato, insieme a tutti coloro che gli si erano assoggettati, ovvero l'intera città di Nocera. A parte questo, Martino V credette opportuno astenersi, per il momento, da interventi di altro tipo. Foligno era circondata dallo Stato della Chiesa che assumeva di giorno in giorno maggiore consistenza, e inoltre, pur essendo le piccole sovranità della Marca e dell'Umbria tutte imparentate coi Trinci, nessuna di loro aveva interesse a formare una lega contro la Chiesa. Pur condividendo, in massima parte, le opinioni di Corrado, le signorie "amiche" erano maggiormente preoccupate dai loro stessi popoli, stanchi di essere tiranneggiati; infatti i Varano vennero di lì a poco tutti trucidati, e molte signorie cessarono presto di esistere, per l'intervento diretto del Pontefice.
Corrado poteva comunque contare, oltre che sul proprio ardire, anche sull'amicizia che lo legava a Braccio da Montone, anch'egli suo parente. Fu proprio Corrado, a Perugia nel 1423, a imporre solennemente la corona del Principato di Capua, in nome della Regina Giovanna II di Napoli, sul capo del suo grande amico.
Dopo aver ottenuto, in modo così tragico, “la signuria et lu dominiu”, uno dei primi atti di Corrado fu quello di conoscere il reale stato delle cose, e si fece pertanto redigere un preciso inventario dei suoi possedimenti. Tale documento, tuttora conservato negli archivi della Biblioteca Jacobilli, contiene l’elenco di tutti gli uffici civili e militari che dipendevano da Corrado: Podestà, Cancellieri, Castellani, custodi, soldati ecc. e tutti i dati a loro relativi, come data di elezione alla carica, durata della stessa, stipendio ecc. Questo documento, probabilmente redatto dal Cancelliere e Segretario di Corrado, ser Benedetto Rampeschi, è però incompleto e si riferisce solamente agli anni dal 1421 al 1424, ma è comunque più che sufficiente a dare un’idea dell’estensione dei domini dei Trinci e del potere che essi avevano.
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Nome volgare | Nome latino |
Rocca di Nocera | Roccha civitatis Nucerii |
Potestaria di Nocera | Potestaria civitatis |
Cancellaria di Nocera | Cancellaria civitatis |
Postignano | Roccha Pustignani |
Castelnuovo di Boschetto | Castrum novum vallis Buschecti |
Someregio | Someregium |
Chiugiano | Chiugianum |
Poggio Surrifa | Podium Surrife |
Poggio di Parrano | Podum Parrani |
Castiglione | Fortellitium Castiglioni |
Andolina | Fortellitium Andoline |
Annifo | Districtualia Civitas Fulginei, Castrum Annifi |
Colfiorito | Castrum et Turris Collis Floreti |
Roccafranca | Castrum et Roccha Aquefranche |
Verchiano | Castrum et Roccha Verchiani |
Rasiglia | Castrum et Roccha Rasilie |
Civitella | Castrum Civitelle |
Torre di Ser Angelo | Turris olim Ser Angeli |
S. Eraclio | Castrum et Turris Sancti Heracchii |
Serra | Castrum et Roccha Serre in Valle Topini |
Pasano | Fortetillium Pasani |
Valtopina | Podium Stazani et Vicecomes Vallis Topini |
S. Cristina | Fortetillium Sancte Christine |
Capodacqua | Castrum et Fortellitium Capudaque |
Agnano | Fortellitium Agnani |
Afrile | Turris Afrelis |
Gallano | Turris Sancti Stephani de Gallano |
Calestro | Fortellitium Calestri |
Podesteria di Montefalco | Terras Montisfalconis |
Cancelleria di Montefalco | Cancellaria |
Rocca di Montefalco | Roccha magna Montisfalconis |
Cassero di Montefalco | Cassarectum dicte Terre |
Fortilizio di Montefalco | Fortellitium plebis Montis Falconis |
Torre della Porta S. Agostino | Custodia Turris porte Sancti Augustini dicte terre |
Podesteria di Giano | Potestaria Castri Jani |
Rocca di Giano | Roccha castri predicti |
Castagnola | Castrum Castagnole |
Montecchio | Castrum et Roccha Monticuli |
Semigni | Fortellitium Semigni |
