Ugolino I Trinci: differenze tra le versioni

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L’11 luglio 1326 morì il vescovo di Foligno, Bartolomino. Il giorno seguente, con eccezionale prontezza, il Capitolo della Cattedrale elesse all’episcopato cittadino un giovane uomo di appena 27 anni: Paolo di Nallo Trinci, il quale era un semplice Canonico. Il Pontefice, con disposizione del 12 agosto, confermò la scelta del Capitolo; la rapidità della reazione della Curia testimonia il favore di cui i Trinci godevano ad Avignone.<br>
L’11 luglio 1326 morì il vescovo di Foligno, Bartolomino. Il giorno seguente, con eccezionale prontezza, il Capitolo della Cattedrale elesse all’episcopato cittadino un giovane uomo di appena 27 anni: Paolo di Nallo Trinci, il quale era un semplice Canonico. Il Pontefice, con disposizione del 12 agosto, confermò la scelta del Capitolo; la rapidità della reazione della Curia testimonia il favore di cui i Trinci godevano ad Avignone.<br>
Ludovico il Bavaro era stato nominato Imperatore a Roma nel 1328 e la parte ghibellina era tutta al suo seguito, capeggiata da Castruccio Castracani. Le città guelfe dell'Umbria, con a capo Perugia, si preparavano a fronteggiare ogni eventuale pericolo specie quando l'Imperatore inviò da Todi, suo quartier generale, un esercito a Spoleto con l'intento di occuparla. Le truppe guelfe, comandate da Ugolino, sconfissero l'esercito imperiale che per rappresaglia tentò di prendere Foligno; ma anche tale azione non sorti l'esito sperato per l'eroica resistenza opposta dal Trinci. I Ghibellini per rappresaglia si diedero a devastare il territorio nell'area di due miglia intorno alla città. Della confusione del momento approfittò Assisi, che riuscì a liberarsi dall'oppressione perugina e affidò la propria protezione ai Trinci i quali occuparono la città e la Rocca che tennero fino a quando, passata la bufera ghibellina con la morte di Castruccio Castracani, avvenuta a Lucca nel 1328, e l'uscita del Bavaro dall'Italia, non credettero meglio obbedire al Papa Giovanni XXII, che con la sua Bolla intimava loro di lasciare la città (1330).<br>
Ludovico il Bavaro era stato nominato Imperatore a Roma nel 1328 e la parte ghibellina era tutta al suo seguito, capeggiata da Castruccio Castracani. Le città guelfe dell'Umbria, con a capo Perugia, si preparavano a fronteggiare ogni eventuale pericolo specie quando l'Imperatore inviò da Todi, suo quartier generale, un esercito a Spoleto con l'intento di occuparla. Le truppe guelfe, comandate da Ugolino, sconfissero l'esercito imperiale che per rappresaglia tentò di prendere Foligno; ma anche tale azione non sorti l'esito sperato per l'eroica resistenza opposta dal Trinci. I Ghibellini per rappresaglia si diedero a devastare il territorio nell'area di due miglia intorno alla città. Della confusione del momento approfittò Assisi, che riuscì a liberarsi dall'oppressione perugina e affidò la propria protezione ai Trinci i quali occuparono la città e la Rocca che tennero fino a quando, passata la bufera ghibellina con la morte di Castruccio Castracani, avvenuta a Lucca nel 1328, e l'uscita del Bavaro dall'Italia, non credettero meglio obbedire al Papa Giovanni XXII, che con la sua Bolla intimava loro di lasciare la città (1330).<br>
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Ugolino e Corrado si impadronirono poi di Bevagna e Montefalco, commettendo orribili delitti. Corrado Trinci riuscì a farsi nominare Capitano di Giustizia e Gonfaloniere di Bevagna, carica che amministrò tramite un suo Vicario. Il 16 novembre 1331, Giovanni XXII scrisse a Ugolino Trinci, esortandolo a tornare alla lodevole consuetudine di fedeltà alla Chiesa, dimostrata in molte occasioni in mezzo a tante avversità, e ora sconfessata da azioni di rapina ai danni di mercanti in transito nel Ducato. Qualche giorno dopo, il papa scrisse al rettore del Patrimonio lamentandosi del fatto che i Trinci avessero cercato di formare una lega con Gubbio e altri comuni umbri, a danno della Chiesa. I Trinci avevano assaltato la curia ducale a Montefalco e Serra Rotandola. Giovanni XXII sollecitò quindi Perugia ad intervenire, per aiutare il Rettore del Ducato nella sua missione di punizione contro Corrado, il quale aveva devastato il territorio di Bevagna: “''nefenda horrendorum excessum scelera!''” si legge nella Bolla Papale. Nel 1333 i Trinci erano nuovamente tornati obbedienti alla Chiesa. Il 16 novembre il Pontefice Giovanni XXII ringraziò il comune di Perugia di quanto fatto per ricondurre all’obbedienza i signori di Foligno, Ugolino Trinci e suo nipote Corrado, a lungo ribelli della Chiesa. Già il 20 aprile di questo anno, il papa raccomandò al Rettore del Ducato "''il diletto figlio Ugolino Trinci''", il quale, evidentemente, si era già ravveduto e sottomesso.<br>