Podesteria di Gualdo Cattaneo | Castrum Gualdi Captani |
Rocca di Gualdo Cattaneo | Roccha dicti Castri Gualdi |
Cancellierato di Gualdo Cattaneo | Cancellariatus eiusdem |
Radione | Fortellitium Radioni |
Gagliole | Roccha Gaglioli |
Torre del Colle | Castrum Turris Collis |
Podesteria di Bevagna | Potestaria terre Mevanee |
Rocca di Bevagna | Roccha Mevanee |
Podesteria di Castelbuono | Potestaria Castriboni |
Podesteria di Limigiano | Potestaria Castri Limisiani |
Collemancio | Castrum et Potestaria Collis Mancii |
Rocca di Collemancio | Roccha dicti Castri Collis Mancii |
Podesteria di Bettona | Terra Bictonii Potestaria |
Cancelleria di Bettona | Cancellariatus dicte Terre Bictonii |
Bastita di Bettona | Bastita Bictonii |
Pomonte | Castrum Pomontis |
Potesteria di Trevi | Terra Trevii cum comitatu |
Cancellariato di Trevi | Cancellariatus dicte Terre |
Fabbri | Bastita Fabrorum |
Fortezza dei Molini | Fortellitium Molendinorum |
S. Donato | Turris sancti Donati |
Matigge | Turris Matigie |
Rocca del Piano di Trevi | Roccha Terre predicte |
Piediluco | Roccha et Castrum Pedisluci |
Miranda | Castrum et Roccha Mirande |
Polino | Castrum et Roccha Polini |
Rocca Accarina | Fortellitium Rocche Accharine |
Piscignano | Castrum Bonesbarre alias Pissignano |
Melace | Fortellitium Melaci |
Macerino | Castrum Macerini cum aliis locis terrarum Arnulphorum |
Podesteria di Foligno | Officium Potestarie civitas Fulginei, quod reductum fuit post guerram factam per ecclesiam etc. |
Officiali del Piano | Officialis plani dicte terre |
Vicario di Piediluco | Vicarius dicti Castri |
Officio delle Mostre | Officium mostrarum dicti Magnifici Domini |
Quella che sembrava essere una posizione di forza, si rivelò invece piuttosto fragile: il 5 giugno 1424, nella battaglia di Pescara, Braccio venne ucciso e il suo potere, politico e militare, passò al figlio quattordicenne Oddo, il quale meno di un anno dopo venne tradito e ucciso da uno dei suoi luogotenenti, Niccolò Piccinino.
Papa Martino V, che non aveva osato sfidare militarmente Braccio, non perse tempo: appena messo a conoscenza della sua morte, inviò a Foligno il condottiero Francesco Sforza alla testa di tremila cavalli, con il perentorio ordine di togliere ai Trinci tutti i beni e le terre di appartenenza; le truppe pontificie occuparono in breve Bevagna, Trevi, Montefalco e Nocera.
Francesco Manenti, scampato alla strage della sua famiglia, si unì all’esercito dello Sforza inviando contro Foligno il Capitano Melchiorre da Pettino al comando di trecento cavalieri e duecento fanti. Lo Sforza, posto l'assedio a Foligno, prese contatti con alcuni nobili residenti nella città, che avrebbero dovuto facilitargli l'ingresso, ma la congiura fu scoperta. I capi di detta congiura erano Pietro di Aldobrandino ed Armaleone di Ranaldo Brancaleoni, fuoriusciti folignati.
Corrado fu costretto a scendere a patti con lo Sforza, al quale fra l'altro promise in moglie la propria figlia, Faustina. Con il consenso del Pontefice, che concesse il perdono a Corrado e lo ripristinò come Vicario Pontificio, nominandolo anche "Condottiero di Martino V", lo Sforza tolse l'assedio a Foligno e assentì al matrimonio fra Faustina e Gianandrea Colonna, parente suo e del Papa. "Nel tripudio di sontuose nozze, dettate solo da interessi terreni riguardanti la sua famiglia, e con l’inqualificabile assoluzione che lo rendeva complice moralmente di tante atrocità, il Pontefice irrideva alle tante innocenti vittime dello scempio di Nocera". Papa Martino V lo inviò quindi alla conquista di Perugia, contro Oddo Fortebraccio, cosa che Corrado si guardò bene dal fare, continuando celatamente a favorire i nemici della Chiesa.