Ugolino e Corrado si impadronirono poi di Bevagna e Montefalco, commettendo orribili delitti. Corrado Trinci riuscì a farsi nominare Capitano di Giustizia e Gonfaloniere di Bevagna, carica che amministrò tramite un suo Vicario. Il 16 novembre 1331, Giovanni XXII scrisse a Ugolino Trinci, esortandolo a tornare alla lodevole consuetudine di fedeltà alla Chiesa, dimostrata in molte occasioni in mezzo a tante avversità, e ora sconfessata da azioni di rapina ai danni di mercanti in transito nel Ducato. Qualche giorno dopo, il papa scrisse al rettore del Patrimonio lamentandosi del fatto che i Trinci avessero cercato di formare una lega con Gubbio e altri comuni umbri, a danno della Chiesa. I Trinci avevano assaltato la curia ducale a Montefalco e Serra Rotandola. Giovanni XXII sollecitò quindi Perugia ad intervenire, per aiutare il Rettore del Ducato nella sua missione di punizione contro Corrado, il quale aveva devastato il territorio di Bevagna: “''nefenda horrendorum excessum scelera!''” si legge nella Bolla Papale. Nel 1333 i Trinci erano nuovamente tornati obbedienti alla Chiesa. Il 16 novembre il Pontefice Giovanni XXII ringraziò il comune di Perugia di quanto fatto per ricondurre all’obbedienza i signori di Foligno, Ugolino Trinci e suo nipote Corrado, a lungo ribelli della Chiesa. Già il 20 aprile di questo anno, il papa raccomandò al Rettore del Ducato "''il diletto figlio Ugolino Trinci''", il quale, evidentemente, si era già ravveduto e sottomesso.<br>
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Benedetto XII, succeduto a Giovanni XXII, non punì i Trinci delle atrocità commesse; si trattava infine di avere servita la Chiesa nel mantenerle fedele una città, ma ordinò di restituire Bevagna alla Santa Sede. I due Trinci non obbedirono e il Papa incaricò Bertrando d’Ebrun dell’arbitrato tra i Trinci, colpevoli di aver commesso "''rebellionem, rumorem, concitationem et alios enormes excessos''" contro la Chiesa, e il Rettore del Patrimonio; il tutto però si risolse con un riconoscimento formale dell'autorità Pontificia da parte dei Trinci che così facendo mantennero il possesso della città.<br>
Benedetto XII, succeduto a Giovanni XXII, non punì i Trinci delle atrocità commesse; si trattava infine di avere servita la Chiesa nel mantenerle fedele una città, ma ordinò di restituire Bevagna alla Santa Sede. I due Trinci non obbedirono e il Papa incaricò Bertrando d’Ebrun dell’arbitrato tra i Trinci, colpevoli di aver commesso "''rebellionem, rumorem, concitationem et alios enormes excessos''" contro la Chiesa, e il Rettore del Patrimonio; il tutto però si risolse con un riconoscimento formale dell'autorità Pontificia da parte dei Trinci che così facendo mantennero il possesso della città.<br>
Come dice Giovanni Lazzaroni: "''in questo periodo nello Stato della Chiesa regna la più completa anarchia: i comuni si governano liberamente e i signori, quando non sono ribelli alla Chiesa, si limitano ad un riconoscimento formale dell’autorità del papa, il quale, in quelle circostanze non può fare altro che accettare la situazione di fatto, preferendo alla ribellione aperta l’ossequio formale''".<br>
Come dice Giovanni Lazzaroni: "''in questo periodo nello Stato della Chiesa regna la più completa anarchia: i comuni si governano liberamente e i signori, quando non sono ribelli alla Chiesa, si limitano ad un riconoscimento formale dell’autorità del papa, il quale, in quelle circostanze non può fare altro che accettare la situazione di fatto, preferendo alla ribellione aperta l’ossequio formale''".<br>