Nel 1428 riprese però le armi, riuscendo solamente ad aumentare il numero dei suoi nemici. L'aderenza con Francesco Sforza gli permise quindi di recuperare nuovamente il favore del Pontefice.
Le concessioni fatte non procurarono comunque al Papa la gratitudine di Corrado che, trovandosi a Roma alla morte di Martino V, che era di casa Colonna, fu uno dei primi a correre al saccheggio del palazzo dei Colonnesi.
L'ascesa al soglio pontificio di Eugenio IV, che poteva annoverare tra i suoi amici, gli permise di essere confermato nel dominio, sebbene i Folignati, stanchi della tirannia e dei soprusi di Corrado, avessero fatto istanza al Papa per esserne liberati.
Una serie di rivolte e di sottomissioni avevano sin'allora caratterizzato i rapporti tra Corrado Trinci e la Sede Apostolica, cui formalmente apparteneva l'alta sovranità su una parte dell'Umbria e nel cui nome, come Vicario, egli stesso governava Foligno, le terre di Gualdo Cattaneo e della Val Topina. L'ultima sollevazione risaliva al 1433, quando Corrado aveva ripreso le armi contro la Chiesa, per appoggiare le incursioni di Niccolò Fortebraccio[2] e di Niccolò Piccinino contro i territori umbri di dominio pontificio da un lato, e dall'altro per contrastare i progressi delle milizie di Francesco Sforza, alla fine intesosi con il papa Eugenio IV, che lo aveva creato suo vicario nella Marca e Gonfaloniere di S. Romana Chiesa.
Il 21 di agosto del 1433, "e fu di venerdì tra nona e vespro", l’Imperatore Sigismondo della Casata di Lussemburgo venne da Roma in Foligno. Nominò Cavalieri, tra gli altri, il "magnifico Messer Gulino, figliuolo dell’eccelso Signor Messer Corrado delli Trinci"; il giorno seguente fece Cavaliere nella Chiesa di San Feliciano messer Nicolò e il "magnifico et eccelso Signore, e donò a lui, e a i due suoi figliuoli cavalieri, una stola bianca per uno". "E fece Conte del Palazzo il detto Messer Corrado de’ Trinci".
Nel 1434 Montefalco si ribellò, scegliendo di assoggettarsi direttamente alla Chiesa; Corrado volò ad assediarla, in concorso con Niccolò Fortebraccio, e riuscì a occuparla.
Francesco Sforza mosse nuovamente contro il Fortebraccio, inviando il fratellastro Leone Sforza a combatterlo, ma questi fu battuto e preso prigioniero. Nell'agosto del 1435, nella piana di Colfiorito, presso Camerino, le truppe del Fortebraccio vennero annientate dall'armata di Francesco Sforza; lo stesso Fortebraccio perdette la vita combattendo, e Leone Sforza venne liberato.
Travolto dalla sconfitta dell'alleato, Corrado Trinci cambiò ancora una volta partito, scegliendo di avviare trattative in vista di un accordo con il Pontefice. Ne affidò la gestione a due persone fidate, a lui consanguinee: Francesco Elmi e Giacomo Trinci, il potente abate di Sassovivo, che nominò suoi ambasciatori e procuratori presso Eugenio IV. I negoziati procedettero rapidamente. Il 27 agosto, nel corso di una solenne cerimonia tenutasi nel palazzo Trinci a Foligno, l'Elmi e Giacomo Trinci ricevettero la procura dalle mani di Corrado. L'8 settembre, nel convento fiorentino di S. Maria Novella, presente Cosimo il Vecchio de' Medici, l'Elmi e l'Abate di Sassovivo, da un lato, ed il Cardinal Camerario Francesco Condulmer in rappresentanza del Papa, dall'altro, firmarono l'atto con cui Corrado Trinci dichiarava di sottomettersi alla Sede Apostolica, di essere pronto a prestare giuramento di fedeltà, e si impegnava a pagare i censi dovuti per il passato e per il futuro, mentre Eugenio IV, da parte sua, lo confermava suo Vicario in Foligno, a Nocera e nella Val Topina. Il documento precisava esattamente i confini dei territori sottoposti alla giurisdizione del Trinci, il cui ambito risultava tuttavia nel suo complesso ridotto rispetto al passato, specie lungo il confine perugino; stabiliva inoltre che il Trinci dovesse procedere alla restituzione delle terre e delle città che non fossero espressamente indicate nel documento; ordinava infine lo sgombero delle terre di Bevagna e di Montefalco, da lui militarmente occupate; nel 1438 però, lo stesso Papa gli riconfermava il dominio su Montefalco.
Quando però Corrado, usando severe minacce, costrinse i canonici della Cattedrale ad eleggere Vescovo di Foligno suo figlio Rinaldo, mentre dalla Curia Romana era già stato nominato e consacrato Cristoforo di Berto, rispondendo così con la solita perfidia ai favori del Papa, questi si sdegnò e deliberò la distruzione dei Trinci. Poiché venivano lese le prerogative ecclesiastiche si pensò alla spedizione del Vitelleschi per attuare la quale si attese il momento più opportuno.
L'occasione si presentò quando Spoleto si ribellò a Pirro Tomacelli, Abate di Montecassino, Rettore di Spoleto, e parente dei Trinci.
Corrado guidò un poderoso esercito contro Spoleto, per liberare l'Abate, assediato nella Rocca dell'Albornoz. Tornò a Foligno con un ricco bottino e congedò gli alleati che lo avevano coadiuvato nell'impresa. Nel contempo il Tomacelli aveva ripreso a imperversare sugli Spoletini che, inviati degli ambasciatori a Firenze dal Papa, chiesero il suo intervento.
Il Papa rispose che avrebbe prima dovuto togliere di mezzo Corrado e poi, senza fatica, si sarebbe potuto occupare dell'Abate. Per questo chiese agli Spoletini di prestare aiuto al Cardinale Vitelleschi, che avrebbe mosso contro Foligno prima, e contro il Tomacelli poi.
E così fu: il 17 luglio 1439 il Cardinale Vitelleschi si accampò nei pressi di Foligno, cominciando l'assedio che sarebbe terminato il 9 settembre. Grazie a una congiura cui partecipò anche l'Abate di Sassovivo, Giacomo Trinci, il Cardinale entrò in Foligno quasi senza combattere, e fece prigioniero Corrado insieme a due suoi figli, Ugolino e Niccolò; gli altri figli e parenti maschi vennero trucidati dalla popolazione, cosa che suscitò l'ira del Vitelleschi. Corrado e i figli vennero inviati alla Rocca di Soriano nel Cimino, dove rimasero prigionieri fino al 14 giugno del 1441, quando Eugenio IV impartì l'ordine che venissero giustiziati.
Secondo monsignor Faloci Pulignani, anche un principe così feroce aveva pure delle buone qualità, e fece un gran numero di cose per il benessere e la felicità del suo popolo. Corrado era un uomo colto, educato tra i poeti e loro amico (fu buon amico del poeta perugino Candido Buontempi); forse addirittura poeta egli stesso. Amò le arti, le lettere, le scienze, che incoraggiò e protesse. Nel 1424 fece affrescare Palazzo Trinci dall'eugubino Ottaviano Nelli, trasformando il palazzo in uno scrigno d'arte. Al modo stesso che suo fratello Nicolò aveva fatto redigere lo "Statuto del danno dato", che era una specie di codice penale di quella piccola Signoria, fece Corrado, nell'anno 1426, compilare delle leggi suntuarie, non meno utili dello Statuto, e con quelle fece pure sagge ed utili innovazioni, restauri, abbellimenti, lavori di ogni specie.