Versione delle 09:12, 24 ott 2021

Ugolino I Trinci (... – 1338) fu il secondo Signore di Foligno appartenente alla famiglia Trinci. A Foligno fu protettore della parte guelfa, Gonfaloniere di Giustizia e Capitano del Popolo dal 1321, Giudice dal 1329, Podestà dal 1334. Conquistò anche Bevagna, sempre nel 1334. Sposato con Risabella Caetani, morì nel 1338 lasciando una figlia, Maddalena.

Stato
Titoli
Capitano del Popolo Gonfaloniere di Giustizia
Predecessore Successore
Nallo II de' Trinci Corrado I de' Trinci
Inizio Signoria Fine Signoria
1321 1338
Ascendenza
Trincia di Corrado de' Trinci Caterina Ranieri di Perugia
Consorte
Risabella Caetani di Roma
Discendenza
Maddalena

Biografia e Note Storiche

Ugolino, uomo di virtù militari più che politiche, successe al fratello Nallo, assumendone titoli e prerogative di prammatica, e restando fedele seguace della sua politica e dell'amicizia verso Perugia, per consolidare la quale non solo volle che Corrado, suo nipote e successore, sposasse Agnese di Baglione Baglioni, ma promulgò una legge che puniva i perturbatori dell'"amorem inter perusinos et fulginates". Nell'anno stesso in cui Ugolino assunse il potere, i Perugini lo nominarono loro Capitano Generale e, retribuendolo generosamente, gli diedero il compito di muovere guerra ai nemici di Perugia. Alla testa di un grosso esercito, composto da Folignati e Perugini, Ugolino riportò sotto il dominio di Perugia e all’obbedienza alla Chiesa, la città di Assisi (1321) e i territori di Spoleto (1322). Le truppe perugine, appena entrate in Assisi (forse la parte maggiore di colpa è però da attribuirsi ai fuoriusciti guelfi), senza alcuna ragione si diedero a uno spietato saccheggio, uccidendo più di cento persone che si lamentavano di tali ingiustificate prepotenze. Ugolino si interpose tra le due città ottenendo un accordo tra le due parti che, in un Consiglio Generale tenuto a Perugia, promisero di considerarsi cittadini di una stessa città. Ebbe così fine la guerra tra Perugia ed Assisi che perdurava dal 1319.
L’11 luglio 1326 morì il vescovo di Foligno, Bartolomino. Il giorno seguente, con eccezionale prontezza, il Capitolo della Cattedrale elesse all’episcopato cittadino un giovane uomo di appena 27 anni: Paolo di Nallo Trinci, il quale era un semplice Canonico. Il Pontefice, con disposizione del 12 agosto, confermò la scelta del Capitolo; la rapidità della reazione della Curia testimonia il favore di cui i Trinci godevano ad Avignone.
Ludovico il Bavaro era stato nominato Imperatore a Roma nel 1328 e la parte ghibellina era tutta al suo seguito, capeggiata da Castruccio Castracani. Le città guelfe dell'Umbria, con a capo Perugia, si preparavano a fronteggiare ogni eventuale pericolo specie quando l'Imperatore inviò da Todi, suo quartier generale, un esercito a Spoleto con l'intento di occuparla. Le truppe guelfe, comandate da Ugolino, sconfissero l'esercito imperiale che per rappresaglia tentò di prendere Foligno; ma anche tale azione non sorti l'esito sperato per l'eroica resistenza opposta dal Trinci. I Ghibellini per rappresaglia si diedero a devastare il territorio nell'area di due miglia intorno alla città. Della confusione del momento approfittò Assisi, che riuscì a liberarsi dall'oppressione perugina e affidò la propria protezione ai Trinci i quali occuparono la città e la Rocca che tennero fino a quando, passata la bufera ghibellina con la morte di Castruccio Castracani, avvenuta a Lucca nel 1328, e l'uscita del Bavaro dall'Italia, non credettero meglio obbedire al Papa Giovanni XXII, che con la sua Bolla intimava loro di lasciare la città (1330).