Vedi pagina dedicata: La fine della Signoria dei Trinci |
Genealogia
Genealogia di Corrado III di Ugolino III de' Trinci, IX° Signore di Foligno |
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Matrimoni e discendenza
Corrado III Trinci sposò in prime nozze Armellina d'Uguccion Urbano Casali, Signore di Cortona
Uguccione Urbano Casali. Alla morte del nipote Nicola Giovanni, spettava la signoria al pronipote Luigi Battista ancor fanciullo, che era sotto la tutela d’Ilario Grifoni di Reggio. L’ambizione di Uguccione non gli permetteva di tollerare con rassegnazione di dover essere sottommesso ad un bambino, e tanto meno di vedersi ai cenni di un privato uomo ignoto, che doveva reggere lo stato. Il tutore Grifoni fu ucciso, il suo corpo fatto in pezzi, esposto al pubblico, e saccheggiata la casa. Compito quest’atto, Cortona fu in tumulto, ma il partito d’Uguccione era forte, onde si venne a patti. Il Consiglio nel 1384, 13 settembre elesse Uguccione in signore di Cortona unitamente al nipote Francesco e al pronipote Luigi Battista. Fu però convenuto, che il governo fosse nelle mani del solo Uguccione, e che i posti de’ consiglieri, fossero coperti dagli uccisori del Grifoni, o da chi aveva contribuito a mettere in posto l’usurpatore. Nemmeno in Cortona fu molto sicuro, mentre il cugino mandò per avvelenare il parente. Trenta mila fiorini d’oro era il prezzo depositato presso gli Appiani di Pisa. Ma il medico Giojoso, che era il sicario preparato, fu scoperto e subito attanagliato. Era questo signor di Cortona gran scialacquatore. Amava il lusso, le feste e il corteggio d’uomini oziosi, che ben pagava, e che amava di vedere immersi in ogni sorte di laidezze. Sempre in bisogno di denaro, opprimeva co’ tributi. Perverso, che si toglieva d’impaccio de’ nemici suoi, facendoli ammazzare colla più fredda indifferenza, e l’uomo il più dissoluto del mondo. Quando nel 1400 comparve la pestilenza, la paura della morte, lo fece pio e contrito, e ad espiazione delle sue colpe fondò subito il monastero di Terziarie di S. Francesco in onore di S. Margherita presso la chiesa di S. Pietro a Marzano, che non fu finito, e di cui non rimangono, che i ruderi. Andò poi a Firenze, ove la pestilenza stava per spegnersi, mentre in Cortona incominciava, e fece voto di servire per un mese 30 ammalati allo spedale di S. Maria Nuova. Ma dopo 13 giorni la Provvidenza, profittò dell’intervallo, in cui il Casali sentiva i rimorsi, per chiamarlo a sè. I fiorentini , ch’erano seco stretti in accomandiggia, gli fecero solenni esequie a loro spese, e il cadavere fu poi portato a Cortona e sepolto in S. Margherita. Nel 1384 aveva sposato Tancia d’Azzo degli Ubaldini e sorella di Giovanni condottier d’armi: era donna prodiga e lussuriosa.
Pompeo Litta - Famiglie celebri d'Italia
Armellina morì di pestilenza nel 1400 in Firenze unitamente al padre, mentre era sposa, e secondo alcuni non consumato il matrimonio.
Corrado III Trinci sposò, in seconde nozze, Costanza detta Tanza (o Tancia) di Niccolò (o Nicola) Orsini, Conte di Monuppello[3].
Niccolò Orsini. Il titolo di Conte era in comune con i fratelli; egli era anche Signore di Rocca di Vandro in Terra di Lavoro (oggi Rocca d'Evandro, in provincia di Caserta). Fu consigliere di Giovanna II Regina di Napoli, che nel 1417 lo nominò tra condottieri d'armi, che dovevano accompagnare lo Sforza a Roma, e liberarvi il Cardinal Isolani, vicario del Concilio di Costanza, che si trovava assediato in Castel Sant'Angelo da Braccio di Montone. Dopo la morte di Giovanna (1435), durante il breve regno di Renato D'Angiò, Papa Eugenio IV confermò a Niccolò e ai suoi fratelli i privilegi ricevuti dai Re di Sicilia, nonchè tutte le Signorie che possedeva nel Regno di Napoli. Pervenuto dopo tante guerre il Regno di Napoli nelle mani di Alfonso d'Aragona, Niccolò fu uno dei sei Baroni della famiglia Orsini che intervennero al parlamento generale del Regno, celebrato in Napoli nell'anno 1443. Sua moglie era Maria di Jacopo Marzano Duca di Sessa, alle sue quarte nozze. Ella fu moglie di Lodovico d'Angiò, poi di Niccolò da Celano, quindi di Muzio Attendolo, detto "lo Sforza", padre di Francesco, Duca di Milano. Oltre Costanza, la coppia ebbe altri due figli, Giovanni e Sansone.
Pompeo Litta - Famiglie celebri d'Italia
Dopo aver generato nove figli, Costanza si divise dal marito, per non meglio precisati dissapori, nell' agosto del 1436. Morì a Roma nel 1450.
Rinaldo
Priore di San Magno e Canonico della Cattedrale di San Feliciano nel 1398; Priore della medesima nel 1400. Nel 1430 fu eletto Priore di San Salvatore e nel 1437 di San Giovanni Profiamma. Nello stesso anno suo padre lo fece eleggere a forza dal clero locale Vescovo di Foligno. Eugenio IV, che aveva invece eletto Cristoforo Boscari, monaco di Sassovivo, non lo volle mai riconoscere[4]. Rinaldo rimase comunque al governo della diocesi fino alla disfatta della sua famiglia, nel 1439, quando riparò a Ferrara. Si trasferì poi a Milano, presso casa Sforza, dove morì, presumibilmente, nel 1452.
Agnese
Sposata con Liberio Bonarelli di Ancona.
Faustina
Sposata nel 1415 con Gian Andrea Colonna, pronipote di Martino V.
Marsobilia
Vedi pagina dedicata: Marsobilia Trinci |
⇘ Carlo Oliva
⇘ Brancaleone Oliva
Ugone
Militò nelle bande di Niccolò Fortebraccio. Venne ucciso a furor di popolo nel 1439, quando il Vitelleschi entrò in Foligno. Nel 1429 aveva sposato Orsolina di Gentil Pandolfo Varano, Signore di Camerino.
⇘ Francesca
Sposata nel 1448 con il Marchese Tommaso Malaspina. Morì nel 1474.
⇘ Costanza
Sposata nel 1449 con il Conte Teobaldo Visconti.
Cesare
Fatto prigioniero dal Cardinale Vitelleschi nel 1439 a Nocera, dov'era Castellano in nome del padre. Tradotto in Foligno, si crede che venne trucidato dal popolo.
Ugolino
Fu fatto Cavaliere dell'Ordine Dragonico dall'Imperatore Sigismondo nel 1433, quando passò a Foligno, diretto a Roma per esservi incoronato. Fatto prigioniero dal Vitelleschi nel 1439, fu strangolato col padre nel 1441, nella Rocca di Soriano. Aveva contratto matrimonio con Ippolita di Malatesta Baglioni, Signore di Spello.
Niccolò
Fu fatto Cavaliere dell'Ordine Dragonico dall'Imperatore Sigismondo nel 1433, unitamente al padre e al fratello Ugolino. Fatto prigioniero dal Vitelleschi nel 1439, fu strangolato col padre e il fratello nel 1441, nella Rocca di Soriano.
Francesco
Ucciso nel 1439 durante la presa di Foligno. Sposato con Giovanna di Luca Monaldeschi, della Cervara d'Orvieto.
⇘ Iafet
Il Dorio ipotizzò l'esistenza di un figlio, salvato dalla distruzione della famiglia da una nutrice che l'avrebbe nascosto in una mangiatoia. Da lui sarebbe derivato un ramo dei Trinci che visse in condizioni di povertà.