Ugolino e Corrado si impadronirono poi di Bevagna e Montefalco, commettendo orribili delitti. Corrado Trinci riuscì a farsi nominare Capitano di Giustizia e Gonfaloniere di Bevagna, carica che amministrò tramite un suo Vicario. Il 16 novembre 1331, Giovanni XXII scrisse a Ugolino Trinci, esortandolo a tornare alla lodevole consuetudine di fedeltà alla Chiesa, dimostrata in molte occasioni in mezzo a tante avversità, e ora sconfessata da azioni di rapina ai danni di mercanti in transito nel Ducato. Qualche giorno dopo, il papa scrisse al rettore del Patrimonio lamentandosi del fatto che i Trinci avessero cercato di formare una lega con Gubbio e altri comuni umbri, a danno della Chiesa. I Trinci avevano assaltato la curia ducale a Montefalco e Serra Rotandola. Giovanni XXII sollecitò quindi Perugia ad intervenire, per aiutare il Rettore del Ducato nella sua missione di punizione contro Corrado, il quale aveva devastato il territorio di Bevagna: “nefenda horrendorum excessum scelera!” si legge nella Bolla Papale. Nel 1333 i Trinci erano nuovamente tornati obbedienti alla Chiesa. Il 16 novembre il Pontefice Giovanni XXII ringraziò il comune di Perugia di quanto fatto per ricondurre all’obbedienza i signori di Foligno, Ugolino Trinci e suo nipote Corrado, a lungo ribelli della Chiesa. Già il 20 aprile di questo anno, il papa raccomandò al Rettore del Ducato "il diletto figlio Ugolino Trinci", il quale, evidentemente, si era già ravveduto e sottomesso.

Benedetto XII, succeduto a Giovanni XXII, non punì i Trinci delle atrocità commesse; si trattava infine di avere servita la Chiesa nel mantenerle fedele una città, ma ordinò di restituire Bevagna alla Santa Sede. I due Trinci non obbedirono e il Papa incaricò Bertrando d’Ebrun dell’arbitrato tra i Trinci, colpevoli di aver commesso "rebellionem, rumorem, concitationem et alios enormes excessos" contro la Chiesa, e il Rettore del Patrimonio; il tutto però si risolse con un riconoscimento formale dell'autorità Pontificia da parte dei Trinci che così facendo mantennero il possesso della città.
Come dice Giovanni Lazzaroni: "in questo periodo nello Stato della Chiesa regna la più completa anarchia: i comuni si governano liberamente e i signori, quando non sono ribelli alla Chiesa, si limitano ad un riconoscimento formale dell’autorità del papa, il quale, in quelle circostanze non può fare altro che accettare la situazione di fatto, preferendo alla ribellione aperta l’ossequio formale".
Ugolino mori nel 1338 dopo aver generato un’unica figlia femmina, Maddalena; a lui successe il nipote Corrado che assunse, come di prammatica, i titoli e le prerogative del suo predecessore: Gonfaloniere di Giustizia e Capitano di Parte Guelfa.
Sotto la sua Signoria il potere dei Trinci si estese oltre il Ducato di Spoleto. Sua moglie, Risabella Caetani[1], stretta parente di Papa Bonifacio VIII, nel 1320 edificò la Cappella di San Nicolò Vescovo, nella Chiesa di San Francesco. Nel 1321 Papa Giovanni XXII, con sua istanza datata 30 Luglio, concesse in perpetuo quaranta giorni d’indulgenza alle persone “contrite e confessate” che l’avrebbero visitata nelle festività della Beata Vergine e di San Nicolò. Risabella sopravvisse al marito fino al 1357.