Nota del Webmaster:
Le principali difficoltà incontrate nel ricostruire la storia e i legami familiari dei Trinci sono state soprattutto la divergenza delle diverse fonti (il medesimo avvenimento raccontato in maniera diversa, a volte opposta, o con date lontane tra loro), e la totale assenza di date certe a cui fare riferimento, specialmente per quanto riguarda la nascita dei personaggi di cui ci siamo occupati. Purtroppo (dal punto di vista storico), quando cade una tirannia, i successori fanno di tutto per cancellare ogni memoria di coloro che li hanno preceduti; succede ancora ai giorni nostri. Dei Trinci sappiamo quando sono morti, ma non quando sono nati, e dunque che età avessero al momento delle vicende che abbiamo descritto. In linea di massima, a quei tempi, gli uomini delle nobili casate si sposavano una volta raggiunta una posizione di prestigio, quindi non prima dei venticinque-trent'anni; le donne invece, per ragioni di politica matrimoniale, potevano sposarsi anche giovanissime, ma raramente sotto ai sedici anni. I Trinci fecero più volte eccezione anche in questo, combinando matrimoni tra adolescenti o anche più giovani. Ampliando la ricerca alle famiglie delle consorti ci si può fare un'idea approssimativa ma, nel caso di Corrado III Trinci, appare un'impresa particolarmente ardua.
Riportiamo qui le varie fonti discordanti, così come le abbiamo trovate:
- "Il detto Corrado, l'anno 1396, essendo di poca età, fu dal padre promesso per sposo ad Armellina, figlia di Uguccione Urbano Casali, signore di Cortona." La fonte (Angelo Angelucci - Spigolature Militari) ipotizza quindi che Corrado III fosse nato intorno al 1380.
- Armellina morì il 16 ottobre 1440 a Firenze, contemporaneamente al padre, probabilmente di peste (fonte: Treccani), senza aver generato figli (tutte le fonti concordano).
- Corrado sposò in seconde nozze Tanza Orsini che gli diede nove figli (anche qui, tutte le fonti concordano), tra cui Rinaldo, che presumiamo essere il primogenito.
- Rinaldo, figlio di Corrado III e Tanza Orsini, "Nel 1398 fu creato Canonico e Priore della Chiesa Collegiata di San Magno, e nel 1400 fu fatto Priore del Duomo. [...] Il 7 marzo 1402, d'accordo con i suoi Canonici, deliberò di stornare un fondo della Chiesa per provvederla di questa campana maggiore [...]" (fonte: I Priori della Cattedrale di Foligno - Michele Faloci Pulignani)
- In "Lo sapevate che" di Sergio Giustozzi, si trova che Rinaldo venne fatto Priore, nel 1398, contemporaneamente al suo battesimo. Cosa che, a quei tempi e con quei personaggi, riteniamo possibile, ma che contrasta con qualsiasi capacità decisionale a soli quattro anni di distanza.
Volendo azzardare delle ipotesi, si dovrebbero innanzitutto retrodatare di almeno quindici-vent'anni diversi avvenimenti, tra cui la nascita dello stesso Corrado. Ad esempio (questa che viene proposta è un'ipotesi del tutto personale e non avallata da alcuna fonte storica):
Innanzitutto non si comprende perché Armellina, moglie di Corrado III debba aver accompagnato il padre a Firenze, dove entrambi trovarono poi la morte. Anticipando la data di nascita di Corrado al 1360-1365, ipotizzando che egli abbia ripudiato la prima moglie perché incapace di fare figli e che abbia poi generato Rinaldo, con la seconda moglie, intorno al 1380-1385, ecco che gli eventi che seguono trovano un senso più accettabile. Ma probabilmente non lo sapremo mai.
N.B.: Le immagini a corredo di queste pagine hanno uno scopo puramente illustrativo. Non sono in alcun modo collegate con l'iconografia, reale o presunta, dei fatti e dei personaggi a cui sono accostate.
Note
- ↑ Un imprevisto impegno gli aveva impedito di partecipare alla caccia, e quindi di cadere nella trappola ordita dal Castellano Pietro da Rasiglia. Diversi storici hanno speculato sull'effettiva "casualità" dell'assenza di Corrado, qualcuno chiamandolo apertamente "fratricida".
- ↑ Niccolò fu il figlio di un certo Jacopo, speziale di Sant'Angelo in Vado, e di Stella Fortebraccio, sorella del condottiero Braccio da Montone, dalla quale prese il cognome.
- ↑ Ramificazione della famiglia Orsini di Roma: sin dai tempi più antichi gli Orsini si sono divisi in numerosi rami di cui solo alcuni, e precisamente quelli dal sec. XIII in poi, sono storicamente certi. Giangaetano di Orso Orsini di Roma generò, tra gli altri, Matteo Rosso, che fu Senatore di Roma nel 1241, e Napoleone. Da questo Napoleone discendono i Conti di Monuppello nel Regno di Napoli (Oggi Manoppello, in provincia di Pescara). I Conti di Nola, Soana e Pitigliano, discendono invece da Gentile, figlio di Matteo Rosso. Gli altri figli di Matteo Rosso, Rinaldo e Napoleone, furono rispettivamente i capostipite dei rami di Monterotondo e di Bracciano.
- ↑ Nella cronotassi dei Vescovi di Foligno, Rinaldo Trinci è indicato come "intruso".
Bibliografia
Archeo Foligno n° 2 - Marzo-Aprile 2007
Biografie dei Capitani Venturieri dell'Umbria - Ariodante Fabbretti - Montepulciano - 1843 - Tip. Angiolo Fumi
Bollettino della Pro Foligno - Anno 11º numero 2, Febbraio 2011
Compendio della Storia di Fuligno - Giuseppe Bragazzi - Foligno - 1858 - Tipografia Tomassini
Del Palazzo Trinci in Foligno - Don Michele Faloci Pulignani
Di Corrado Trinci, tiranno e mecenate umbro del quattrocento – Medardo Morici – Bollettino della Regia deputazione di Storia Patria per l’Umbria – Volume XI – Unione Tipografica Cooperativa – Perugia - 1905
Fragmenta Fulginatis Historiae - Don Michele Faloci Pulignani
Frammenti degli Annali di Spoleto dal 1305 al 1424 - Parruccio Zampolini
Gli affreschi del Palazzo Trinci a Foligno - Mario Salmi
I Gabrielli da Gubbio e i Trinci da Foligno nella storia della Repubblica Fiorentina - G. degli Azzi
I Priori della Cattedrale di Foligno – Don Michele Faloci Pulignani – Bollettino della Regia deputazione di Storia Patria per l’Umbria – Volume XX – Unione Tipografica Cooperativa – Perugia - 1914
Il Vicariato dei Trinci - Don Michele Faloci Pulignani
Istoria della Famiglia Trinci - Durante Dorio - Foligno - 1638 - Agostino Alteri
La Gazzetta di Foligno - 1988/89 - articoli di Federica Ferretti
La cronaca del Trecento italiano - Carlo Ciucciovino
Le arti e le lettere alla Corte dei Trinci - Don Michele Faloci Pulignani
Le concessioni del Cardinale Giovanni Vitelleschi al Comune di Foligno - Don Michele Faloci Pulignani
Novella cinquantesima quinta - Novelle - Matteo Bandello - Firenze - 1832 - Tipografia Borghi e compagni
Prima edizione a stampa della Divina Commedia – Studi II - Piero Lai
Storia del Comune di Spoleto dal Secolo XII al XVII – Achille Sansi – Stabilimento di P. Sgariglia – Foligno - 1879
Una contrastata impresa di Giacomo Trinci abate di Sassovivo (1412-1440) - Mario Sensi
Vita del Beato Paolo, detto Paoluccio, de' Trinci da Fuligno - – Lodovico Jacobilli - 1627 – Agostino Alteri – Foligno
Vite de’ Santi e Beati di Foligno – Lodovico Jacobilli – Agostino Alteri – Foligno - 1628
Wikipedia per le note e le varie voci.
Pro Trevi – Famiglia Manenti
Santi e Beati
Enciclopedia Treccani Online
WikiDeep
http://www.beatangelinadimarsciano.it/Paoluccio.htm
https://www.santosepolcrofolignoonlus.it/
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