Genealogia

Genealogia di Ugolino I di Trincia de' Trinci, II° Signore di Foligno


Matrimonio e discendenza

Dall'unione con Risabella Caetani nacque un'unica figlia.

Maddalena

Sposata con Farulfo di Montemarte, conte di Titignano.


N.B.: Le immagini a corredo di queste pagine hanno uno scopo puramente illustrativo. Non sono in alcun modo collegate con l'iconografia, reale o presunta, dei fatti e dei personaggi a cui sono accostate.


Note

  1. Caetani, o Gaetani o Cajetani, era un'antica famiglia nobiliare originaria della città di Gaeta (Caieta) che svolse un ruolo importante nel Ducato di Gaeta, nella Repubblica di Pisa, a Roma, nello Stato Pontificio e nel Regno delle Due Sicilie. Papa Bonifacio VIII fu discendente di un ramo della famiglia Caetani, che poté acquisire ulteriori ricchezze e grandi latifondi sfruttando la sua carica pontificia.

Bibliografia

Archeo Foligno n° 2 - Marzo-Aprile 2007
Biografie dei Capitani Venturieri dell'Umbria - Ariodante Fabbretti - Montepulciano - 1843 - Tip. Angiolo Fumi
Bollettino della Pro Foligno - Anno 11º numero 2, Febbraio 2011
Compendio della Storia di Fuligno - Giuseppe Bragazzi - Foligno - 1858 - Tipografia Tomassini
Del Palazzo Trinci in Foligno - Don Michele Faloci Pulignani
Di Corrado Trinci, tiranno e mecenate umbro del quattrocento – Medardo Morici – Bollettino della Regia deputazione di Storia Patria per l’Umbria – Volume XI – Unione Tipografica Cooperativa – Perugia - 1905
Fragmenta Fulginatis Historiae - Don Michele Faloci Pulignani
Frammenti degli Annali di Spoleto dal 1305 al 1424 - Parruccio Zampolini
Gli affreschi del Palazzo Trinci a Foligno - Mario Salmi
I Gabrielli da Gubbio e i Trinci da Foligno nella storia della Repubblica Fiorentina - G. degli Azzi
I Priori della Cattedrale di Foligno – Don Michele Faloci Pulignani – Bollettino della Regia deputazione di Storia Patria per l’Umbria – Volume XX – Unione Tipografica Cooperativa – Perugia - 1914
Il Vicariato dei Trinci - Don Michele Faloci Pulignani
Istoria della Famiglia Trinci - Durante Dorio - Foligno - 1638 - Agostino Alteri
La Gazzetta di Foligno - 1988/89 - articoli di Federica Ferretti
La cronaca del Trecento italiano - Carlo Ciucciovino
Le arti e le lettere alla Corte dei Trinci - Don Michele Faloci Pulignani
Le concessioni del Cardinale Giovanni Vitelleschi al Comune di Foligno - Don Michele Faloci Pulignani
Novella cinquantesima quinta - Novelle - Matteo Bandello - Firenze - 1832 - Tipografia Borghi e compagni
Prima edizione a stampa della Divina Commedia – Studi II - Piero Lai
Storia del Comune di Spoleto dal Secolo XII al XVII – Achille Sansi – Stabilimento di P. Sgariglia – Foligno - 1879
Una contrastata impresa di Giacomo Trinci abate di Sassovivo (1412-1440) - Mario Sensi
Vita del Beato Paolo, detto Paoluccio, de' Trinci da Fuligno - – Lodovico Jacobilli - 1627 – Agostino Alteri – Foligno
Vite de’ Santi e Beati di Foligno – Lodovico Jacobilli – Agostino Alteri – Foligno - 1628
Wikipedia per le note e le varie voci.
Pro Trevi – Famiglia Manenti
Santi e Beati
Enciclopedia Treccani Online
WikiDeep
http://www.beatangelinadimarsciano.it/Paoluccio.htm
https://www.santosepolcrofolignoonlus.it/

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